mercoledì 29 settembre 2021
La visita fa parte di un progetto di formazione della Caritas maggiore per gli studenti del Seminario maggiore. "Un esempio di antimafia concreta"
Coi seminaristi nelle ville confiscate ai Casamonica
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Undici seminaristi e le ville dei Casamonica. A pochi giorni dalla condanna del clan che l’ha riconosciuto come associazione mafiosa, un gruppo di studenti del Seminario maggiore di Roma ha visitato quella che fino a quattro anni fa era considerata una vera e propria fortezza impenetrabile. Quattro enormi e pacchiane ville, tre ora confiscate. Da una di esse, partì il corteo del famoso funerale spettacolare di Vittorio Casamonica. Siamo oltre il Grande raccordo anulare, lungo la via Tuscolana, località Camporomano, via Roccabernarda, la via dei Casamonica. Ad accompagnare i seminaristi sono il direttore e il vicedirettore della Caritas diocesana, Giustino Trincia e don Paolo Salvini. E, infatti, la visita fa parte di un progetto formativo della Caritas per i seminaristi che li porta a incontrare tante realtà cittadine, comprese quelle di mafia e di antimafia. «Una città che resiste insieme – spiegano – e che dà risposte alla comunità con segni concreti, frutto della collaborazione tra istituzioni e associazioni». Ad accompagnare gli ospiti è il presidente dell’Osservatorio sicurezza e legalità della Regione, Gianpiero Cioffredi. «Questa è la concretezza del fare antimafia, come occasione di opportunità».

La prima tappa è la villa confiscata a Guerino Casamonica, detto Pelè, figlio di Vittorio, in carcere con una condanna a 10 anni per associazione mafiosa. Accanto al cancello la scritta 'Villa Sonia', la moglie di Guerino, anche lei condannata, e 'The family Casamonica'. Villa rosso pompeiano con colonne e bassorilievi. Oggi è sede di un progetto per neo-maggiorenni, ex ospiti di case famiglie, gestito dalla Regione attraverso l’ex Ipab Asilo Savoia. Ci vivono tre giovani e proprio uno di loro, Gabriele, accompagna i quasi coetanei nella visita al villone. Racconta che quando sono arrivati hanno trovato 12 bottiglie di champagne «che abbiamo scoperto che costavano 3.400 euro l’una» e «in alcuni cassetti i biglietti di ingresso al casinò di Montecarlo». Tutto è rimasto quasi uguale, quel lusso pacchiano tipico dei Casamonica, dalla cornice imbottita attorno alla tv agli stucchi dorati. Ma nella bacheca del grande salone alcuni foglietti segnano la nuova vita. 'Rinascere dal dolore'. 'Futuro'. 'Felicità'. 'Amore'.

Il tutor Alberto spiega le attività del progetto nel quale sono coinvolti anche alcuni giovani detenuti in messa alla prova. «Come ha reagito la gente?», chiede un seminarista. «In un primo tempo stavano lontani, ma poi hanno capito e partecipano ». «E i Casamonica?». «Alcuni vivono ancora nell’unica villa non confiscata, ma non hanno mai creato problemi». Davvero via Roccabernarda sembra aver cambiato storia. I seminaristi lo toccano con mano proprio di fronte, nel 'Parco della legalità' realizzato dove sorgeva la villa di Giuseppe Casamonica, abbattuta dopo la confisca. Affidata al Comitato di quartiere, è frequentata da tanti bambini. Oggi tra loro, ci fanno notare, anche il figlio di Guerino Casamonica. Davvero un bel risultato, come sottolinea Trincia. «Nella frase 'Beati i promotori di giustizia' la parola importante è essere promotori. Questo è un esempio, è essere Chiesa tra la gente, è portare speranza, è essere elemento di sensibilizzazione». Ma in modo concreto. «Come Caritas, potremmo prendere anche noi un bene confiscato», riflette il direttore. Cioffredi risponde positivamente. Sarà la prossima puntata di questa bella storia.

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