venerdì 15 dicembre 2023
Il vescovo, Attilio Nostro, chiede l’elenco degli iscritti per evitare infiltrazioni di 'ndrangheta e massoneria. Le regole della Conferenza episcopale calabrese contro le influenze improprie
La cattedrale di Mileto, Santa Maria Assunta

La cattedrale di Mileto, Santa Maria Assunta - Creative Commons

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Operazione trasparenza ma anche di rilancio per un recupero delle origini per le Confraternite della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea (Vibo Valentia). Il vescovo Attilio Nostro ha reso noto un proprio decreto inviato ai priori e ai commissari delle Confraternite, nel quale prescrive «di far pervenire alla Curia diocesana, entro e non oltre trenta giorni dalla ricezione del presente precetto singolare, l’elenco completo degli iscritti, elenco che deve comprendere nome e cognome del confratello/consorella, luogo e data di nascita, residenza».

Una decisione mai presa in diocesi e che arriva dopo inchieste della magistratura, articoli, servizi televisivi, e molte polemiche sulla presenza nelle Confraternite di esponenti di famiglie e clan della ’ndrangheta.

Nel territorio diocesano, che corrisponde alla provincia di Vibo Valentia, esistono oltre duecento Confraternite con migliaia di iscritti: un movimento molto diffuso, che però è stato attraversato da vicende poco edificanti, come i tentativi più o meno riusciti dei mafiosi di appropriarsi e distorcere anche la religiosità popolare. «Questo provvedimento – ci spiega il vescovo – mi permetterà di fare una verifica e un controllo di queste importanti realtà. Con l’evidente rispetto della privacy di tutti. Non ha un intento punitivo ma collaborativo, infatti ricordo che questo decreto non esime i priori delle Confraternite dal loro dovere di vigilanza ma lo integra». Ma invita a rispettare i tempi. «Sono certo – scrive nel decreto – che tutte le Confraternite, comprendendo benissimo questo spirito di comunione ecclesiale e di collaborazione condivisa con l’Autorità diocesana, sapranno adempiere scrupolosamente e nei tempi stabiliti a quanto intimato».

L’iniziativa del vescovo si inserisce nelle regole contenute nelle linee guida “No ad ogni forma di mafie!”, approvate nel 2021 dalla Conferenza episcopale calabra: «Le Confraternite siano affrancate da ogni sudditanza a forze e pressioni che nulla hanno di religioso e di sacro».

Il vescovo Attilio Nostro è peraltro già intervenuto più volte in occasione di feste patronali, in collaborazione col questore Cristiano Tatarelli, per evitare presenze inopportune tra i portatori delle statue dei santi. «C’è una sinergia tra forze dell’ordine, prefettura e vescovo per evitare che simboli religiosi e dei fedeli diventino simboli mafiosi – ci tiene a sottolineare il questore –. Per questo sosteniamo l’iniziativa del vescovo. Noi comunque da due anni blocchiamo ogni tentativo e ci stiamo riuscendo. Gli stiamo addosso».

E così sicuramente accadrà con gli elenchi degli iscritti alle Confraternite. Con evidenti incompatibilità che riguardano non solo esponenti dei clan ’ndranghetisti, ma anche iscritti a logge massoniche, molto diffuse in Calabria, in particolare nel Vibonese, e spesso sovrapponibili alle cosche mafiose. È peraltro intenzione del vescovo far inserire in tutti gli statuti delle Confraternite il divieto di iscrizione ad associazioni segrete.

Un’operazione pulizia che però parte anche dal basso, come ci tiene a sottolineare il vescovo Nostro. «Le stesse Confraternite, tanta gente, mi stanno chiedendo aiuto per abbandonare un vecchio modo di operare, per voltare pagina, disinquinare. Un’opera di liberazione». Dunque, insiste il vescovo, «la mia iniziativa è a favore degli onesti, per una crescente collaborazione tra il vescovo e le Confraternite. Sono loro ad avermi chiesto di essere vicino, per aiutare». E allora il vescovo Nostro, oltre al decreto trasparenza, fa anche una precisa proposta. «Dobbiamo tornare all’origine delle Confraternite. Sarebbe bello che in un territorio dove la sanità è in difficoltà, le Confraternite tornassero a essere una forza propulsiva a favore degli ultimi, dei poveri, dei più fragili, dei non tutelati». Anche perché lo stesso settore della sanità, oltre che gravemente inefficiente, è particolarmente inquinato dalla ’ndrangheta.

Il prefetto di Vibo Valentia, Paolo Giovanni Grieco, lo scorso 22 novembre ha inviato la commissione di accesso all’Azienda sanitaria provinciale di Vibo per accertare condizionamenti della criminalità. Una storia che purtroppo si ripete. La Asp venne già sciolta per condizionamento mafioso nel 2010.




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