martedì 26 marzo 2024
La conferenza regionale, alla luce della Dottrina sociale, richiama alla sussidiarietàe invita le comunità ecclesiali a non restare indifferenti
La Conferenza episcopale calabra

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Autonomia differenziata? No, grazie. I vescovi calabresi ribadiscono e argomentano la loro contrarietà al disegno di legge di Calderoli che dopo l’ok del Senato è passato alla Camera (e nel giorno in cui il ddl riceve di fatto una “promozione”, invece, dal Consiglio d’Europa nelle raccomandazioni per l’Italia, innescando la reazione soddisfatta del ministro leghista che parla di «risultato positivo»).

La Conferenza episcopale regionale ha diramato il documento “La dis-unità nazionale e le preoccupazioni delle Chiese di Calabria: Spunti di riflessione”, nel quale esprime profonde preoccupazioni, evidenziando che, se portato a compimento, l’attuale progetto «darà forma istituzionale agli egoismi territoriali della parte più ricca del Paese, amplificando e cristallizzando i divari territoriali già esistenti, con gravissimo danno per le persone più vulnerabili e indifese».

In apertura i presuli sottolineano di avere approfondito il ddl «alla luce della Dottrina sociale della Chiesa e dei precedenti pronunciamenti della Conferenza Episcopale Italiana». Richiamano i tre documenti dei Vescovi italiani sul Mezzogiorno, pubblicati nel 1948 (I problemi del Mezzogiorno, Lettera collettiva dell’Episcopato meridionale), nel 1989 (Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno) e nel 2010 (Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno).

La nota congiunta arriva dopo le prese di posizione singole di vari presuli. Sabato l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, Giovanni Checchinato, era in piazza assieme a sindaci, sindacati e molti altri proprio per dire no all’Autonomia differenziata: «La Chiesa è per la solidarietà e la sussidiarietà», aveva sottolineato. «Se verrà realizzato così come configurato dal disegno Calderoli, determinerà di fatto “la secessione dei ricchi”. Ovvero, si darà forma istituzionale definitiva alle disuguaglianze territoriali - tra Nord e Sud, tra centri e aree interne - che solcano e condizionano la vita sociale nel nostro Paese», aveva invece stigmatizzato il vescovo di Cassano all’Jonio e vice presidente della Cei per il Sud Francesco Savino.

I vescovi di Calabria non si limitano alla critica. A loro parere «la strada da percorrere passa dal riconoscimento delle differenze e dalla valorizzazione di ogni realtà particolare, soprattutto delle aree più periferiche e/o interne». Citando papa Francesco, ricordano che «il principio di sussidiarietà “ha un doppio dinamismo: dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto”. Questo principio è visto come una via per “dare speranza in un futuro più sano e giusto; e questo futuro lo costruiamo insieme, aspirando alle cose più grandi, ampliando i nostri orizzonti. O insieme o non funziona. O lavoriamo insieme per uscire dalla crisi, a tutti i livelli della società, o non ne usciremo mai”». Richiamano inoltre l’introduzione del cardinale Matteo Zuppi al recente consiglio permanente della Cei, quando ha manifestato preoccupazione per «la tenuta del sistema Paese, in particolare di quelle aree che ormai da tempo fanno i conti con la crisi economica e sociale, lo spopolamento e la carenza di servizi».

I vescovi calabresi invitano le comunità ecclesiali a non restare indifferenti, incoraggiando l’organizzazione di occasioni di approfondimento e discussione.

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