mercoledì 3 maggio 2023
Il testo che restringe la protezione speciale, varato dopo il naufragio in Calabria e approvato in Senato, riceve 213 sì. Ma sul controverso articolo 7 si profila una correzione in corsa del governo
Decreto Cutro: protezione internazionale, verso modifiche in extremis

ANSA

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Numeri della maggioranza alla mano, il semaforo verde alla questione di fiducia sulla conversione in legge del cosiddetto “decreto Cutro” era prevedibile, anzi quasi scontato, tenuto conto del “serrate i ranghi” imposto alla vigilia ai propri deputati dai vertici di Fdi, Lega e Fi. E difatti è arrivato, con 213 voti a favore, 133 contrari e 5 astenuti. Meno pronosticabile era invece il colpo di scena serale, riguardante il controverso articolo 7 ter del dl (introdotto durante l’iter al Senato). Il Comitato per la legislazione della Camera, guidato dal deputato di Fdi Gianfranco Rotondi, ha fatto sapere che la formulazione dell’articolo rischia di creare problemi interpretativi, arrivando addirittura a precludere eventuali ricorsi contro le decisioni di inammissibilità (ma non il rigetto) delle domande di protezione internazionale.

Un dubbio interpretativo sul quale dicono a sera fonti parlamentari - si starebbe ragionando all'interno della maggioranza per valutare eventuali correttivi al testo. Oggi alla Camera è previsto il voto finale sul provvedimento, preceduto però dalle votazioni sugli ordini del giorno, fra i quali proprio un Odg dello stesso Rotondi, che chiederebbe di apportare al testo la limatura di cui dicevamo. «L’ordine del giorno riassume alcuni rilievi effettuati al comitato per la legislazione argomenta lui stesso - e dà un consiglio al governo in uno spirito costruttivo. Vediamo quale parere darà l’esecutivo». Prima delle 21, fonti di maggioranza fanno filtrare la possibilità che il governo oggi dia parere favorevole all’odg Rotondi. E che si valuterà poi in un secondo momento come intervenire per evitare il problema interpretativo sollevato dal Comitato.

Modifiche in corsa e tempi stretti.
A tarda sera, non è ancora chiaro come sarà sciolto il nodo. Il governo dovrà decidere se ricorrere a una norma “correttiva” da inserire in un decreto da far approvare in un imminente Cdm (oggi ne è previsto uno alle 16) o preferire un ritocco in sede di “coordinamento formale del testo”. Ovviamente, se la modifica rielaborata dall’esecutivo dovesse arrivare in corsa prima del voto finale (anziché essere prevista, ad esempio, in un successivo altro provvedimento o decreto legge), il testo poi dovrebbe tornare al Senato per un’ulteriore lettura con tempi strettissimi (l’efficacia del dl scadrebbe mercoledì 10 maggio). Se invece il governo dovesse approvare l’odg, ma il testo restasse così com’è, il nodo della sua “imperfezione” finirebbe sul tavolo del Quirinale, a cui compete la promulgazione delle leggi prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Nel complesso, il provvedimento (varato dal Cdm il 9 marzo dopo il naufragio in Calabria del caicco Summer Love, costato la vita a 100 migranti) nei primi tre articoli fissa la valenza triennale per i decreti flussi, poi inasprisce le pene per trafficanti e scafisti (da 20 a 30 anni, con ipotesi di cattura anche all’estero). Quindi restringe i permessi di protezione speciale, limitandoli a poche fattispecie e cancellando la possibilità di convertirli per ragioni lavorative.


I dubbi dei giuristi, l’alert del Comitato.
Da settimane, sulla stretta si addensano i dubbi di giuristi ed enti umanitari. E in Senato, una prima correzione era già stata introdotta (dopo un confronto sottotraccia fra Palazzo Chigi e gli uffici legislativi del Quirinale), per ripristinare la cornice delle norme sui diritti umani e dei trattati internazionali (inizialmente espunta su pressing della Lega). Ora, a quelle perplessità e alle critiche delle opposizioni (ancora ieri, nelle dichiarazioni di voto, diverse forze dal Pd ad Avs fino a +Europa - hanno definito il testo «inutile, propagandistico e incostituzionale ») si sono sommate quelle del Comitato guidato da Rotondi, che ha lanciato un alert su alcune norme, in particolare l’articolo 7, relativo alla stretta sulla protezione speciale e scritto in modo da dar adito a problemi interpretativi. Già il 26 aprile, il Comitato aveva invitato l’esecutivo a valutare «l’opportunità di specificare se la modifica introdotta al Senato «debba essere interpretata nel senso che il ricorso avverso le decisioni di inammissibilità sia realmente precluso». Peraltro, una decisione della Cassazione su ricorsi contro decisioni di inammissibilità ha precisato che «oggetto del giudizio non è tanto il provvedimento negativo della Commissione territoriale, quanto piuttosto l’accertamento del diritto soggettivo del richiedente». Altri dubbi erano stati espressi nella relazione di minoranza al provvedimento da Riccardo Magi, segretario di +Europa, segnalando il rischio di lesione di due articoli della Costituzione: il 24 (che tutela il diritto di agire in difesa dei propri interessi) e il 113 (che prevede la possibilità di presentare ricorso contro tutti gli atti della Pa, compresa dunque la Commissione territoriale).

La tagliola.
Insomma, a ridosso del voto finale, l’iter del provvedimento apre l’ennesimo confronto in maggioranza, in una giornata in cui i partiti al governo hanno respinto le pregiudiziali di costituzionalità di Avs, Pd e M5s, dopo aver messo la “tagliola” agli interventi martedì alla discussione generale. Cosa comporterà, in concreto, la richiesta di “limatura”? Oggi lo si capirà meglio, in base all’evolversi dei lavori in Aula.


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