sabato 16 febbraio 2019
Spediti alla procura di Catania, che aprirà un fascicolo, i documenti in cui i due (più il ministro Toninelli) si sono detti corresponsabili. Voto on-line fra gli attivisti M5s
Indagati con Salvini per la Diciotti? Al centro Conte e Di Maio e a destra Toninelli (Ansa)

Indagati con Salvini per la Diciotti? Al centro Conte e Di Maio e a destra Toninelli (Ansa)

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La spada di Damocle del caso Diciotti, che finora pendeva solo sul capo del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, rischia di diventare un affaire giudiziario di governo. Ciò per via dell’eventualità, non remota, che finiscano nel registro degli indagati anche il premier Giuseppe Conte, l’altro vicepremier Luigi Di Maio e il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Sono infatti giunti in Procura a Catania gli atti firmati dal premier e dai due ministri pentastellati, allegati alla memoria difensiva di Salvini, esaminata dalla Giunta per le immunità del Senato. Tutto mentre il Movimento 5 stelle ha deciso di consultare i propri attivisti, con una sorta di refendum online, sulla linea da tenere nel voto in Giunta (previsto per martedì), chiedendo loro di dire sì o no alla richiesta di processo del ministro Salvini.

Tegola di governo? Il Tribunale dei ministri catanese, lo ricordiamo, ha chiesto a Palazzo Madama di processare il senatore e ministro Salvini per sequestro di persona aggravato, rispetto al trattenimento per giorni in mare di 177 migranti salvati dalla Diciotti. E nelle loro lettere, i tre componenti del governo affermano di aver condiviso col titolare del Viminale la responsabilità dello stop in mare, sostenendo la tesi dell’«interesse pubblico» e della "collegialità" della linea politica.

L’apertura del fascicolo è un atto dovuto, ma il seguente anello della catena procedurale è la possibile iscrizione dei tre membri dell’esecutivo nel registro degli indagati, con valutazione della loro posizione da parte della procura. «Non posso rilasciare dichiarazioni sulle iscrizioni, che si fanno o meno, per ragioni di segretezza», si limita a dire il procuratore capo Carmelo Zuccaro. Fu lui, nei mesi scorsi, a chiedere l’archiviazione dell’inchiesta su Salvini, giratagli per competenza territoriale dai colleghi di Agrigento e Palermo, affermando che il ritardato sbarco dei migranti poteva essere «giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale». Ma la sua tesi non era stata condivisa dal locale Tribunale per i ministri, che ora verrebbe chiamato a pronunciarsi anche sull’eventuale richiesta per Conte, Di Maio e Toninelli.

La sicurezza leghista. Intanto la tensione sale in attesa del doppio scoglio, online e in Giunta, sulla richiesta di processo per il vicepremier leghista. «Voto in giunta e processo? Sono tranquillissimo, gli italiani sanno che ho agito per il loro bene e la loro sicurezza», fa sapere Salvini.

Analogo self control viene manifestato da altri ministri del Carroccio: «Non temiamo il voto online del M5s sul caso Diciotti – argomenta il titolare dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio –. La piattaforma Rousseau non mette a rischio il governo, che è stabile e sta lavorando bene. Son cose diverse, aspettiamo il voto in Parlamento». Centinaio ribadisce la "copertura" dell’ombrello di governo: «I ministri, M5s compresi, dicono che non c’è stato un interesse personale da parte del titolare dell’Interno, ma una decisione collegiale. Allora dovrebbero votare sì anche per Centinaio, Conte, Di Maio...».

M5s e l’incognita online. Dagli alleati cinquestelle arrivano segnali di fumo che dovrebbero valere come rassicurazione per il Carroccio: «Credo che l’autorizzazione a procedere contro Salvini non vada concessa – osserva il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano –, perché parliamo di un Consiglio dei ministri che ha agito collegialmente». Ma l’incognita della pronuncia degli attivisti rimane, tanto che lo stesso Di Stefano avverte: «Voteremo sì se il responso online andrà in questo senso».
Da quanto si apprende, la votazione sulla piattaforma Rousseau dovrebbe avere luogo tra questa domenica e lunedì, per comunicare i risultati nell’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari pentastellati (prevista per lunedì sera), in vista del voto in Giunta, in programma martedì.

L’illustrazione del quesito (elemento chiave nelle votazioni su Rousseau) potrebbe essere affidata a Michele Giarrusso, capogruppo M5s in Giunta. Ma secondo alcune fonti, diversi attivisti stanno cercando di leggere di persona almeno gli atti noti e reperibili sul web dei magistrati di Catania. In Giunta, Lega, Fi e Fdi sono per non procedere. Mentre Giarrusso e gli altri 6 pentastellati non hanno finora anticipato una posizione: fra le righe dei verbali, tuttavia, affiora una propensione per un parere negativo alla richiesta dei giudici. Tanto più che adesso si profila il rischio di un processo allargato ai vertici del governo. E c’è pure chi, fra i pentastellati, non intende offrire a Salvini, abile a monetizzare sul piano elettorale critiche e attacchi, la chance di passare come "un martire" delle toghe sull’immigrazione. Insomma, sottotraccia, la linea del no resta in piedi. Ma bisognerà attendere le prossime 48 ore per capire come finirà.

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