venerdì 17 novembre 2017
Il portavoce dei vescovi: altro sarebbe, se chiesto dalla famiglia, «la presenza di un sacerdote per accompagnare con la preghiera la salma». I pronunciamenti della Chiesa: mafiosi scomunicati
I vescovi: no ai funerali pubblici per Riina. «Mafiosi scomunicati»
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«La condanna della mafia da parte della Chiesa è chiarissima. Alla luce di questa posizione, sono da escludere funerali pubblici per Riina. Ricordo la scomunica del Papa ai mafiosi». Lo ha detto monsignor Ivan Maffeis, portavoce della Conferenza episcopale italiana, interpellato dalle agenzie di stampa.

«Alla Chiesa sta a cuore l'educazione delle coscienze, l'educazione alla legalità, sostenere le tante persone che alzano la testa contro la mafia», spiega monsignor Maffeis. Precisando che altro sarebbe, se la famiglia lo chiedesse, «la presenza di un sacerdote per accompagnare con la preghiera la salma», cosa che «non si può negare a nessuno».

Anche per un boss mafioso, ricorda il portavoce della Cei, «ovviamente c'è il tribunale di Dio, al quale non ci sostituiamo, ma dobbiamo considerare anche l'importanza dei segni». E «i funerali pubblici per Riina sarebbero un segno che confonde».

"Con la morte di Totò Riina è finito il delirio di onnipotenza del capo dei capi di cosa nostra, ma la mafia non è stata sconfitta e quindi non bisogna abbassare la guardia". È il commento all'Agenzia Sir di Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, alla morte di Totò Riina. "Il compito della Chiesa - prosegue l'arcivescovo - è quello di educare le coscienze alla giustizia e ala legalità e di contrastare la mentalità mafiosa. Ancora non ho informazioni se e quando la salma di Riina sarà trasferita a Corleone. Trattandosi di un pubblico peccatore non si potranno fare funerali pubblici. Se i familiari lo chiedessero si valuterà di fare una preghiera privata al cimitero".

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I pronunciamenti della Chiesa: mafiosi scomunicati

Papa Francesco il 21 giugno 2014 aveva celebrato la messa davanti a 250mila persone nella piana di Sibari: «I mafiosi sono scomunicati, non sono in comunione con Dio», aveva scandito.

In precedenza san Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI avevano assunto posizioni forti. Ventiquattro anni fa il primo nella Valle dei Templi ad Agrigento gridò con voce rotta dall'emozione «Convertitevi, una volta verrà il giudizio di Dio».

E infine il 3 ottobre 2010 papa Benedetto XVI ripeté ai giovani siciliani: «Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo».

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