martedì 31 ottobre 2023
La Suprema Corte annulla la condanna in appello per Mandolini e Tedesco. L'amarezza di Ilaria, sorella del geometra ucciso nel 2009: salvati dalla prescrizione. Le difese: decisione cerchiobottista.
La parlamentare, sorella di Stefano Cucchi, intervistata in tv

La parlamentare, sorella di Stefano Cucchi, intervistata in tv - ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

La Cassazione ha dichiarato prescritto il reato di falso per il maresciallo Roberto Mandolini e per il carabiniere Francesco Tedesco, già condannati in uno dei processi per la morte di Stefano Cucchi, il geometra romano deceduto nel 2009 per le conseguenze di pestaggi e maltrattamenti mentre era in custodia cautelare per il possesso di 20 grammi di hashish. I giudici della Suprema Corte hanno pertanto annullato senza rinvio l'esito del procedimento di secondo grado, riconoscendo il reato estinto per prescrizione in relazione alla sentenza di appello bis che aveva inflitto tre anni e sei a Mandolini e due anni e 4 mesi a Tedesco. Nella requisitoria davanti agli "ermellini" della prima sezione penale, il sostituto procuratore generale della Cassazione Antonietta Picardi aveva chiesto invece di dichiarare inammissibili i ricorsi presentati dalle difese contro le condanne. Tedesco è il militare dell'Arma che con le proprie dichiarazioni aveva fatto riaprire le indagini. Mandolini, invece, era il comandante della stazione dei carabinieri dove venne portato Cucchi dopo il fermo: nel processo d'appello bis fu condannato con l'accusa di avere falsificato il verbale d'arresto.

L'amarezza di Ilaria Cucchi

«Roberto Mandolini è colpevole, ma è stato salvato dalla prescrizione. Provo tanta pena per lui», fa sapere la parlamentare Ilaria Cucchi, sorella del geometra , ribadendo il proprio sconcerto e la propria amarezza con un asciutto messaggio su Facebook. Si tratta di una «sentenza pilatesca», lamenta invece Giosuè Bruno Naso, avvocato difensore di Mandolini, «come al solito la Cassazione non ha avuto coraggio, avrebbe dovuto annullare senza rinvio la sentenza per insussistenza del fatto. Così invece è un colpo al cerchio e uno alla botte, la Cassazione non sorprende mai». Mentre Francesco Petrelli, difensore di Tedesco, si dice convinto che la sentenza ponga «fine a una vicenda drammatica che ha causato grandi sofferenze». Il suo assistito, prosegue Petrelli, «ha coraggiosamente contribuito all'accertamento della verità» ed «è stato assolto da tutti gli altri reati dei quali era accusato». Ora, argomenta il legale, «l'esito della prescrizione per un residuo reato di falso che non ha mai commesso non ci soddisfa certamente», ma «potremo commentare questa decisione controversa solo quando avremo letto le motivazioni dei giudici della Cassazione».

Le parti civili: «La ferita non si rimargina con la prescrizione»

Scontento pure, ma per motivi diversi, l'avvocato Diego Perugini, legale di parte civile di Nicola Minichini, uno dei tre agenti della Polizia Penitenziaria finiti sul banco degli imputati nel primo processo Cucchi e poi assolti in via definitiva per non aver commesso il fatto. A suo parere, è «una sconfitta per la giustizia e la verità. Anni di processi e depistaggi per una vittoria effimera. La Corte ha difatti confermato che i gravi illeciti penali sono avvenuti e hanno comportato un danno economico agli agenti di Polizia Penitenziaria». Proprio grazie ai depistaggi, argomenta il legale, «la Giustizia non è arrivata in tempo, e gli autori se la sono cavata a buon mercato. Ma questa è una ferita che non si rimargina con una prescrizione».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: