martedì 17 novembre 2020
L'arcivescovo Moscone: mai successo dalla morte di san Pio, ma bisogna proteggere le persone
Il santuario di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo

Il santuario di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo - Ansa

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A partire da ieri, tutte le Messe nel Santuario dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo sono celebrate a porte chiuse mentre sono ridotte a due quelle festive aperte ai fedeli, la mattina alle 11.30 e quella vespertina delle 18. Per ragioni prudenziali resteranno chiuse, fino a nuova disposizione, la chiesa di San Pio da Pietrelcina e la cripta del santuario di Santa Maria delle Grazie, che custodisce la reliquia del corpo del santo, e i relativi percorsi per i pellegrini. “La situazione attuale è tale che obbliga a prendere delle decisioni pesanti e apparentemente 'contrarie' a quella che è la prassi religiosa comune”, ha spiegato padre Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e presidente dalla fondazione Casa Sollievo della Sofferenza.

“Mi rendo conto – ha aggiunto - che mi è toccato compiere un’azione un po’ di tipo storico con la chiusura del santuario e dei luoghi di Padre Pio, cosa che non era mai successa dalla morte di san Pio del 1968”. Una decisione presa dopo aver sentito il rettore fra’ Francesco Dileo e il provinciale fra’ Maurizio Placentino, anche lui colpito dal Covid in forma sintomaticamente grave.

Intervenendo sull’emittente Padre Pio TV, padre Franco ha definito “drammatica” la situazione in cui è venuta a trovarsi la comunità religiosa dei Cappuccini: un gran numero di frati sono risultati positivi e molti con sintomi. “Non è possibile mantenere il servizio e quindi è stato un atto d’obbligo chiudere gli ambienti del santuario e ridurre le celebrazione con la presenza del popolo”.

Nella Evangelii Gaudium, papa Francesco ha sottolineato che la realtà è superiore all’idea e che dobbiamo essere innanzitutto fedeli e responsabili alla realtà. “Dio è nella realtà e soprattutto nella realtà ci siamo noi”, ha sottolineato padre Franco. “Di fronte a questa situazione di pandemia non ci tocca salvare il credo ma i credenti, non ci tocca salvare la pratica ma i praticanti. sarebbe come dire che come pastore non vado alla ricerca delle pecore smarrite, non cerco di proteggerle ma mi accontento di proteggere i libri che studiano la pastorale o la teologia”. Quindi la chiusura dei luoghi del santuario è uno strumento di salvaguardia e di coerenza con la realtà nella certezza che passerà questo periodo di turbolenza. Rivolgendosi ai devoti di Padre Pio, l’arcivescovo ha sottolineato che in momenti come questi i Gruppi di preghiera possano essere dalle loro case veri cenacoli di fede e di carità, come li voleva san Pio da Pietrelcina.

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