giovedì 6 maggio 2021
La Finanza di Catania rivela l’intreccio tra una società del settore delle scommesse online e il clan Santapaola-Ercolano. Due mesi fa, nella stessa inchiesta, 23 arresti
Azzardo, la 'mafia da tastiera' Maxi-evasione da 600 milioni

Ansa

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Un’evasione fiscale per circa 600 milioni di euro. L’ha scoperta la Guardia di finanza di Catania a carico di una società attiva nel settore delle scommesse online. L’ennesimo intreccio tra azzardo legale e illegale, collegato alla criminalità organizzata, in questo caso il clan Santapaola- Ercolano. L’attività è un seguito dell’“Operazione Doppio gioco” che due mesi fa aveva portato all’arresto di 23 persone per esercizio abusivo di gioco e scommesse, truffa aggravata, autoriciclaggio, condotte aggravate dalla finalità di favorire gli interessi del potente clan catanese, e al sequestro di circa 80 milioni di euro.

L’indagine è andata avanti e gli investigatori del Nucleo di Polizia economico finanziaria (Pef) delle Fiamme gialle hanno operato una verifica fiscale nei confronti di una società di diritto maltese che curava, senza autorizzazione, le attività di raccolta delle scommesse, offrendo una vasta gamma di prodotti online, fra cui scommesse sportive, giochi virtuali, poker live e sale da poker, giochi di abilità, 500 giochi di casinò e 4 casinò dal vivo. «Si tratta di due imprenditori legali con un’impresa esistente, seppure con sede a Malta – ci spiega il tenente colonnello Gennaro Tramontano, Comandante del Nucleo Paf – con attività ripartite sul territorio con agenzie che avevano una loro ragione giuridica e operavano nel settore della raccolta delle scommesse, ma sotto il profilo tributario erano caratterizzate dal fenomeno dell’illiceità nel senso che la riconducibilità alla società maltese permetteva di drenare tutte le risorse. Quindi questo volume di giocate raccolte esclusivamente sul territorio nazionale poi non era sottoposto a tassazione in Italia». È stato così ricostruito l’intero volume delle puntate, raccolte in Italia grazie a “centri scommesse”, che, seppur formalmente costituiti come ditte individuali, agivano sotto la direzione dei due imprenditori.

«Si tratta di centri scommesse e centri trasmissione dati, dove si svolgeva anche attività legale o comunque non illecita – spiega ancora l’ufficiale –. Non si tratta di bische clandestine. Sono un mix tra legale e illegale, e il primo è una copertura per il secondo». E sicuramente, aggiunge il comandante «si trattava di un bel-l’affare ». È stato, infatti, accertato che la società ha conseguito ricavi non dichiarati per 570 milioni di euro, omettendo la relativa dichiarazione ai fini delle imposte sui redditi. Inoltre le indagini hanno consentito di appurare che la società ha omesso la dichiarazione dell’imposta sulle scommesse per un importo di circa 30 milioni di euro. Gli ingenti profitti derivanti venivano poi fatti affluire nei conti della società maltese e, da lì, ulteriormente riciclati nell’acquisito di terreni, fabbricati, società in Italia (Puglia e Emilia Romagna), nella stessa Malta, in Polonia e in Germania, soprattutto nella ristorazione. La conferma che l’azzardo è davvero un ricco affare. Ricordiamo che due degli arrestati di due mesi fa erano stati, infatti, contattati da Francesco Guttadauro, nipote del superlatitante Matteo Messina Denaro, interessato a inserirsi nell’affare. «È la “mafia da tastiera” – torna a ripetere il tenente colonnello – che usa meno la violenza e ha la capacità di muovere ingenti quantità di denaro con mezzi informatici ».

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