sabato 18 agosto 2018
La nave militare italiana in attesa di un permesso per attraccare. E intanto spunta un nuovo gommone in difficoltà con 70 a bordo
Foto d'archivio Guardia Costiera nave Diciotti

Foto d'archivio Guardia Costiera nave Diciotti

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Resta ancora senza sviluppi la situazione di nave Diciotti, a bordo della quale ci sono 177 migranti salvati nei giorni scorsi. Da quanto si apprende, infatti, non è ancora stato deciso e indicato un porto di sbarco e la nave della Guardia costiera resta ancora al largo di Lampedusa. La vicenda, che si trascina da tre giorni, si intreccia con un nuovo braccio di ferro tra Roma e Malta.

I migranti soccorsi erano all'inizio 190, ma 13 di loro, tra cui alcuni bambini e una donna che avrebbe subito violenze in Libia, sono stati trasferiti nel poliambulatorio di Lampedusa perché bisognose di cure.

Tra i 177 rimasti a bordo, ci sarebbero 11 donne e alcuni minori. I bambini più piccoli sarebbero invece stati tutti trasferiti. Venerdì sera sulla vicenda è intervenuto anche il Garante nazionale delle persone detenute e private della libertà, Mauro Palma, che ha chiesto informazioni urgenti sul caso.

Intanto due operazioni di soccorso in mare nei confronti di migranti sono in atto in acque libiche e maltesi. Il primo intervento riguarda un barchino in difficoltà, con circa 20 migranti a bordo, in acque di responsabilità SAR libiche, per il quale sta intervenendo una motovedetta della Guardia Costiera Libica.

Il secondo è in corso in acque di responsabilità SAR maltesi, sotto il coordinamento delle autorità Maltesi e riguarda un gommone in difficoltà con circa 70 migranti a bordo. "Immagini esclusive di un gommone con 70 immigrati, scafista alla guida e motore potente, in acque maltesi. Qualcuno si degnerà di intervenire o li manderanno ancora una volta in direzione Italia???". È quanto scrive il ministro dell'Interno Matteo Salvini sul suo profilo Twitter postando la foto aerea di un'imbarcazione carica di migranti.

IL BRACCIO DI FERRO CON MALTA: NAVE MILITARE ITALIANA SENZA PORTO

Mentre la nave Aquarius con a bordo le 141 persone tratte in salvo venerdì 10 agosto al largo della Libia, dopo cinque giorni di attesa è approdata alla Valletta, con la promessa di ripartizione dei migranti tra vari Paesi europei tra cui l'Italia, si apre un altro braccio di ferro tra Roma e Malta. Questa volta al centro c'è la nave Diciotti della Guardia costiera italiana, che la notte tra mercoledì e giovedì ha soccorso un barcone con 190 migranti a bordo e con il motore in avaria.

Il comando italiano si è attivato immediatamente per far sbarcare 13 persone per ragioni sanitarie, lasciandone 177 a bordo. La situazione tra i naufraghi è drammatica. Sette persone necessitavano di soccorso medico urgente e sono state evacuate (nel caso dei minori, assieme ai familiari). Di questi, tre bambini sono affetti da scabbia, una donna ha avuto un aborto spontaneo, un uomo ha la linfedema, un altro ha forti dolori addominali e un altro ancora è in stato di collasso. Il salvataggio, secondo quanto si apprende, è stato coordinato dalle autorità di Malta, che ha fornito al barcone, prima che giungesse la Diciotti, acqua, cibo e giubbotti di salvataggio. La Diciotti, chiede quindi alla Valletta di destinargli un porto sicuro a Malta, visto che si trovano nell'area Sar dell'isola. Il niet da Malta e l'ipotesi di accompagnare lo sbarco della Diciotti in Italia fa precipitare la situazione.

"A fronte della disponibilità del nostro governo per accogliere non più di venti immigrati che erano a bordo della Aquarius, in queste ore i partner europei pensano di lasciare sola l'Italia rifilandole un barcone con 170 persone", fa sapere il Viminale. Già in mattinata il ministro dell'interno, Matteo Salvini aveva posto alcuni paletti: "È mio dovere informarvi che un barcone con 170 immigrati a bordo, ora in acque maltesi e in difficoltà, viene bellamente ignorato, anzi viene accompagnato verso le acque italiane, dalle autorità maltesi - prosegue -. Se questa è l'Europa, non è la mia Europa. L'Italia ha già accolto, e speso, abbastanza. Sia chiaro a tutti, a Bruxelles e dintorni. Punto". "Dopo aver accolto via mare 700mila immigrati in pochi anni, penso che l'Italia abbia già fatto il dovere suo, e anche di altri" taglia corto Salvini.

