martedì 25 febbraio 2020
Tutto il terzo settore si sta organizzando per continuare ad aiutare le persone in difficoltà. Dalle mense ai luoghi di accoglienza, non sarà questo virus a fermare volontari ed operatori
Milano ha paura e in parte si è fermata. Ma i poveri non possono essere abbandonati

Milano ha paura e in parte si è fermata. Ma i poveri non possono essere abbandonati - Fotogramma

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Il terzo settore milanese messo alla prova dal Coronavirus. La rete di solidarietà cittadina sta ridefinendo il suo modo di operare. Sono soprattutto gli assembramenti il problema da gestire. Ma le onlus si riorganizzano per non interrompere gli aiuti ai poveri ed evitare che siano proprio gli ultimi a venire maggiormente colpiti da questa situazione.

Caritas ambrosiana ha preso una serie di provvedimenti. Le mense continuano a funzionare, ma il pasto non verrà consumato nelle strutture, ma distribuito in sacchetti e buste, in modo da evitare l’affollamento in un unico locale. «Dal momento che i nostri ospiti vengono alla spicciolata e non tutti insieme, riusciamo a fare in modo che non si formino code», fa sapere Caritas.

I centri di ascolto nelle parrocchie e gli sportelli restano aperti ma solo su appuntamento, sempre per non affollare le sale d’aspetto; su appuntamento anche le spese negli empori e botteghe solidali. Sospese le attività di doposcuola e le scuole di italiano - in linea con le decisioni prese a livello regionale -, mentre i centri di accoglienza residenziali e notturni restano aperti.

«Mentre invitiamo volontari e operatori – ha detto il direttore di Caritas Luciano Gualzetti – ad attenersi scrupolosamente a queste indizioni estendiamo a loro e a tutta la popolazione l’invito del nostro arcivescovo ad evitare allarmismo e rassegnazione, coltivando invece prudenza e senso del limite. Occorre evitare che gli effetti di questa situazione di emergenza ricadono fatalmente sui più deboli, a cui non deve venir meno la prossimità degli operatori, dei volontari e delle comunità tutte».

Non per tutte le associazioni è stato possibile garantire la continuità del servizio. Pane Quotidiano per esempio non riesce più a distribuire le 3mila spese che dal lunedì al sabato dà a chi si presenta alla porta delle due sedi milanesi. «Il problema – fanno sapere dall’associazione – è che si formano lunghe file e spesso ci sono tanti pensionati, che sono i soggetti più a rischio». La decisione riguarda, per ora, questa settimana, in attesa di nuove disposizioni.

Alla Casa della carità, invece, sono stati sospesi temporaneamente il servizio di prima accoglienza aperto all’esterno - il centro di ascolto, lo sportello legale e quello delle residenze - anche se si sta ipotizzando di aprirli su appuntamento.
Non si fermano le attività di accoglienza residenziale per i 140 ospiti, per cui è stata disposta una sanificazione straordinaria degli ambienti.

Altra questione per il terzo settore riguarda i volontari: sono loro che portano avanti le attività ma spesso sono anziani e pensionati, ora a casa a fare da baby-sitter ai nipoti che non vanno a scuola.

Anche le Caritas diocesane di Crema, Cremona, Lodi e Mantova – ad esclusione della "Zona rossa" – condividono l’adozione delle misure già elencate per la Caritas ambrosiana. E quindi: centri di ascolto e sportelli aperti su appuntamento, con la possibilità di colloqui anche telefonici; empori e botteghe solidali per generi di prima necessità, sempre su appuntamento; mense con pasti distribuiti in sacchetti; dormitori aperti, a cui si suggerisce di predisporre una scheda giornaliera di valutazione delle condizioni di salute delle persone accolte.



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