giovedì 19 settembre 2019
Il piccolo è rimasto cinque ore chiuso in auto. La madre era andata all'asilo per riprenderlo, ma era assente. Così è scattato l'allarme, ma non c'è stato nulla da fare
Il luogo di una tragedia analoga a quella di Catania, dove un bambino è stato dimenticato in auto dal padre ed è morto per il caldo (archivio Ansa)

Il luogo di una tragedia analoga a quella di Catania, dove un bambino è stato dimenticato in auto dal padre ed è morto per il caldo (archivio Ansa)

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È successo ancora, purtroppo: un bambino è stato dimenticato chiuso nell’auto dal padre ed è morto oggi a Catania dopo più di 5 ore al sole. La cronaca ha registrato ormai diversi, troppi di questi casi negli ultimi anni: quasi una sindrome (identificata medicalmente come amnesia dissociativa) che inspiegabilmente colpisce genitori distratti o presi da troppe faccende.

Questa volta l’episodio si è verificato nel capoluogo etneo: un uomo, ingegnere di 43 anni, dipendente amministrativo dell’università, ha dimenticato di accompagnare il figlioletto di 2 anni all’asilo e l’ha lasciato invece al parcheggio del suo posto di lavoro.

Alcune ore dopo la moglie, che è medico cardiologo nel locale Policlinico, l’ha chiamato chiedendo spiegazioni perché non aveva trovato il bambino alla scuola materna; solo allora il padre si è ricordato di quanto successo, si è precipitato nella vettura ma il piccolo era esanime e al pronto soccorso del Policlinico non hanno potuto che constatarne il decesso. Come atto dovuto, il pm Andrea Norzi ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.

La tragedia sembra la tristissima replica quanto avvenne sempre a Catania 21 anni fa: allora un tecnico aveva lasciato il figlio di 20 mesi nel suo seggiolino all’interno dell’auto, nel parcheggio di una fabbrica di microelettronica; era il 3 luglio 1998, la città boccheggiava sotto uno scirocco asfissiante e il povero bambino era morto disidratato. In seguito episodi simili sono avvenuti in varie parti d’Italia, negli ultimi 10 anni almeno 8 casi: a Lecco nel 2008, a Teramo e Perugia nel 2011, a Piacenza nel 2013, a Vicenza nel 2015, quindi a Livorno nel 2016, Arezzo nel 2017, Pisa nel 2018.

Lo stillicidio ha indotto vari politici a presentare progetti di legge per rendere obbligatori i dispositivi elettronici di allarme che impediscono di dimenticare i figli in macchina. E di fatto l’Italia è stato il primo Paese europeo a varare un provvedimento in materia: si tratta della legge 766 del settembre 2018, secondo la quale a partire dal 1° luglio scorso trasportando bambini fino ai 4 anni avrebbe dovuto essere obbligatorio usare un dispositivo anti-abbandono (sensore di calore, cuscino bluetooth, telecamera, eccetera) collegato tramite app allo smartphone. È stato perfino stanziato un milione di euro per incentivi all’acquisto dei salva-bebé.

Peccato però che l’obbligo dell’adozione sia slittato almeno a novembre, non essendosi ancora definite con apposito regolamento attuativo le caratteristiche tecniche che i dispositivi dovranno osservare. Un ritardo burocratico senza il quale, forse, i genitori catanesi avrebbero avuto uno strumento in più per evitare la fine del loro piccolo.

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