giovedì 15 dicembre 2011
Con tredici condanne (tra cui un patteggiamento) e 7 assoluzioni si è concluso così il processo di primo grado per il crac di Hdc, società di sondaggi di fiducia di Silvio Berlusconi, fallita nel marzo 2004, lasciando un buco da 40 milioni di euro.
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Con tredici condanne (tra cui un patteggiamento) e 7 assoluzioni si è concluso così il processo di primo grado per il crac di Hdc, società di sondaggi di fiducia di Silvio Berlusconi, fallita nel marzo 2004, lasciando un buco da 40 milioni di euro. I giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano hanno inflitto pene tra i 2 anni e i 7 anni. Tra i condannati, oltre a Luigi Crespi (7 anni), fondatore della società, anche il fratello Ambrogio Crespi (4 anni), la moglie del sondaggista Natascia Turato (4 anni e 6 mesi), l'ex consigliere di Publitalia, Fulvio Pravadelli (2 anni di carcere). Ha patteggiato la pena a 2 anni di reclusione Valerio Bello. Assolti, tra gli altri, Fedele Confalonieri e Alfredo Messina, rispettivamente vicepresidente vicario Mediolanum e senatore pdl, l'ex numero uno della Banca Popolare Italiana (già Banca Popolare di Lodi), Giampiero Fiorani "per non aver commesso il fatto", l'ex ad della banca Efi Enrico Fagioli. Luigi Crespi dovrà anche pagare una provvisionale complessiva di 5 milioni e 200mila euro, dei quali 3 milioni e 500mila euro per Hdc Spa.Secondo l'accusa l'ex sondaggista di Berlusconi, ideatore anche del celebre 'contratto con gli italiani' e arrestato nel 2006, avrebbe versato soldi, tra il 2000 e il 2001, alle reti televisive Telelombardia e Antenna 3, "ad esclusivo beneficio di Mediaset". Una "forma di indennizzo" voluta dalle due emittenti per un presunto trattamento di favore che Mediaset avrebbe concesso a un'altra rete, Italia 7 Gold, la quale avrebbe potuto acquistare programmi sottocosto. Crespi, secondo l'accusa, avrebbe pagato le due tv attraverso Hdc "a fronte di fatture per operazioni inesistenti in quanto relative a fittizi contratti d'acquisto di spazi pubblicitari o consulenze".Il pm Pedio, nel corso della sua requisitoria, aveva fatto riferimento a questa vicenda spiegando come Crespi nell'estate del 2004, mentre si sottoponeva in procura ad alcuni interrogatori, "cercava insistentemente" i dirigenti Mediaset per riuscire a recuperare i soldi. Crespi, aveva spiegato il pm, chiedeva "800 milioni di lire" come un credito vantato per quel versamento di Hdc alle due tv lombarde. Il pm inoltre ha ricordato che "del problema si occupò Messina il quale, secondo quanto dice Crespi al telefono, andò anche a Roma per parlare con il Dottore". Secondo l'accusa, il Dottore sarebbe Silvio Berlusconi. Alla fine, stando alle indagini, Crespi ottenne centomila euro di anticipo e due versamenti da 150mila euro e "i termini dell'accordo - ha aggiunto Pedio - prevedevano che lui sarebbe diventato sondaggista e consulente del gruppo".Il pm Pellicano prima di formulare le richieste aveva spiegato che difficilmente il procedimento potrà giungere alla conclusione: "In questo processo il significato della quantificazione della pena viene ridimensionato fino a diventare quasi simbolico a causa dell'indulto per la maggior parte degli imputati, per i quali la prescrizione arriverà prima della sentenza definitiva".
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