giovedì 17 marzo 2022
Per i profughi ucraini oggi in Consiglio dei ministri lo schema di decreto legge. Oltre 47mila gli arrivi, a ciascuna Regione andrà mezzo milione. Si allarga la rete del sistema Sai
Un te caldo, focaccia genovese, piatti di pasta, per i profughi che arrivano presso la chiesa di Santo Stefano a Genova, diventata centro di arrivo e di passaggio per i rifugiati provenienti dall'Ucraina

Un te caldo, focaccia genovese, piatti di pasta, per i profughi che arrivano presso la chiesa di Santo Stefano a Genova, diventata centro di arrivo e di passaggio per i rifugiati provenienti dall'Ucraina - Ansa

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È atteso oggi in Consiglio dei ministri lo schema di decreto legge con le prime misure relative alla gestione della macchina dell’accoglienza. Al momento sono 47.153 i profughi ucraini arrivati in Italia: 24.032 donne, 4.052 uomini e 19.069 minori. «La maggior parte si sistemano da soli», presso parenti o conoscenti (soprattutto nelle aree di Milano, Roma, Bologna, Napoli e Firenze), conferma il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, «e solo 2.500 sono accolti nei sistemi strutturati».

In Europa gli sfollati sono ormai oltre tre milioni. E in Italia, dove risiede una comunità stanziale di 236mila ucraini, a fine marzo si potrebbe toccare quota 80mila.

Uno scenario che sta convincendo il governo a valutare l’inserimento nel provvedimento di incentivi economici per le famiglie che accoglieranno profughi o, in alternativa, un «contributo di autonoma sistemazione» ai rifugiati: uno stanziamento mensile (nel 2016 per il sisma furono accordati 900 euro a nucleo familiare) che consenta di trovare autonomamente un alloggio e soddisfare le minime esigenze quotidiane. Una soluzione da studiare bene, per evitare distorsioni: «Dobbiamo evitare di mettere in piedi meccanismi che nascono positivamente – considera Curcio –, ma che, se usati in modo spregiudicato, possono causare qualche problema».

Un commissario? Già c’è. Ieri mattina – in una riunione alla quale hanno preso il sottosegretario Roberto Garofoli, i ministri di Interno, Economia e Lavoro Luciana Lamorgese, Daniele Franco e Andrea Orlando e lo stesso Curcio –, si è affacciata l’idea di nominare un commissario straordinario. Ma l’ipotesi, anticipata da una nota di Palazzo Chigi («Il governo è orientato» alla nomina) è stata superata alla luce della delibera del 28 febbraio che, dichiarando lo stato d’emergenza, ha affidato a Curcio il potere d’emanare ordinanze in deroga a ogni disposizione vigente «per l’organizzazione e attuazione degli interventi urgenti di soccorso e assistenza».

La rete del Viminale. Una circolare dell’Interno ha chiesto ai prefetti di avviare con urgenza un censimento sul territorio, per verificare le disponibilità ricettive. Oltre all’«accoglienza diffusa» presso famiglie o in appartamenti, l’assistenza ai profughi avverrà nei centri Cas (5mila posti per gli ucraini) e Sai (3mila), rimpolpati ieri sera con altri 470 posti, finanziati con decreto dell’Interno, più altri 3.530 da individuare con un bando in primavera, in base alle disponibilità offerte dagli enti locali.

Mezzo milione a Regione. In Campania, il governatore Vincenzo De Luca ha predisposto una convenzione con gli albergatori. Mentre in Veneto il presidente Luca Zaia fa sapere che sono arrivati 4.500 profughi e che a 606 è già stata somministrata una prima dose di vaccino anti Covid. Nel decreto odierno, il governo prevede fondi per 500mila euro a ogni Regione per le spese della prima fase. Ma «nei prossimi atti normativi ci sarà un aumento dell’impegno finanziario», anticipa Curcio, in audizione davanti al Comitato Schengen.

Tre direttrici. Il capo della Protezione civile ha chiarito lo schema delle «tre filiere»: il sistema dei centri Cas-Sai e degli alloggi attivati dalle protezioni civili regionali; il terzo settore; la rete di accoglienza familiare. La sua valutazione è che «i numeri imponenti si reggono, se metteremo in fila tutte le filiere». Curcio chiarisce come la catena di coordinamento generale parta dal Dipartimento della Protezione civile, raggiunga i presidenti delle Regioni (nominati commissari delegati) fino a toccare le prefetture e i sindaci «su cui grava un peso enorme dell’accoglienza». Nel meccanismo si inserisce il Terzo settore, attraverso il quale si può «utilizzare al meglio lo spontaneismo dei cittadini».

L’attesa del Dpcm. Il decreto legge potrebbe contenere norme anche in materia scolastica e sanitaria. Finora, dice il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, sono 1.909 gli alunni ucraini inseriti nelle scuole italiane. E si attende un Dpcm che recepisca la direttiva europea sul permesso di soggiorno temporaneo. La bozza, ancora al vaglio di Palazzo Chigi, accorda una protezione di un anno a chi è fuggito dall’Ucraina a partire dal 24 febbraio. Uno status esteso ai familiari e agli stranieri che beneficiavano di protezione internazionale già in terra ucraina.

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