martedì 2 luglio 2019
Ma l'elezione del presidente slitta a domani. M5s resta senza gruppo
Debutta il nuovo Parlamento Ue. Cordone sanitario anti-populisti
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Il caos sulle nomine Ue a Bruxelles getta un’ombra sul Parlamento Europeo, che oggi ha la sua sessione inaugurale. Lo stallo sulle nomine ha già provocato una prima modifica dei lavori della prima sessione: l’elezione del presidente dell’Assemblea è slittata a domani. Il Parlamento Europeo (alla seconda sessione di luglio, che si tiene a metà mese) dovrà infatti confermare il presidente designato della Commissione Europea, e vuole conoscere l’intero pacchetto di nomine. Non mancano anche voci di un possibile rinvio del voto alla seconda sessione, nel caso i leader non riescano neppure oggi a mettersi d’accordo sulle 'alte cariche' Ue. Rinviati alla prossima sessione pure gli interventi dei leader della presidenza di turno Ue rumena appena terminata e di quella finlandese appena iniziata.

Il nuovo parlamento, rimasto a 751 eurodeputati (scenderà a 705 dopo la Brexit), è più frammentato del precedente, anche se gli europeisti hanno la vasta maggioranza. I Popolari hanno 182 seggi, i Socialisti 154, i Liberali (ora «Renew Europe», con i macroniani) 108, i Verdi 75, i Conservatori 41, la destra euroscettica guidata dalla Lega (seconda delegazione dietro i tedeschi di Cdu/Csu) e dal Rassemblement National di Marine Le Pen (il gruppo si chiama Identità e Democrazia, in sigla Id) 73, gli altri sono non iscritti (con molti meno fondi e scarsa influenza), tra cui M5S, che non sono riusciti a trovare un gruppo. Il loro originario, l’Europa delle libertà e della democrazia diretta, non ha più i numeri, e nessun altro gruppo da loro contattato ( Verdi, Liberali, Conservatori) li ha accolti.

LA FOTO Gli europarlamentari Brexit voltano le spalle durante l'inno europeo

L’Italia conta 73 eurodeputati, di cui 28 della Lega, 19 del Pd, 14 M5S, 7 di Forza Italia (Ppe) e 5 Fratelli d’Italia (che aderiscono ai Conservatori). Il leghista Marco Zanni è stato eletto presidente del gruppo Id, l’esponente di FdI Raffaele Fitto co-presidente del gruppo dei Conservatori, Roberto Gualtieri (Pd) tra i 9 vicepresidenti dei Socialisti&Democratici. Complessivamente, gli euroscettici o eurocritici sono sono 178 (il 23%), insufficienti per una maggioranza, ad esempio, con i Popolari (servono 375 deputati). Al tempo stesso, anche la tradizionale coalizione tra Popolari e Socialisti non ha più i numeri per una maggioranza, serve dunque almeno un terzo gruppo, anche se nelle scorse settimane hanno discusso un programma comune in quattro: oltre ai due citati, anche Renew Europe e Verdi. Una coalizione di 519 seggi (il 69% dei seggi). La maggioranza sarebbe comunque ampia pure senza i Verdi (che non dispongono di capi di Stato o di governo): insieme Popolari, Socialisti e Renew Europe dispongono di 444 seggi (59%).

Un’alleanza che ha già portato alla spartizione delle varie presidenze delle 22 Commissioni parlamentari. Secondo una bozza provvisoria di preaccordo (che può cambiare), il maggior numero, sette, dovrebbe andare ai Popolari (tra cui Affari Esteri e Affari Costituzionali); ai Socialisti cinque (tra cui quella Economica, che dovrebbe restare sotto la guida di Gualtieri, e Libertà pubbliche). Per Renew Europe si parla di tre presidenze (Ambiente e Pesca), ai Verdi due (importanti: Mercato Interno e Trasporti). Due commissioni previste per la destra di Id potrebbero essere invece, in base a un accordo degli altri gruppi, divise tra Ppe, socialisti e Renew Europe. Una vasta alleanza europeista potrebbe come accaduto in passato, impedire alla destra euroscettica di ottenere cariche importanti, come una delle vicepresidenze del Parlamento Europeo.

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