L'impianto fotovoltaico di Quillaga
La vera sfida della transizione energetica sono le batterie di lunga durata, cioè conservare l’energia prodotta da fonti rinnovabili per utilizzarla in qualsiasi momento, superandone l’intermittenza e l’imprevedibilità. Lo sa bene Antonio Cammisecra, che dopo una lunga esperienza in Enel è oggi ceo di ContourGlobal, azienda del fondo KKR che gestisce 5,3 GW di capacità installata, a cui si aggiungono circa 1 GW di rinnovabili in costruzione e circa 7 GW in sviluppo. La società ha appena inaugurato un innovativo impianto solare in Cile, nella regione di Antofagasta, capace di generare 221 MWp e soprattutto di accumulare 1,2 GWh in batterie. «Lo stoccaggio di lunga durata è il vero game changer: permette di produrre e consumare in momenti diversi», dice il manager. Oggi questo si può fare con energia 100% pulita, rendendo la rete più resiliente e più sicura: un bel vantaggio in tempi di cambiamenti climatici e in situazioni estreme come nei recenti blackout in Spagna e Portogallo. «Per la verità succede ciclicamente ovunque, era accaduto anche in Italia nel 2003, e le cause non sono ancora note. Ma sì, le batterie di ultima generazione possono aiutare pure nella gestione delle reti elettriche - garantisce Cammisecra -. Non a caso sono il primo settore di investimento in ricerca a livello globale, in ambito energetico».
Che cos’ha di così rivoluzionario questo impianto cileno?
Permette al fotovoltaico di superare le barriere naturali, ovvero di funzionare anche quando non c’è la luce del sole, coprendo uno spazio temporale molto più ampio, in cui di solito è già buio ma c’è ancora domanda di elettricità. L’impianto di Quillaga accumula energia utilizzabile fino a 6 ore e mezzo dopo il tramonto, mentre le batterie tipicamente garantiscono al massimo 2-3 ore.
Quali sono i benefici?
Superare l’eccesso di produzione in contemporanea nelle ore solari, il che ha un effetto tecnico e uno economico. Le batterie, infatti, da una parte riducono le congestioni della rete ed evitano lo spreco di energia rinnovabile che creerebbe un danno economico per il sistema, dall’altra permettono di spostare l’energia solare nelle ore in cui c’è necessità di consumarla, permettendo l’effettiva decarbonizzazione dei consumi serali tramite fonte solare.
Un impianto solare con batteria di lunga durata come quello di Quillaga si potrà vedere in Italia, e se sì dove e quando?
Entro cinque anni da oggi si vedrà in tutto il mondo e sicuramente ContourGlobal investirà in Italia, oltre che in Spagna o negli Stati Uniti, dove già oggi stiamo replicando queste soluzioni che trasformeranno il sistema elettrico globale. In Italia il nostro sviluppo è al momento al Centro-Sud e in Piemonte, ma ci espanderemo su tutto il territorio nazionale.

Si dice che il primo progetto è stato in Cile non solo per il potenziale del territorio ma anche per una regolamentazione favorevole. In Italia siamo pronti?
Il Cile gode forse dell’irraggiamento migliore del mondo e le regole sono molto chiare e lineari. Inoltre il settore elettrico è regolato in dollari, il che lo rende più attrattivo. In Italia il problema non è la regolazione, anzi da quel punto di vista siamo tra i migliori al mondo.
Quali sono dunque le criticità da superare?
Le rinnovabili non piacciono a tutti perché qualcuno ci perde o è ideologicamente contrario. Ci sono troppe spinte antagoniste, spesso ingiustificate come ad esempio le polemiche pretestuose di una parte del mondo agricolo contro il fotovoltaico. E poi c’è la burocrazia, i tempi lunghissimi per ottenere autorizzazioni e permessi. Il costo del non decidere è enorme.
Non vede anche il rischio di un cambio di postura a livello internazionale sui temi ambientali, dopo l’elezione di Donald Trump?
L’incertezza sarà solo transitoria. L’energia rinnovabile statunitense viene prodotta in buona parte in Stati repubblicani: gli Usa sono un Paese energivoro e energeticamente inefficiente, quindi semplicemente hanno bisogno delle rinnovabili.
Eppure, prevale una narrazione contraria alla transizione. Forse abbiamo sottovalutato qualcosa?
Sì, abbiamo sottovalutato il ritorno di fiamma di una ideologia anti-scientifica. Qualche anno fa il consenso scientifico era diventato mainstream, ora invece la questione ambientale è diventata questione politica: una follia. E poi abbiamo invece sopravvalutato il ruolo del consumatore, dando per scontato che la maggiore sensibilità da parte dei cittadini sarebbe diventata un fattore di scelta.