mercoledì 4 luglio 2018
Parte la sfida tra Milano, Torino e Cortina. I dossier al Coni. Malagò: incontrerò tutti
Tre città italiane per un’Olimpiade
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Milano, Torino o Cortina? I giochi sono fatti. Almeno a livello di dossier. E non è poco. Perché la lunga corsa verso la scelta della città ideale per candidare l’Italia ai Giochi olimpici invernali del 2026 non è stata semplice.
La sindaca di Torino ha dovuto convincere il proprio consiglio comunale e chiedere anche aiuto, in dirittura d’arrivo, al vicepresidente pentastellato Luigi Di Maio. Il documento è stato illustrato ieri dalla sindaca Chiara Appendino in alcune sue parti, alla responsabile per le candidature italiane ai giochi invernali del 2026, Diana Bianchedi, che la prima cittadina ha incontrato nella sede del comitato olimpico.
Anche Cortina d’Ampezzo, la "Regina delle Dolomiti" ci riprova. L’ultima volta è stato nel lontano 1956, poi ha ritentato a mettersi in corsa , alcuni anni dopo, senza successo. Nel frattempo, però si è aggiudicata i Mondiali di sci del 2021. Oggi a Roma, il presidente del Veneto, Luca Zaia presenterà personalmente al sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Giancarlo Giorgetti il dossier della candidatura. Successivamente, andrà dal presidente del Coni Giovanni Malagò. Nella corsa a tre c’è infine Milano. Il capoluogo lombardo punta in alto, forte anche del successo raccolto con l’Esposizione universale, Expo 2015.
Ma brucia anche la recente sconfitta per Ema, l’agenzia europea per il farmaco – di tutt’altra natura, è vero ma pur sempre prestigiosa per la città. Sullo sfondo c’è anche l’eventualità di un "gemellaggio" con Torino. I dossier, per il momento, sono però separati: saranno infatti il governo e il Coni a decidere e a dire l’ultima parola sulle due città. Oggi il presidente del Coni Giovanni Malagò sarà a Milano, per un impegno, «preso da tempo» col governatore della Lombardia, Attilio Fontana. Ma sicuramente si parlerà anche dei Giochi invernali che l’Italia punta a portare a casa.
«In questi giorni incontrerò tutti i rappresentanti delle tre città in lizza, è un fatto istituzionale: noi siamo completamente laici in questa partita, non c’è nessun tipo di tendenza a favore di qualcuno e lo verificherete», ha rassicurato tutti Malagò.
La decisione arriverà entro una settimana. Il Consiglio del Coni del prossimo 10 luglio dovrà dare il via libera a una delle tre.

MILANO

Asse con la Valtellina per le gare di sci alpino. La città piace all’estero

Davide Re
Ieri il sindaco di Milano Beppe Sala ha consegnato al presidente del Coni Giovanni Malagò la candidatura del capoluogo della Lombardia quale sede dei Giochi olimpici invernali del 2026. L’amministrazione milanese sta lavorando sul dossier, fascicolo in fase di completamento i cui aspetti preliminari sono stati inclusi nell’istanza inviata ieri al Coni, che stando alcuni rumors conterrebbe idee interessanti di sicuro gradite al Comitato olimpico internazionale. L’evento avrà praticamente due poli: la città di Milano per il villaggio olimpico e alcune discipline e gli eventi. Bormio e Santa Caterina Valfurla in Valtellina per esempio per le gare di sci alpino. Oltre che l’idea di altri luoghi con cui attivare collaborazioni. Il villaggio olimpico potrebbe essere sviluppato all’ex scalo ferroviario di Porta Romana, su cui c’è già un accordo tra Ferrovie dello Stato, Regione Lombardia e Comune di Milano per una importante riqualificazione.

