lunedì 11 settembre 2017
Vertice in Procura: presto i risultati delle analisi scientifiche. Il Comune si costituirà parte civile. L'avvocata dell'appuntato: ci fu rapporto, ma non violenza
L'esterno della discoteca Flo a Firenze (Ansa)

L'esterno della discoteca Flo a Firenze (Ansa)

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Si è tenuto questa mattina al Palazzo di Giustizia di Firenze un vertice in procura, coordinato dal procuratore capo Giuseppe Creazzo, sulla vicenda della presunta violenza sessuale su due ragazze americane di 19 e 21 anni da parte di due carabinieri. I magistrati e gli investigatori hanno fatto il punto sugli accertamenti sin qui condotti per ricostruire la dinamica dei fatti, in attesa di ricevere i risultati degli esami scientifici sulle tracce biologiche rinvenute nel palazzo di Borgo Santi Apostoli, dove si trova l'appartamento affittato dalle due giovani e dove sarebbe avvenuto lo stupro. Si tratta di alcuni oggetti e degli abiti.

Nel corso del vertice in Procura è stata valutata la possibilità di adottare misure cautelari nei confronti dei due carabinieri indagati per violenza sessuale. Sabato scorso l'Arma ha sospeso i due militari in via precauzione dal servizio. Sempre sabato scorso uno dei due carabinieri, l'appuntato 40enne con 20 anni di servizio, si è presentato spontaneamente in Procura, accompagnato dal suo legale, dove è stato interrogato, confermando di aver consumato un rapporto sessuale ma escludendo la violenza, parlando di un "rapporto consensuale". Non è escluso che in giornata anche il secondo carabiniere, più giovane, single, possa presentarsi dai magistrati oppure che possa essere interrogato su richiesta del sostituto procuratore Ornella Galeotti. Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha dato mandato agli uffici legali del Comune di preparare la costituzione di parte civile in caso di rinvio a giudizio dei carabinieri indagati.

L’attività di inchiesta proseguirà con il confronto del Dna e le verifiche per ricostruire la reale dinamica della vicenda e soprattutto per capire il ruolo dell’altro carabiniere, anche lui indagato.

Il procuratore capo di Firenze Creazzo ha intanto precisato che esiste solo un frame di pochi secondi, fatto con il telefonino di una delle due ragazze americane, che riprende parte della camicia e dei pantaloni dell'uniforme di uno dei carabinieri indagati ma precedente alla presunta aggressione sessuale, dunque ancora nella zona della discoteca vicino a piazzale Michelangelo. Smentita l'esistenza di un video o di fotografie girato da una delle due giovani durante la presunta violenza sessuale, con un audio in cui si sentirebbe proferire la parola bastard.

Intanto fa discutere l'intervista che l'avvocata dell'appuntato, Cristina Menichetti, ha rilasciato al Corriere della Sera: "Quando mi ha giurato che non aveva violentato quella ragazza perché lei era consenziente l'ho guardato negli occhi e ho capito che diceva la verità. Mi ha detto che da me voleva solo che riuscissi a portarlo davanti a una magistrato per raccontare la sua verità. Non con dichiarazioni spontanee, ma con un vero interrogatorio, come si deve a una persona raggiunta da un avviso di garanzia. Mi è sembrato sincero e io allora ho deciso di difenderlo anche da un reato che, in quanto donna, mi fa rabbrividire".

La vicenda ha avuto origine in piazzale Michelangelo dove le ragazze, insieme ad altre amiche, erano andate a passare una serata in discoteca. I due carabinieri erano intervenuti, insieme ad altre pattuglie, per sedare dei tafferugli nel medesimo locale. Al termine della nottata i militari si sono offerti di riaccompagnare a casa le due studentesse che probabilmente erano in stato di ebbrezza. La 'gazzella' dei carabinieri sarebbe rimasta parcheggiata per circa 20 minuti in Borgo Santi Apostoli, la via del centro storico a due passi dal Ponte Vecchio, dove abitano le due statunitensi. Nell’androne del palazzo si sarebbero consumate le presunte violenze sessuali. Una ragazza sarebbe stata spinta contro il muro, l’altra trascinata nell’ascensore. Le due avrebbero dichiarato di non aver urlato per paura, perché i militari erano armati, Poi i carabinieri, in divisa, sarebbero usciti e l’automobile ripartita. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso il percorso dell’auto. Poi la chiamata delle due giovani americane al 112, la visita, la denuncia e l’inizio dell’iter giudiziario.

L’ipotesi di reato del pm Ornella Galeotti è violenza sessuale, aggravata, commessa da pubblici ufficiali in servizio. Anche la procura militare di Roma ha aperto un fascicolo. Il procuratore militare Marco De Paolis ha precisato anche che «al momento si tratta di atti relativi al fatto sulla base delle notizie di stampa». «Quando riceveremo il rapporto giudiziario – ha concluso De Paolis – potremo fare delle valutazioni più pertinenti». Immediata la reazione deI ministro della Difesa Roberta Pinotti che ha subito sottolineato che 'qualora l’accusa dovesse essere ufficializzata la risposta sarà durissima». Perché, conclude il ministro, i carabinieri «hanno come funzione quella di far sentire sicuri i cittadini».

Sulla stessa lunghezza d’onda il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti: «Se le accuse dovessero essere confermate, sarebbe un caso di una gravità inaudita che andrebbe punito in modo esemplare». Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha apprezzato la sospensione da parte dell’Arma in attesa degli sviluppi perché «una divisa non può macchiarsi».

Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha sottolineato che «l’eventuale stato di ebbrezza in cui potevano trovarsi le due ragazze non può rappresentare nessuna attenuante. Anzi aver agito in un quadro di difficoltà in cui si sarebbero trovate le due giovani può solo aggravare il quadro di quanto successo». Intanto il legale della studentessa più giovane Gabriele Zanobini ha reso noto che le due non hanno un’assicurazione specifica sulla violenza sessuale. L’avvocato ha spiegato come l’Università statunitense, «come da consuetudine, stipula un’assicurazione generale per gli studenti in Italia che comprende varie cose, dalla rapina all’incidente, dal furto ai problemi che potrebbero sorgere dal troppo bere e altro ancora». Zanobini spiega che la sua assistita «è molto scossa, come la sua amica». Del resto, precisa, «alla scuola avevano detto loro di fidarsi solo di polizia e carabinieri».

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