giovedì 5 ottobre 2023
La premier: armi con Kiev «finché sarà necessario». Il ministro della Difesa risponde sulle frizioni con Tajani dopo il suo l'annuncio su un ottavo pacchetto di armamenti, «con lui sinergia piena»
Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky al vertice europeo di Granada

Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky al vertice europeo di Granada - Ansa

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Il governo italiano a fianco dell'Ucraina «finché sarà necessario», dunque finché non si arriverà ad una «pace giusta». A confermarlo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che a margine del vertice della Comunità Politica Europa di Granada, ha avuto un «cordiale» incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il presidente del Consiglio ha confermato il «continuo e convinto sostegno a 360 gradi» del governo alle autorità ucraine per la difesa delle infrastrutture critiche e per le esigenze di Kiev in vista della stagione invernale «finché sarà necessario e con l'obiettivo di raggiungere una pace giusta, duratura, complessiva». I due leader, poi, hanno discusso anche di come «garantire sostegno in tema di iniziativa sul grano a favore dei paesi africani che stanno affrontando una crescente crisi alimentare».

Inoltre sulle ricostruzioni giornalistiche di frizioni tra il ministro degli Esteri Tajani e quello della Difesa Crosetto sulla decisione di inciare un nuovo pacchetto di aiuti in Ucraina, stamattina è stato proprio il responsabile della Difesa a rispondere, sottolineando che con il responsabile della Farnesina c'è una «sinergia piena e ottima». «Tutto quello da me detto ieri, in relazione a un nuovo pacchetto di aiuti da parte dell'Italia all'Ucraina, è, per fortuna, registrato e quindi verificabile, oltre che pronunciato in piu' d'uno consessi pubblici - la precisazione - Quello che, in realtà, ho detto è che il ministro Tajani ha parlato della decisione politica in merito alla volontà di fornire ulteriori aiuti all'Ucraina». Lo stesso Tajani - aggiunge il ministro - «ha precisato che, però, poi è la Difesa la parte "tecnica", cioè quella che deve individuare cosa dovrebbe o farebbe parte di questi aiuti. Quindi ieri non ho fatto altro che ribadire le sue parole».

La giornata di ieri

In realtà ieri a sera, quando l'ennesima giornata di colloqui a distanza si è consumata, è Kiev a mandare l'ennesimo segnale di fumo in direzione di Roma. «Ho avuto una telefonata costruttiva con il mio collega italiano Guido Crosetto» scrive su X il ministro degli Esteri ucraino Rustem Umerov, dicendosi «grato all'Italia per la costante assistenza militare fornita all'Ucraina e per aver partecipato alla Coalizione IT». Poi snocciola i desiderata del suo governo: «Abbiamo discusso di bisogni urgenti dell'Ucraina in prima linea: sistemi missilistici a lungo raggio e sistemi di guerra elettronica». E aggiunge: «Ho invitato l'Italia e le aziende italiane a investire nell'industria militare dell'Ucraina. Sarei felice di accogliere Crosetto in Ucraina nel prossimo futuro». Un invito esplicito a una partnership stretta che arriva in realtà mentre l'esecutivo italiano sta ancora meditando su cosa fare rispetto all'eventuale nuovo pacchetto di aiuti (sarebbe l'ottavo) da inviare a Kiev. Sul punto infatti sembrano esserci in seno al governo differenti valutazioni.

L'annuncio di Tajani

Ad annunciare il nuovo pacchetto era stato lunedì il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, in visita a Kiev. Ma la sua sortita non deve aver trovato eccessivo apprezzamento alla Difesa, dove i toni restano cauti. Tanto che è proprio il ministro Guido Crosetto a lasciare intendere come nulla sia stato ancora messo nero su bianco: «La disponibilità c'è, per ora è soltanto una dichiarazione di intenti» precisa, chiarendo come al momento si stia ancora verificando la fattibilità di un possibile ottavo pacchetto. «Ci sono due aspetti: uno politico, che è ciò di cui ha parlato Tajani; e poi c'è la parte tecnica, per vedere cosa si è in grado di dare senza mettere in pericolo la necessità di preservare sempre una Difesa italiana» argomenta Crosetto, riconoscendo che «c'è una continua richiesta da parte ucraina di aiuti», ma «bisogna verificare ciò che noi siamo in grado di dare rispetto a ciò che a loro servirebbe».

