venerdì 8 marzo 2024
Si è chiuso con una pronuncia di inammissibilità il primo grado di giudizio nella causa climatica intentata nel 2021 contro lo Stato italiano da 24 associazioni e 179 individui
La prima causa climatica contro lo Stato giudicata inammissibile

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Il tema clima non entra nei Tribunali. È stata pubblicata la sentenza del primo contenzioso climatico contro lo Stato Italiano. La causa è inammissibile per difetto di giurisdizione. «Così la giudice evita di entrare nel merito delle richieste presentate dai 203 attori» commenta l'associazione A Sud, primo ricorrente. «Secondo il tribunale nessun giudice italiano può tutelare i diritti fondamentali minacciati dalla inefficienza delle politiche climatiche dello Stato, come avvenuto in molti paesi europei - spiegano gli attivisti - È una scelta di retroguardia. Continueremo a batterci per vedere le nostre istanze accolte e il diritto al clima riconosciuto».

Il tema del ricorso

«Con la causa - spiega la ong - si chiedeva al giudice - considerata l'esistenza di un preciso dovere dello Stato nell'agire efficacemente per rispettare gli impegni assunti in ambito climatico e tutelare i diritti fondamentali minacciati dagli stravolgimenti climatici - di riconoscere che l'insufficienza delle politiche climatiche in campo minaccia il godimento dei diritti fondamentali e, di conseguenza, di imporre allo Stato di rivedere al rialzo gli obiettivi di riduzione delle emissioni».

«Si tratta di un'occasione persa per le istanze sociali ed ambientali nel nostro paese - spiega Marica Di Pierri, portavoce di A Sud e co-coordinatrice della campagna Giudizio Universale -, ma la volontà di non esprimersi del tribunale di Roma non comporta che non ci siano i presupposti per una condanna dello Stato. Secondo il tribunale nessun giudice italiano può tutelare i diritti fondamentali minacciati dalla inefficienza delle politiche climatiche dello Stato, come avvenuto in molti paesi europei. È una scelta di retroguardia».

Tra i ricorrenti dell'azione legale c'è Luca Mercalli, climatologo e divulgatore, presidente della Società Meteorologica Italiana: «Che l'Italia non stia facendo abbastanza per ridurre le emissioni è sotto gli occhi di tutti - ha commentato -. Che la politica non ascolta la scienza né i cittadini anche. In molti paesi i tribunali hanno fatto la differenza».

In Francia, Olanda e Germania le sentenze che hanno fatto storia

A commentare la sentenza anche organizzazioni che hanno promosso azioni simili in altri paesi. Così Marjan Minnesma, direttrice di Urgenda, la fondazione olandese protagonista del celebre caso che ha portato alla storica condanna dell’Olanda, la prima in tema clima, nel 2018: «C’è un divario crescente tra le promesse dei nostri governi e le azioni che intraprendono nell’affrontare l’emergenza climatica. La sentenza Urgenda nei Paesi Bassi ha dimostrato che i tribunali hanno un ruolo cruciale nell’esaminare se i governi stiano facendo abbastanza per ridurre le emissioni di gas serra e quindi salvaguardare i diritti fondamentali dei loro cittadini. Numerosi tribunali in tutto il mondo hanno seguito questo precedente, rafforzando così le politiche climatiche e la tutela dei diritti umani nei loro paesi. Mentre gli impatti climatici estremi continuano a devastare tutti i continenti, i tribunali italiani non dovrebbero sottrarsi al loro dovere costituzionale: dovrebbero seguire le orme di quei tribunali che già hanno indicato la strada, assicurando che i governi rispettino i loro obblighi giuridici e mantengano gli impegni presi per affrontare l’emergenza climatica».

Alla “storica” sentenza olandese ne sono seguite diverse altre pronunciate in tutta Europa.

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