Sul caso è intervenuto anche il Garante dei detenuti e delle persone persone private della libertà, che ha chiesto informazioni urgenti sullo stato di salute, sulla presenza di donne e bambini, e sollecitando l'individuazione di un porto d'attracco.

Sulla vicenda è in atto una nuova prova di forza tra Roma e La Valletta, infatti. Il ministro dell'Interno, Salvini, ha fornito ieri una
ricostruzione del salvataggio secondo cui l'intervento di soccorso è stato condotto in prima battuta da Malta in acque maltesi; poi, ha detto Salvini, i maltesi hanno 'accompagnato' il barcone verso le acque italiane dove è intervenuta la nave della Guardia costiera italiana: quest'ultima, però - ha specificato il ministro - ha agito senza avvertire il ministero.

Malta da parte sua ha risposto con una netta chiusura, affermando che Roma "non ha appigli legali per chiedere" un porto maltese e che "il porto più sicuro è Lampedusa". In questa situazione di stallo, un passo lo fa Bruxelles. "Seguiamo gli sviluppi" di nave Diciotti "molto da vicino", ha fatto sapere la portavoce della Commissione per la Migrazione, Tove Ernst. "Per il momento - ha aggiunto - non sono al corrente che vi siano contatti tra la Commissione e gli Stati membri" per un accordo sulla distribuzione dei migranti a bordo, intesa, che come in altri casi precedenti, permetterebbe di trovare un porto sicuro per lo sbarco. "Ma come in passato, siamo pronti, se c'è necessità, a fornire sostegno al coordinamento e prestare tutto il nostro peso diplomatico per soluzioni veloci". E qualcosa si muove anche a Berlino per un'intesa con l'Italia sui respingimenti al confine. "Siamo andati molto avanti nelle trattative e riteniamo che arriveremo a un accordo", ha detto la portavoce del ministro dell'Interno tedesco, Eleonore Petermann.

LA NAVE AQUARRIUS A LA VALLETTA

Nel tardo pomeriggio del 14 agosto Malta, che come l’Italia, in un primo momento aveva opposto un rifiuto alla nave gestita da Medicins Sans Frontieres (MSF) e SOS Méditerranée, ha cambiato posizione e ha dato all’Aquarius il permesso di entrare nel suo porto, «anche se non ha l’obbligo legale di farlo», ha spiegato il primo ministro Joseph Muscat, aggiungendo che «tutte le 141 persone a bordo saranno ripartite tra Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo e Spagna».

La notizia dell’accordo a livello Ue per l’accoglienza dei profughi è stata confermata dalla Commissione europea e rilanciata dal primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, che con un tweet ha fatto sapere che la Spagna accoglierà 60 di queste persone. L’accordo – che riguarda i 141 migranti soccorsi dall’Aquarius e altre 114 persone approdate martedì scorso a Malta da un’altra nave di soccorso – è il frutto di un’iniziativa rivendicata da «Malta e Francia», a cui si sono uniti diversi Stati europei: «Spagna, Portogallo, Germania e Lussemburgo si sono messi d’accordo» per trovare una soluzione e garantire diritti e dignità per queste persone. L’Eliseo, inoltre, ha annunciato che «proporrà nelle prossime settimane un meccanismo strutturale» per «evitare le crisi a ripetizione». Anche La Valletta ritiene il «meccanismo volontario » che si è innescato «un esempio concreto di leadership e solidarietà europea». Mentre Berlino, che pure non si è sottratta alle sue responsabilità, ha ribadito che in futuro per i migranti migranti salvati in mare, «c’è bisogno di una veloce soluzione europea e della partecipazione solidale di tutti gli Stati membri», si legge nella nota del ministero dell’Interno tedesco.

E l’Italia in tutto questo? Il ministro Salvini, nella giornata in cui Genova piange i suoi morti (il 14 agosto, ndr), aveva esultato per non aver aperto i porti italiani e per non essere tra i Paesi che hanno deciso di accogliere i migranti della nave Aquarius: «Dopo lo sbarco di oltre 400 migranti a Pozzallo le promesse di Paesi europei di accoglierne una quota sono finite appena si sono spenti i microfoni sulla vicenda. Anche per questo, lo ribadisco, l’Italia è indisponibile a concedere i nostri porti, che resteranno chiusi».