«Il punto vero è, e ne ho parlato con Giorgetti e Malagò, capire quali possibilità hanno le tre candidature italiane di Torino, Milano e Cortina – ha spiegato Sala –. Io avanzo quella di Milano perché può essere la più forte». Non solo, il primo cittadino di Milano spiega anche il cambio di rotta fatto: da una candidatura con altre città ad una in "solitarietà". «Capisco – ha aggiunto – che a Torino avevo offerto all’inizio una collaborazione, ma c’era stata abbastanza un blocco dal sistema torinese e non mi riferisco solo al sindaco, per cui andremo avanti e deciderà il Governo. Senza polemiche nei suoi confronti, ma rimango convinto che non sia facile che a soli 12 anni di distanza vengano riassegnate le Olimpiadi a Torino e quindi sarebbe stato meglio lavorare insieme Milano e Torino».

Sala ha poi spiegato che per il momento non porterà la decisione in Consiglio comunale, «perché siamo ancora nella fase di presentazione del dossier, è chiaro che ci andrà quando il governo ci darà la comunicazione ufficiale e ci dirà "siete voi il candidato" – ha concluso –. In realtà io capisco che sia un tema di grandissimo interesse ma le possibilità di successo aumentano quando si tengono le questioni basse, lo abbiamo già visto con Expo».

La candidatura di Milano gode dell’appoggio di Regione Lombardia che nel dossier ha un ruolo molto importante. «Milano ha il dossier migliore. Sono ottimista», ha detto il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Ieri al Consiglio regionale della Lombardia è passato un documento proposto dal Pd a sostegno delle olimpiadi che ha raccolto il sì non solo dei dem ma anche delle liste civiche e soprattutto della maggioranza di centrodestra. Il Movimento cinque stelle si è astenuto, ma la sua scelta sembra meno ostile verso l’evento rispetto a quanto successo in Piemonte per la candidatura di Torino.

CORTINA

Costi ridotti, impianti pronti. La “regina delle Dolomiti” punta sul tema sostenibilità

Francesco Dal Mas
Nel 2021 la "regina delle Dolomiti" ospiterà i Mondiali di sci. «Speriamo di fare il bis nel 2026 con le Olimpiadi» incrocia le dita il sindaco Gianpietro Ghedina. «Sarebbe la più bella celebrazione dei 70 anni dai Giochi invernali del 1956» anticipa Luca Zaia, governatore del Veneto. La candidatura è di "Cortina Dolomiti", comprende anche Bolzano e Trento e si svolge sulle montagne protette dall’Unesco «come patrimonio dell’umanità».

La spesa prevista per gli investimenti è contenuta in 380 milioni di euro (circa un quinto di quanto speso per i Giochi di Torino 2006) e quella operativa sarà finanziata da ricavi privati: contributi Cio, sponsorizzazioni, merchandising e ticketing. Gran parte degli impianti, infatti, esistono già. Ce ne sono alcuni da recuperare, cominciando dalla vecchia pista di bob, ma nessuna struttura verrà costruita ex novo. Impianti come quello per le cerimonie inaugurali e conclusive saranno smontabili. «Riteniamo che la nostra sia una proposta vincente ed alternativa a Milano e Torino – afferma Zaia – perché più sostenibile ambientalmente e finanziariamente». «Sarebbe anche la prima volta che si ritorna ad una località di montagna dal 1998» ricorda il sindaco Ghedina.

Dei Giochi invernali sulle Dolomiti si era incominciato a parlare solo nell’ottobre scorso, quando Bolzano disse di no ad una possibile candidatura, dopo la bocciatura di Innsbruck attraverso referendum. L’idea è stata lanciata da Zaia ai primi di febbraio; il presidente veneto l’ha subito condivisa con i colleghi di Trento e Bolzano. Le tre località cluster di Cortina (sci alpino, free style, snowboard, bob, skeleton, slittino, curling), Val di Fiemme/Piné (sci nordico, salto e combinata nordica, pattinaggio di velocità), Bolzano/Merano (hockey, pattinaggio di figura, short track, biathlon ad Anterselva), concentrano le sedi in un raggio estremamente ridotto, addirittura percorribile a piedi a Cortina. «Siamo nel cuore del sistema sciistico più grande al mondo, ben 1.200 chilometri di piste. Quindi abbiamo tutti i presupposti tecnici per competere» insiste il sindaco Ghedina. Zaia ha già chiesto al governo e al Coni una pagella comparativa fra le tre candidature.

