lunedì 7 novembre 2016
Chi dice che «non bisogna dare i soldi ai rifugiati perché servono agli italiani o, che bisogna togliere gli stranieri dagli alberghi perché ci sono i terremotati» fa aumentare il clima di razzismo.
Il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino con il presidente della Camera, Laura Boldrini

Il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino con il presidente della Camera, Laura Boldrini

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«I veri pericoli per l’Europa non vengono dall’esterno ma sono al suo interno, per i particolarismi e i nazionalismi che la minacciano e ne minano la sicurezza sociale, diventando terreno di coltura dell’intolleranza».

Lo ha sostenuto il segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino, nel corso dell’audizione davanti alla commissione parlamentare sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio intitolata alla parlamentare laburista Jo Cox - assassinata nel pieno della campagna referendaria in Gran Bretagna per l’uscita dalla Ue - commissione presieduta dalla presidente della Camera Laura Boldrini.

Sono «frasi senza senso», dal punto di vista logico «ma anche sul piano pratico» quelle pronunciate da alcuni politici che, «approfittando della crisi e delle difficoltà che sta attraversando l'Italia, dicono che non bisogna dare i soldi ai rifugiati perché servono agli italiani o, che bisogna togliere gli stranieri dagli alberghi perché ci sono i terremotati», ha sottolineato Galantino, riferendosi più specificamente allo scenario italiano: «Permettere che queste frasi vengano pronunciate senza essere contestate è carburante che aumenta il clima di razzismo e intolleranza», ha ammonito il segretario della Cei.

Sono atteggiamenti e dichiarazioni che meriterebbero una presa di posizione condivisa, evitando una sorta di indignazione a corrente alternata, che scatta o non scatta in base alla individuazione della vittima come «nemico» o «amico».

Al riguardo Galantino cita Papa Francesco nel discorso alla delegazione del "Simon Wiesenthal Center", del 24 ottobre 2013. Quando il Pontefice sostenne che «là dove una minoranza qualsiasi è perseguitata ed emarginata a motivo delle sue convinzioni religiose o etniche, il bene si tutta la società è in pericolo e tutti dobbiamo sentirci coinvolti».

Allo stesso modo Galantino ha censurato il tentativo di derubricare, quando si tratta di amici, i discorsi intolleranti come «discorsi di pancia», sono solo «discorsi di persone inconsapevoli delle conseguenze di certe loro parole». Galantino, rispondendo a una precisa richiesta della presidente Boldrini ha anche evidenziato il campo di azione che la Chiesa si è dato per combattere questo fenomeno, che è soprattutto quello educativo. A cominciare dagli oratori, dove «la maggior parte dei ragazzi sono stranieri, e molti di loro musulmani: da lì inizia l'integrazione». Formazione «che non è solo trasmissione di conoscenze, ma passaggio di una testimonianza vissuta, che presuppone lo stabilirsi di una comunione di vita, di una “alleanza” con le giovani generazioni, sempre aperta alla verità».

Non è un problema che può essere affrontato da un paese solo. L’Europa può farlo insieme promuovendo una «immigrazione aperta alle identità molteplici e l'accoglienza di chi chiede una protezione internazionale», ha auspicato monsignor Galantino davanti alla commissione Jo Cox riunita nella biblioteca della presidenza della Camera. «L'antidoto necessario alla diffidenza e alla paura, nonché alle regressioni difensive che ingenerano, rimane l'educazione al rispetto dell'altro, il richiamo inesausto alla dignità assoluta di ogni persona umana, senza opzioni parziali inevitabilmente falsificanti e non di rado strumentali. È il lavoro culturale che mira a costruire ponti, capaci di superare gli abissi dell'esclusione, della xenofobia e della violenza».

Un terreno, quello del dialogo fra diverse fedi, e fra credenti e non credenti, (per costruire, come esorta il Papa «una cultura dell’incontro, del rispetto, della comprensione e del perdono reciproco») in cui è centrale la formazione: Un obiettivo che vede la Cei impegnata in modo fattivo. Galantino cita i 748 progetti finanziati nel 2015 in Paesi esteri con i fondi dell’otto per mille, per un impegno economico di 94 milioni. Impegno che quest’anno viene confermato con altri 510 progetti per oltre 80 milioni.

Ma è soprattutto l’ambito educativo la frontiera che la Cei si è data con un impegno duraturo. «Nel decennio in corso – ricorda il segretario della Cei alla commissione della Camera - la Chiesa italiana ha assunto l’opera educativa come ambito prioritario di impegno, con l’attenzione a “superare i confini parrocchiali e ad allacciare alleanze con le altre agenzie educative”», dice citando gli Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020 della Cei, Educare alla vita buona del Vangelo. Per superare «ogni forma di intolleranza e di conflitto», recita il documento, come pure «paure, pregiudizi e diffidenze», promuovendo «la mutua conoscenza, il dialogo e la collaborazione».

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