martedì 5 marzo 2019
L'Europa ha fissato delle regole, ma a settembre l'Italia le ha parzialmente cambiate. Ecco cosa ogni genitore dovrebbe sapere.
Ecco qual è l'età minima per app, social e cellulare
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Qual è l’età minima per accedere a un social? E per avere una propria linea telefonica?

Partiamo dai social e dalle app. L’età minima di iscrizione a un social o a un servizio di messaggistica non è legata a questioni educative o di opportunità ma soltanto al Regolamento europeo (Gdpr) del 25 maggio 2018 sulla privacy e sul trattamento dei dati personali. L’articolo 8 del Regolamento prevede il divieto di offerta diretta di servizi digitali (quindi l’iscrizione ai social network e ai servizi di messaggistica) ai minori di 16 anni.

Attenti, però. Tale limite poteva essere ulteriormente abbassato dagli Stati nazionali. E l’Italia, con un decreto entrato in vigore il 20 settembre 2018, ha fissato un limite più basso: ai 14 anni. Al momento, in Italia, sotto i 13 anni nessun minore può iscriversi ai social network perché è tutelato dalla legge americana alla quale si rifanno le società che possiedono i social. Mentre tra i 13 e i 14 anni può farlo, ma serve l’autorizzazione dei genitori. Instagram però non si è ancora adeguato e l’età minima per iscriversi è ancora di 13 anni. Controversa anche la posizione di WhatsApp. Il regolamento della popolare app di messaggistica recita «se risiede in un Paese nella Regione europea, l’utente deve avere almeno 16 anni per utilizzare i nostri Servizi» ma è stato scritto nell’aprile 2018, prima delle modifiche apportate nel settembre 2018 dai vari Stati europei.

Per fare chiarezza in merito abbiamo telefonato all’ufficio stampa del Garante della privacy che, gentilmente, ci ha risposto: «Anche per tutte le app l’età minima in Italia è di 14 anni». Quindi, anche per iscriversi a Messenger e WhatsApp bastano 14 anni. In ogni caso, i genitori che vogliono iscrivere ai social i minori di 14 anni (ma maggiori di 13) sappiano che sono responsabili per gli eventuali danni creati dai loro figli online.

L’art.97 del Codice penale recita: «non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva compiuto i quattordici anni», ma esiste quella che in termini penali si chiama «culpa in vigilando» ed è in pratica alle base della responsabilità civile dei genitori.

Veniamo ai cellulari. È consentita la vendita e l’intestazione di sim card anche a clienti minorenni che abbiano compiuto almeno 8 anni di età. Basta recarsi presso il negozio di un operatore telefonico con un valido documento di identità ed essere accompagnati da un genitore o tutore. Sul pubblico dei più piccoli è in atto tra gli operatori di telefonia mobile un’autentica guerra di tariffe e servizi pensati per la fascia d’età 8-15 anni. Per convincere i genitori a sottoscriverle i gestori di telefonia offrono spesso l’installazione sui cellulari per bambini di app che «analizzano i messaggi sulle piattaforme social e sulla app bloccando i messaggi volgari, violenti o con atti di cyberbullismo ». Peccato che per legge i bambini dagli 8 ai 13 anni non possono iscriversi ai social o alle app di messaggistica nemmeno col consenso degli adulti. A meno che i genitori non li iscrivano truffando sull’età dei figli. Cosa che purtroppo evidentemente fanno molti.

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