Arrivati altri 85 profughi a Fiumicino. Li accoglieranno 17 diocesi
Mentre Italia ed Ue si confrontano su 47 migranti, in silenzio i territori hanno dato la disponibilità ad accogliere un numero grande quasi il doppio, In due anni trasferiti già 500 profughi

Alba di speranza per gli ultimi 85 profughi del corridoio umanitario aperto un anno fa dalla Cei con l'Etiopia. Stamattina alle 4.30 è arrivato a Fiumicino da Addis Abeba l'ultimo gruppo di persone vulnerabili che rientrano nel Protocollo di intesa con lo Stato italiano, firmato dalla Conferenza Episcopale Italiana che agisce attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes con Gandhi Charity e dalla Comunità di Sant’Egidio per sostenere ingressi legali e sicuri. Queste 85 persone, soprattutto provenienti dal Corno d'Africa e dal Sud Sudan, verranno ora accolte in 17 Diocesi in tutta Italia.
Mentre Italia ed Ue si confrontano su 47 migranti, in silenzio i territori hanno dato la disponibilità ad accogliere un numero grande quasi il doppio. Tra i nuovi arrivi ci sono 16 nuclei familiari e una decina di bambini, la più piccola di nemmeno un anno. Molti di loro sono nati nei campi profughi. Diverse le vittime di tortura sia nei Paesi di origine sia in quello di transito, come gli eritrei sequestrati anni fa nel Sinai dai predoni beduini.
Il Protocollo, finanziato con fondi Cei 8xmille, ha consentito finora il trasferimento dall’Etiopia di 500 profughi in due anni, grazie anche all’intervento di diocesi, parrocchie, famiglie e istituti religiosi e l’utilizzo di appartamenti privati, con il supporto di famiglie tutor italiane che si occupano di accompagnare il percorso di integrazione sociale e lavorativa di ognuno sul territorio garantendo servizi, corsi di lingua italiana, cure mediche adeguate. Chiuso il primo varco di 600 arrivi, Cei e governo italiano stanno definendo in questi giorni la combvenzione per il prossimo corridoio che comprenderà profughi in Etiopia, Turchia e Niger. Per Oliviero Forti, rsponsabile immigrazione della Caritas italiana, dall'esperienza «è emersa la grande disponibilità dei territori ad accogliere le persone. Anche l'arrivo di questo gruppo dimostra che i corridoi umanitari sono uno strumento che mette d'accordo tutti e potrebbero risolvere molte situazioni drammatiche».
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