Il nodo delle scorte in magazzino

Del resto, già nel gennaio scorso si era posta la questione di un parziale svuotamento dei magazzini e di dover ripristinare le scorte di munizioni e armamenti necessari alla Difesa nazionale. Una questione con cui si sono confrontati pure gli altri Stati europei. Al momento, secondo alcune proiezioni delle aziende belliche, in Italia serviranno due anni per recuperare il quantitativo di munizionamento, senza contare i sistemi di difesa avanzata forniti a Kiev in collaborazione con la Francia, come il "Samp-T". «L'Italia ha fatto molto, ha puntato molto sui sistemi di difesa antiaerea per fermare gli attacchi che vanno sulle infrastrutture civili ed energetiche, sulle città, sulle scuole - ragiona ancora il ministro Crosetto -.Il problema è che non hai risorse illimitate. E da quel punto di vista l'Italia ha fatto quasi tutto ciò che poteva fare, non esiste molto ulteriore spazio». Nel merito dei possibili contenuti del nuovo pacchetto, insomma, il titolare della Difesa non si sbilancia. Anzi, nelle sue parole pare quasi di leggere un velato invito alla continenza verbale ad altri componenti del governo: «C'è già tantissima gente che ne parla non avendone competenza, evito di parlarne io. Anche perché è secretato» considera.

Le ipotesi: munizioni di contraerea e disturbatori "anti droni"

Al netto delle frizioni - più o meno dichiarate - nel governo, comunque il pacchetto potrebbe vedere la luce. Fonti informate ipotizzano che - stanti anche le richieste ucraine - l'invio possa alla fine riguardare altri sistemi o munizioni di contraerea e apparecchiature anti drone, compresi alcuni disturbatori di frequenze (del modello di quelli usati in Italia per garantire la sicurezza di eventi politici o sportivi, da ultimo la competizione internazionale di golf Ryder Cup). Ipotesi che però non trovano conferma. Al netto delle congetture, è presumibile che la scelta finale dipenderà dalle disponibilità di materiale nei depositi della Difesa.

Crosetto: forse dialogo in primavera

In seno al governo, l'ulteriore invio di armamenti all'Ucraina viene comunque valutato in un'ottica più generale, esplicitata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un video messaggio: «Abbiamo avuto una conferenza telefonica con i nostri alleati, in cui ho posto questo problema: inflazione prezzi, energia, migrazione, sono tutte conseguenze del conflitto. Impattando sui cittadini generano una resistenza o rischiano di generare una stanchezza nell'opinione pubblica. Se vogliamo difendere l'Ucraina con forza dobbiamo anche fare attenzione a queste conseguenze». Un ragionamento che porta la premier ad affermare che «sostenere l'Ucraina è non solo giusto ma anche il modo migliore per difendere l'interesse nazionale». Fino a quando? Stavolta è Crosetto ad abbozzare una previsione: «In inverno ci sarà probabilmente la risposta russa alla controffensiva ucraina» considera, e «penso che la prossima primavera possa essere il periodo in cui, esaurite da entrambe le parti le armi, per cercare di imprimere una svolta da una parte e dall'altra, si possa aprire un tentativo di dialogo».

M5s: basta inviare armi, serve una conferenza di pace

Dal versante delle opposizioni, l'apparente spaccatura in seno al governo viene enfatizzata. Il leader di M5s Giuseppe Conte sottolinea come, secondo «quanto riferito dalle cronache dei quotidiani», il titolare della Difesa Crosetto sia «apparso sorpreso» dall'annuncio del ministro Tajani di un «ottavo invio di armi all'Ucraina». Si conferma dunque, prosegue l'ex premier, «l'indirizzo di questo governo, oltranzista per quanto riguarda il sostegno militare, che continua, come quello precedente, a definire e a seguire questa strategia militare che prevede semplicemente un'escalation». Un fiume di armi che secondo Conte allontana «sempre di più ogni ipotesi di pace, provocando solo morte, distruzione e sofferenza». Quando invece, conclude il leader pentastellato, occorrerebbe «una Conferenza di pace e sicurezza che porti ad un cessate il fuoco e dia stabilità e sicurezza a quel quadrante».




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