lunedì 14 gennaio 2013
​La lettura strumentale di un pronunciamento della Corte suprema riapre il dibattito su unioni omosessuali e bambini. Ma «i desideri non possono costituire un diritto», ricorda l’Osservatore Romano. Mirabelli (Consulta): caso specifico da non generalizzare.
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Il giorno dopo è il momento delle precisazioni e delle retromarce. La stessa presidente della Prima sezione civile della Cassazione, Maria Gabriella Luccioli, ha manifestato stupore per il gran clamore suscitato dalla sentenza depositata venerdì, che porta la sua firma, sull’affidamento di un bambino alla madre che vive con un’altra donna. Il magistrato ha voluto smorzare gli entusiasmi di chi ha preteso di leggere la sentenza come un implicito lasciapassare alle adozioni da parte delle coppie omosessuali. Niente di più lontano dalla realtà. «Qui non è in ballo l’adozione per le coppie gay», ha voluto ulteriormente precisare ieri Luccioli. Anche il magistrato aveva comunque contribuito ad alimentare le “speranze” dei fautori dell’adozione per le coppie dello stesso sesso, scrivendo nella sentenza che è «mero pregiudizio» ritenere «che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale». Questa frase ha dato il via alle strumentalizzazioni ideologiche di chi, a tutti i costi, ha voluto leggere nella sentenza ciò che non c’era. Come ha precisato ieri la giudice.Lo scalpore mediatico con cui è stato accolto il pronunciamento della Suprema Corte ha colpito anche la madre, involontaria protagonista della vicenda. Attraverso il legale di fiducia, la donna ha ribadito che la propria omosessualità «non è stata assolutamente rilevante» ai fini della decisione della Cassazione, che si è limitata a confermare quanto già deciso dalla Corte d’appello di Brescia. E cioè che fosse preferibile che il bimbo vivesse con la madre piuttosto che con il padre violento.Intervistato dal Corriere della Sera, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, ha sottolineato che la Cassazione si è riferita a «un caso concreto» e che, di conseguenza, «bisogna stare attenti a generalizzare» e a interpretare la sentenza. Definita comunque «choc» dal presidente dell’Osservatorio per i diritti dei minori, Antonio Marziale. Contro l’adozione per le coppie gay si sono espressi anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini e il parlamentare del Pdl, Carlo Giovanardi, che ha ricordato come le sentenze della Cassazione «non possono sovrapporsi ai principi della Costituzione». Per i vertici dell’Associazione nazionale magistrati, invece, «sul tema dei diritti civili la giurisprudenza riempie i vuoti lasciati dalla politica». Ma non in questo caso.​
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