lunedì 27 giugno 2016
​​Arrestato nella notte il boss soprannominato "u lentu" e considerato il secondo ricercato d'Europa per pericolosità dopo Messina Denaro. Non ha mai vissuto da recluso e ha continuato a controllare il territorio della piana di Gioia Tauro. (A.M. Mira)
Fazzalari, il super-latitante che viveva nei boschi
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Si era nascosto in una villetta del villaggio turistico Monte Trepitò, nel comune di Molochio, tra i boschi dell'Aspromonte a pochi chilometri dalla "sua" Taurianova. I carabinieri gli hanno messo le manette mentre era ancora a letto, non ha reagito, malgrado fosse armato, e ha fornito le sue generalità. È finita così dopo più di venti anni la lunghissima latitanza di Ernesto Fazzalari, 46 anni, il secondo ricercato d'Italia e d'Europa per pericolosità dopo Matteo Messina Denaro. Sfuggito alla cattura nell’operazione Taurus nel 1996, personaggio di primo piano della cosca di 'ndrangheta Avignone-Zagari-Viola che opera a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, in guerra contro la cosca Asciutto-Neri-Grimaldi, una faida che aveva provocato 32 morti. Ernesto Fazzalari, è soprannominato "u lentu" ma è molto abile ad uccidere, veloce con la pistola che impugna con la mano sinistra. Quasi un personaggio da film ma drammaticamente reale. Ritenuto "crudele assassino" dagli investigatori internazionali, responsabile dell’omicidio di Vincenzo Maisano, Francesco Asciutto e Antonio Sorrentino, e del tentato omicidio di Santo Asciutto. E condannato a ben tre ergastoli. È stato accusato inoltre dei reati di associazione mafiosa, porto e detenzione illegale di armi, traffico di sostanze stupefacenti, traffico di armi, rapina e altro. "È un killer spietato, uno di quelli che sparano come i pazzi. E questa non è una deduzione, questo è un fatto signor giudice", disse il collaboratore di giustizia Roberto Comandè durante il processo "Taurus". E anche questo spiega come sia stato un "fantasma" per quattro lustri. Un uomo pericolosissimo, che condizionava un pezzo di territorio della Piana di Gioia Tauro. Incuteva paura solo pronunciando il suo nome a Taurianova, cittadina di quasi 16 mila abitanti, schiacciata dal peso della ‘ndrangheta per decenni, che ha anche qui imposto la sua legge e la sua devastante presenza. Nessuno ha parlato, nessuno ha collaborato in un territorio dove, come spiega il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, "la 'ndrangheta controlla tutto, zolla per zolla". Più volte Fazzalari è sfuggito alla cattura, e anche agli agguati delle cosche rivali. Ma non ha mai vissuto da recluso.  In uno dei nascondigli appena lasciato vennero trovati champagne e sigari cubani. E sicuramente ha continuato ad andare a cavallo, sua grande passione come quella delle armi. Non solo killer, come confermano i documenti "di estremo interesse e suscettibili di ulteriori approfondimenti investigativi" trovati nella villetta. Uomo violento e con legami importanti. Cosi i carabinieri per trovarlo hanno dovuto seguire e intercettare i possibili "contatti" a partire dalla "fidanzata" Rosita Zagari, figlia del boss Rocco Zagari, arrestata domenica insieme a lui. Inchiesta lunga, "vecchia maniera", così come quella della Polizia che lo scorso 29 gennaio aveva fatto scattare le manette ai polsi di Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro, anche loro latitanti da anni, esponenti di cosche alleate a quella di Fazzalari. "Fino all'ultimo non abbiamo avuto la certezza di prenderlo", ci spiega il procuratore. Così nella notte, con una nebbia fittissima, i militari dello Squadrone Cacciatori hanno cinturato l'area, i Gis hanno fatto irruzione, chiudendo così il lungo lavoro dei carabinieri del reparto operativo, che nel corso di un anno hanno costruito l'indagine che ha portato al latitante. "Questo arresto significa ristabilire la sovranità dello Stato in un territorio - sottolinea il procuratore -. Lo avevamo promesso che non avremmo guardato in faccia a nessuno e che avremmo lavorato per arrestare tutti i latitanti importanti". Si chiude così la vicenda legata alla sanguinosa faida che scoppiò drammaticamente tra il 1989 e il 1991. Con episodi entrati nella storia crminale. Il 2 maggio, nel più classico degli scenari mafiosi, il boss Rocco Zagari, che girava con una Lancia Thema blindata, venne ucciso nella barberia, ancora con la schiuma sul viso. Il giorno dopo scatta la terribile vendetta con quattro morti. Tra questi c’è un salumiere, Giuseppe Grimaldi. Uno dei killer dopo averlo ucciso nel suo negozio prende un coltello, gli taglia la testa e la lancia in aria, in mezzo alla strada, mentre altri killer si divertono facendo il tiro a segno. Nessuno interviene in questo che venne chiamato "il venerdì nero di Taurianova", notizia che provocò reazioni scandalizzate anche fuori Italia. Proprio da quei fatti nacque l'iniziativa del governo di un decreto legge per lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa. Primo comune sciolto fu proprio Taurianova, nel cui consiglio comunale era stato fino a pochi mesi prima proprio Rocco Zagari, che militava nella Dc. Una storia che purtroppo non si è fermata lì. Il comune è stato sciolto infatti altre due volte e dopo molti anni da quel "venerdì", nel 2009 e nel 2013. A conferma purtroppo di un controllo mafioso del territorio ancora fortissimo. Per questo dal procuratore viene un appello. "Abbiamo dimostrato che non esistono territori immuni dal controllo dello Stato. Spero che adesso ci sia una reazione più larga della società civile che non ha ancora trovato il coraggio di alzare la testa". ​
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