Ma è stata la stessa Malta a smentire le parole di Salvini, affermando che il governo italiano avrebbe aperto le porte a una ventina di migranti.

ACNUR: 1 PERSONA SU 17 MUORE NEL MEDITERRANEO CENTRALE, IL TRIPLO RISPETTO AL 2017

L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) si è unita all'appello del commissario Filippo Grandi che ha definito "sbagliato, pericoloso e immorale tenere le navi di soccorso a vagare nel Mediterraneo". Uno dei rischi è che le imbarcazioni che incontrano i barconi non prestino soccorso, per il timore di restare bloccate in mare.

Lungo la rotta del Mediterraneo centrale il tasso di mortalità dei migranti che tentano di attraversarlo è triplicato, e ora si attesta a 1 persona che muore ogni 17 che tentano la traversata, rispetto a 1 su 43 durante lo stesso periodo dell'anno scorso, stando ai dati dell'Acnur che in una nota fa anche appello "ai comandanti delle navi affinché continuino i loro sforzi nel sostenere il salvataggio in mare". "Senza questa essenziale e fondamentale pietra angolare della legge del mare - sottolinea l'Acnur - molte altre vite andranno perse. Sebbene si sia ridotto significativamente il numero di persone che attraversano il Mediterraneo rispetto agli ultimi anni, il numero di quelle che risultano morte o disperse in mare rimane elevato. Già quest'anno più di 1.500 persone sono morte o disperse nel Mediterraneo".

Al di là delle polemiche politiche, fatte a spese delle persone in mare, la situazione a bordo della nave Aquarius nelle ultime ore si era fatta difficile: Medici senza frontiere aveva lanciato l’allarme: «A bordo di Aquarius la maggior parte delle 105 persone provenienti da Eritrea e Somalia soffre di malnutrizione cronica. Stiamo fornendo cibo proteico arricchito con vitamine. Le persone sono ben idratate e il team medico monitora attentamente il loro stato». Nel mentre lo Stato di Gibilterra aveva deciso di ritirare la sua bandiera dalla Aquarius dopo aver chiesto all’Ong di abbandonare le attività di salvataggio, per le quali non è registrata in territorio britannico, e ritornare all’attività di ricerca.

All'annuncio del ritiro della bandiera di Gibilterra, il coordinatore dei soccorsi della nave Aquarius, Nicola Stalla, aveva replicato che «è probabile che chiederemo alle autorità tedesche di battere bandiera della Germania visto che la nave precedentemente era immatricolata e di proprietà tedesca. In ogni caso chiederemo bandiera a un altro Paese e almeno fino al 20 agosto faremo ancora riferimento a Gibilterra». La nave, di proprietà tedesca, nel 2009 era stata registrata a Gibilterra per fare ricerca, ma dal 2016 era stata noleggiata da Sos Mediterranee e Médecins sans Frontières per attività di salvataggio.

Secondo il diario di bordo la nave Aquarius si trova ora a metà strada tra Italia e Malta.

LE OFFERTE DA CATALOGNA E CORSICA

Nella giornata di martedì erano arrivate anche le offerte da parte di Corsica e Catalogna per l'utilizzo dei porti. Il presidente catalano Quim Torra ha messo ha disposizione della nave i porti di Palamos (Girona), Villanova (Barcellona) e Rapita (Tarragona). Anche il presidente del consiglio esecutivo della Corsica, Gilles Simeoni, ha detto: "I nostri porti restano disponibili per un aiuto umanitario d'urgenza" per la nave Aquarius, che da venerdì scorso è rimasta senza uno porto sicuro in cui attraccare dopo i no di Italia e Spagna.

MEDICI SENZA FRONTIERE: I 141 PROFUGHI SONO TUTTI VULNERABILI

Le 141 persone soccorse nell'ultima operazione della nave Aquarius "sono tutte vulnerabili, per il trattamento subito in Libia, dove alcuni sono stati detenuti per oltre tre anni, o per le esperienze fatte nei Paesi di origine prima della partenza". Lo ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, responsabile affari umanitari di Medici senza Frontiere-Paesi Bassi, durante la conferenza stampa organizzata a Parigi.
In particolare, "38 ragazzi tra i 12 e i 15 anni sono particolarmente vulnerabili" ha aggiunto Sahraoui, esprimendo preoccupazione per la loro situazione sanitaria: "molti sono malnutriti e disidratati". Delle 141 persone attualmente a bordo di Aquarius, 67 sono minori non accompagnati, un terzo sono donne, 50 sono cittadini eritrei e 55 sono somali.

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