giovedì 15 maggio 2025
Le Università di Cambridge e Shanghai hanno monitorato 3.200 adolescenti: chi va a letto tardi e resta online, presenta connessioni e volumi cerebrali più deboli e peggiori prestazioni cognitive
Sono ormai dimostrati i danni arrecati al cervello degli adolescenti dal mancato riposo

Sono ormai dimostrati i danni arrecati al cervello degli adolescenti dal mancato riposo - pexels cc

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La conferma è più che autorevole visto che arriva dalle Università di Cambridge e Fudan di Shanghai: dormire poco e andare a letto tardi compromette lo sviluppo del cervello degli adolescenti. La causa è spesso legata all’inversione del ritmo sonno-veglia dovuta all’iperconnessione, e cioè all’eccessivo tempo che i ragazzi trascorrono sui social media, anche stando al letto, influenzando la durata e la qualità del riposo. C’è poco da girarci attorno, lo studio dei due prestigiosi atenei parla chiaro ed è estremamente accreditato anche nei numeri, visto che ha coinvolto ben 3.200 ragazzi dai 9 ai 14 anni ai quali è stato chiesto di indossare dei dispositivi che ne hanno rilevato i comportamenti. Ebbene, i dati mostrano che chi dorme meno presenta connessioni cerebrali più deboli, volumi cerebrali ridotti – soprattutto nell’ippocampo – e peggiori prestazioni cognitive rispetto ai coetanei che seguono una corretta igiene del sonno, che è vitale per lo sviluppo del cervello.

Ma c’è di più: secondo i ricercatori britannici e cinesi, le differenze cerebrali e cognitive tra gli adolescenti con diversi modelli di sonno non sono temporanei ma rimangono costanti per anni. Il tema è affrontato in questi giorni dalla Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf) e da quella di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia), riunite a Cagliari per la quarta edizione del convegno congiunto dedicato a “Psicofarmacologia clinica nell’età di transizione”, e che ha come scopo principale una più forte connessione tra farmacologi, neurologi, neuropsichiatri infantili, psichiatri e medici delle dipendenze, necessaria a migliorare l’intervento clinico in una fase delicata come l’adolescenza.

«I dati epidemiologici di cui disponiamo evidenziano che la gran parte dei disturbi psichici cronici ha il proprio esordio nell’adolescenza - affermano i presidenti di Sinpf, Matteo Balestrieri e Claudio Mencacci, e di Sinpia, Elisa Fazzi - e spesso anche più precocemente, in infanzia e preadolescenza, e che, intervenendo precocemente, è possibile migliorare gli esiti futuri». Come? Intanto sconnettendosi dai social la sera per favorire un sano sviluppo cerebrale, perché gli adolescenti che vanno a letto prima e dormono più a lungo sono quelli che ottengono prestazioni cognitive migliori, come spiega Sara Carucci, direttrice della clinica di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza della Asl di Cagliari, e professoressa associata nell’Università del capoluogo sardo: «Le scansioni cerebrali - dice - hanno mostrato che gli adolescenti che rimanevano svegli fino a tardi presentavano connessioni più deboli tra le aree cerebrali chiave. Avevano anche volumi cerebrali più piccoli, soprattutto in aree importanti per la memoria, come l’ippocampo. Tutti elementi che possono spiegare un basso punteggio nei test cognitivi», e le compromesse traiettorie cognitive, mantenute nel tempo. «L’adolescenza è un periodo di estrema ricchezza e potenzialità - avverte Carucci -: è importante mettere i giovani nelle condizioni di esprimere appieno il loro potenziale».

Fondamentale sarebbe dunque, spegnere smartphone e tablet la sera. «Oltre a disturbare il sonno, l’iperconnessione legata all’utilizzo dei social ha un impatto negativo sulla salute mentale», sottolinea lo psichiatra Giovanni Migliarese, direttore della struttura di Salute mentale Lomellina dell’Asst di Pavia. Lo sanno molto bene gli stessi giovani, tanto che una recente ricerca americana che ha coinvolto ragazzi dai 13 ai 17 anni, ha rilevato che il 48% ritiene che i social abbiano un effetto negativo sui coetanei. Un adolescente su 5, invece, ammette che influiscono negativamente anche su di loro. «Non dimentichiamo inoltre - mette in guardia la professoressa Carucci - che una scarsa igiene del sonno e iperconnessione spesso si associano ad altri stili di vita negativi quali insufficiente attività fisica, alimentazione scorretta e uso di sostanze che impattano ulteriormente sullo sviluppo neurobiologico cerebrale, e creano le basi per una maggiore predisposizione a sviluppare ansia, depressione e rischio di suicidio. Più stili di vita negativi sono associati, peggiori sono le conseguenze in età tardo adolescenziale e adulta».

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