venerdì 23 luglio 2021
Per l'assessore che ha ucciso il marocchino la Procura ha chiesto la conferma dei domiciliari. Il video dell'aggressione. Don Marco Daniele: le istituzioni non hanno fatti nulla per gli immigrati
a sorella di Youns El Boussettaoui, l'uomo ucciso in piazza a Voghera dall'assessore alla Sicurezza Massimo Adriatici depone dei fiori in ricordo del fratello, Voghera, 22 Luglio 2021.

a sorella di Youns El Boussettaoui, l'uomo ucciso in piazza a Voghera dall'assessore alla Sicurezza Massimo Adriatici depone dei fiori in ricordo del fratello, Voghera, 22 Luglio 2021. - Ansa

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Si complica la posizione di Massimo Adriatici. La Procura di Pavia ha chiesto la conferma degli arresti domiciliari per l’assessore alla Sicurezza del Comune di Voghera che martedì sera ha ucciso con un colpo di pistola un cittadino marocchino. Adesso la Procura ipotizza il pericolo di reiterazione del reato e inquinamento delle prove, mentre non sussiste il pericolo di fuga. Questa mattina Adriatici comparirà davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. L’unica novità emersa dalle indagini riguarda le immagini acquisite dalla telecamera di sorveglianza di un palazzo di corso 22 marzo, vicino al bar "Ligure", dove si è consumata la tragedia. Il filmato mostra la vittima, Youns El Boussetaoui, che avanza verso Adriatici, che poco prima si era spostato dall’ingresso del bar per chiamare le forze dell’ordine e segnalare le intemperanze del marocchino. Quindi, l’assessore estrae dalla tasca e mostra all’uomo che si avvicina la pistola che porta sempre con sé, col colpo in canna. L’altro reagisce sferrandogli un pugno che lo fa cadere. Purtroppo, le immagini non permettono di capire quando venga esploso il colpo e se ciò accada per sbaglio o sia intenzionale. «Gli hanno sparato in piazza davanti a tantissime persone. Dove è la legge in questa Italia? Ma siamo nella foresta?» ha detto in lacrime la sorella della vittima davanti alle telecamere di Mediaset, descrivendolo come una persona malata, padre di due figli piccoli. L'autopsia al corpo della vittima è stata eseguita dopo il decesso, senza che venissero informati i familiari.

Domenica, dall’altare, sceglierà parole più consone al parroco del Duomo di Voghera, ma c’è da scommettere che le casalinghe lo capiranno al volo. Don Marco Daniele, il tortonese che, insieme a don Cristiano Orezzi, regge le quattro parrocchie che dal centro si affacciano sulla vecchia periferia della città oltrepadana, all’indomani dell’omicidio di Youns El Boussetaoui chiede di fare silenzio ed agire. Lo chiede soprattutto ai politici che in queste ore, chi con garbo e chi meno, hanno strumentalizzato la morte dell’immigrato molesto. «Comodo usare i migranti in campagna elettorale, da entrambe le parti, e urlare contro i poveri che fanno i loro bisogni in piazza oppure contro gli xenofobi che li perseguitano: ce lo ricordiamo che in questa città le amministrazioni di ogni colore non hanno fatto nulla per loro. Provate a cercare un bagno pubblico... Se non ci fosse la Caritas non esisterebbero mense, docce e servizi basilari per una vita decente».

Don Marco, chi la ascolta quando predica?
La parrocchia è frequentata da molte persone, al Grest avevano 140 ragazzi e parliamo della prima edizione post Covid. Il gruppo adulti è folto, come pure gli animatori... per fortuna, l’oratorio è vivo.

Possiamo definirla un’oasi felice in una città in cui si va in giro armati?
La tragedia di martedì sera non rappresenta Voghera, ma l’odio che ne è scaturito la rappresenta pienamente.

In che senso?
Questa terra vive la politica in modo semplificato, con colori troppo vividi, lasciando troppo spazio agli odiatori, che sono da una parte e dall’altra e che con il loro strepitìo danno un’immagine distorta della comunità, perchè i giornali e le tv colgono solo le loro urla.

Qui martedì sera hanno ammazzato un uomo in mezzo alla strada.
Vero. E la magistratura sancirà la giustizia degli uomini su questa morte. Ma c’è una colpa anche in chi cavalca l’onda per interessi politici, sottraendo identità pubblica a una comunità che è fatta anche di tante brave persone che si rimboccano le maniche per gli altri. I vogheresi aiutano i poveri più di quanto facciano le istituzioni. Eppure ce ne sarebbe grande bisogno, soprattutto ora.

Il bivacco degli irregolari nelle piazze è il segno di una emergenza sociale?
Quello è un segno e nulla più. I numeri della mensa o dell’asilo notturno dimostrano che l’emergenza sociale è più ampia e con lo sblocco degli sfratti e dei licenziamenti, in autunno, ci aspettiamo un’impennata del disagio, anche perché Voghera non è un paesino e qui non sempre ci sono le reti sociali e amicali che tamponano. Il Terzo settore fa quel che può, ma da anni è solo.

I vogheresi se ne rendono conto?
Si dividono tra coloro che hanno paura del diverso e quelli che silenziosamente lo aiutano. Sapete, i vogheresi dovrebbero fare una cosa semplice: spiegare ai propri rappresentanti politici che hanno promesso di ripulire piazza San Bovo – dimenticando che il nostro patrono era un pellegrino...– che non hanno aggiunto un solo servizio a quei pochi che offre la Caritas. Sarebbe ora che la politica non si limitasse a parlare di solidarietà.

Lei e don Cristiano, queste cose le dite dal pulpito?
Stiamo preparando un intervento comune per domenica. Non condanneremo nessuno ma chiederemo di tacere. Come si legge nel Libro delle Lamentazioni, è meglio aspettare in silenzio la salvezza del Signore. Diremo che, più delle polemiche, è il tempo dell’assunzione di responsabilità: invece di sventolare odi ed esclusioni accorgiamoci dei fratelli in difficoltà e facciamo qualcosa perché un uomo alcolizzato non sia abbandonato in una piazza, esponendo gli altri e se stesso al rischio di una tragedia come quella di martedì sera.

Chi deve fare un esame di coscienza: la Lega o i suoi avversari?
Entrambe le parti. Comodo parlare ma non basta un permesso di soggiorno: se un povero abita il nostro territorio bisogna accompagnarlo, con tutte le difficoltà del caso, e lo debbono fare le istituzioni, non la casalinga di Voghera. La Caritas collabora, ma non ce la fa da sola. E poi, non sto parlando di un’opera pia, di un gesto cristiano: chiediamo che sia riconosciuto un diritto costituzionale. Proprio per questo nessuno deve più strumentalizzare queste tragedie: si taccia e si risponda coi fatti. Troppo comodo usare i poveri e i morti per rastrellare voti. E dal giorno dopo lasciare il territorio in balia dei suoi problemi.

Non la ameranno né a destra né a sinistra.
Vorrei chiedere a chi gridava prima di martedì e a chi grida oggi una cosa sola: cosa hai fatto per impedire che quell’uomo fosse ucciso?

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