«Chiediamo che sia fatta una valutazione paritetica – precisa – e che siano ben chiariti i temi del rispetto dell’ambiente, del riuso, dell’economicità, delle ricadute reali e oggettive, immediate e successive nei territori. È necessario che la comparazione tra le proposte dei candidati – è quanto pretende il governatore – sia pubblica, chiara, leggibile da chiunque, che sia dato un punteggio per ogni parametro, in modo da conoscere pregi e debolezze di ognuno».

TORINO

Villaggio atleti alla Thyssen e l’esperienza del 2006. Ma la candidatura divide

Andrea Zaghi
Il villaggio olimpico in uno dei luoghi simbolo della città, niente nuove costruzioni, debito zero e la capacità di sfruttare tutta l’esperienza di Torino 2006. Sono i punti di forza della proposta olimpica per il 2026 che ieri Torino ha presentato al Coni e che si pone in concorrenza con quelle di Milano e Cortina.

Prima di tutto il simbolo. Il pre-dossier torinese prevede la realizzazione del villaggio olimpico nell’area della Thyssen: la fabbrica teatro di uno dei più spaventosi incidenti sul lavoro degli ultimi decenni. «Vogliamo intervenire in una zona in grandissima difficoltà, per ricucire una ferita della città e dell’Italia con la bonifica dell’intera area e la costruzione di un polo di ricerca sulla sicurezza del lavoro» ha spiegato in Consiglio comunale la sindaca di Torino, Chiara Appendino, lunedì scorso presentando il documento. Poi il risparmio. «Non prevediamo di costruire nulla ex novo e non vogliamo fare debito», ha aggiunto Appendino. L’intenzione è quella di non pesare sui cittadini del futuro. La sindaca ha parlato quindi di un «evento green e sostenibile» che «terrà conto di quanto non ha funzionato nel 2006». Proprio l’eredità del 2006, infatti, è da mettere in qualche modo a frutto. Proprio sul connubio fra attenzione all’ambiente ed eredità del passato, Torino gioca la sua carta. Appendino ha spiegato che le Olimpiadi possono essere un’occasione per permettere alla città di proseguire la sua vocazione «utilizzando ciò che in passato non ha funzionato per migliorarlo». Partendo da due punti: il fatto di avere strutture e infrastrutture già a disposizione da un lato, e di «poter fare le cose una seconda volta».

Olimpiadi anche per il dopo Olimpiadi. Tanto che la sindaca ha spiegato come il dossier che è stato presentato guardi alla Torino del 2030 «che è coerente rispetto alla visione dei Giochi, cerchiamo di fare un evento che superi la definizione di una manifestazione che dura 15 giorni. Questa è un’opportunità unica e molto importante per il nostro territorio non tanto perché stiamo lavorando per ottenere una candidatura, ma perché in questo dossier stiamo delineando le linee guida di sviluppo della nostra città, che sono innovazione, industria 4.0, poli di ricerca, rigenerazione urbana, recupero delle nostre infrastrutture».
Profilo ambientalista quindi quello della candidatura di Torino alle Olimpiadi 2026. Nata da un’idea della Camera di commercio con il sostegno di tutto il mondo produttivo, la candidatura ha già avuto il via libera da parte di Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte, ed ha invece suscitato forti malumori da parte del M5S locale. Un’opposizione che ha avuto conseguenze anche in Consiglio comunale e che è stata sopita solo in parte da un intervento di Luigi Di Maio a sostegno di Appendino.

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