mercoledì 3 luglio 2013
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Signor direttore,
stando alla sua ipotesi, dovremmo chiudere qualsiasi attività in cui la Mafia o Malavita si insinuano: chiudiamo tutte le opere pubbliche, gli appalti, lo smaltimento rifiuti..., magari anche la chiesa cattolica, visti certi scandali conclamati. L’operazione nominata è vecchia ed è giusto che si scoprano e sempre in ritardo, ma dov’era il suo giornale negli anni passati? Si ricordi: la maggioranza degli operatori è corretta, ma tanto è inutile, lei vede solo in modo strabico. Un operatore del gioco lecito e legale.
R. Illi​ca
L’argomento che usa, signor Illica, è piuttosto debole, anzi inconsistente. È lei che, pur vivendo dall’interno nella sua dimensione «lecita e legale» la realtà di quello che chiama «gioco», chiude gli occhi per non vedere il fenomeno (quello sì «conclamato»…) di Azzardopoli. Un fenomeno grave, che non può non allarmare e persino far inorridire. Sì, inorridire, quasi come è capitato a me – mi permetto una polemica facile facile – nel constatare che lei scrive mafia e malavita con la maiuscola e Chiesa cattolica con la minuscola… Se la scala di valori fosse quella che lei (forse inconsapevolmente) abbozza, staremmo freschi!
Temo che, a suo parere, anche questa mia annotazione sarà frutto di «strabismo», io invece lo considero usare con attenzione sguardo e giudizio, e perciò – pensi un po’ – cerco di tenermi allenato più che posso... In ogni caso, mi pare di capire che 'Avvenire' non sia esattamente tra le sue letture preferite. Altrimenti saprebbe che da molti anni – sviluppando nostre inchieste giornalistiche, dando conto di indagini giudiziarie e facendo eco agli studi e alle denunce delle Fondazioni anti-usura, di associazioni e di semplici cittadini – ci occupiamo con continuità dell’azzardo e dei disastri umani e civili che provoca. Sempre schierati dalla parte delle persone che in molti modi, diretti e indiretti, sono ferite e umiliate da questa piaga. Se negli ultimi tre-quattro anni la nostra informazione sul tema si è dovuta fare martellante è semplicemente perché – come ho sottolineato più volte – nel tempo della grande crisi economica il business legato a slot machine, scommesse & affini è letteralmente esploso, soprattutto sulla pelle di tanta povera gente e di una vasta e purtroppo crescente platea di 'giocatori' compulsivi.
È per questo che chiediamo argini forti e soprattutto seri al dilagare di Azzardopoli nel cuore delle nostre città, nei locali pubblici e – attraverso internet e cellulari – fin dentro le case degli italiani. Una vera metastasi, frutto di una 'liberalizzazione' (quasi l’unica riuscita nel nostro Paese…) insensata e pericolosa. Pericolosa in sé e perché largamente infiltrata, controllata e comunque usata dalla criminalità organizzata come continuiamo a documentare con fatti di evidenza solare e drammatica, che certo non smentiscono la presenza di «operatori» puliti, ma smentiscono la favola di un azzardo domato e bonificato. Purtroppo è esattamente il contrario. Detto questo, le faccio notare che l’unica proibizione assoluta che abbiamo sollecitato è quella della pubblicità, perché – non ci stanchiamo di ripeterlo – «l’azzardo non è un gioco», ma non vogliamo che venga consegnato alla sola dimensione dell’ombra e dell’illegalità. Da cittadini pretendiamo, invece, che lo Stato smetta di dimostrarsi solo interessato a 'fare cassa' sulle cosiddette 'giocate', e che finalmente regoli l’azzardo di ogni sorta in modo ferreo, decidendosi, almeno, a limitare davvero i suoi costi umani, sociali ed economici, che sono pesantissimi e tutt’ora incredibilmente sottovalutati.
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