venerdì 15 dicembre 2017
A Santo Stefano Magra Caritas e istituzioni propongono corsi di pugilato per giovani migranti e italiani. Don Luca Palei: chi ci attacca fomenta l'intolleranza
Antirazzismo sul ring. La boxe dell'inclusione
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Le vite prese a pugni degli ultimi della terra, i migranti che fuggono dalla miseria e dalle guerre che lacerano i loro Paesi, trovano rifugio su un ring. Un luogo di sport vero, che soltanto per gli ignoranti, i non puri di cuore può essere bollato come il “posto” delle violenze. Abù e gli altri, questo lo sanno. «“Papà” don Luca, ma tutta questa gente è qui per noi? Certo! Tanta gente è venuta a trovarvi a casa, perché questa è la vostra casa».

È il dialogo toccante tra Abù, un giovane migrante africano e don Luca Palei, direttore della Caritas Diocesana della Spezia-Sarzana-Brugnato. Nel comune di Santo Stefano Magra, don Luca ha appena aperto i battenti dell’Open space del Campo. Una struttura di accoglienza, che ha suscitato immediatamente un mare di solidarietà e al tempo stesso la solita putrida discarica di attacchi intolleranti, provenienti dai soliti noti, i leader maximi della pubblica ottusità. Eppure questo è solo un ring all’insegna dell’inclusione sociale e della difesa dei diritti umani. È l’avamposto pugilistico di Santo Stefano Magra, uno dei vari Cas (Centri accoglienza straordinaria), in cui la Caritas Diocesana (attraverso i suoi enti gestori Associazione Mondo Nuovo Caritas e la Onlus La Piccola Matita) accoglie i richiedenti asilo provenienti da Mali, Gambia, Senegal, Nigeria, Costa d’Avorio, Guinea Bissau e Bangladesh. «Un progetto – spiega don Luca – realizzato su bando indetto dalla Prefettura di La Spezia. La Diocesi ha accolto circa 400 migranti, ma attenzione, sono 12mila i residenti della provincia che vengono aiutati principalmente con l’8xmille. Lo facciamo mettendo in campo circa 60mila interventi all’anno e tra questi spiccano i due Empori della Solidarietà di Sarzana e La Spezia, i quali assistono sulle 8mila persone».

In questo momento di emergenza freddo, nella zona si segnalano 60 senza dimora, che in accordo con il comune della Spezia sono ospiti della Locanda il Samaritano. «Il nostro dormitorio diocesano con pernotto e colazione», sottolinea don Luca. E ora, tra gli “ospiti” c’è anche chi può usufruire della piccola grande oasi sportiva. «Ora sono una dozzina i nostri aspiranti pugili, ma l’obiettivo è portarli a 33, come gli anni di Gesù quando fu crocifisso... Sport che possiede un potere di integrazione di cui ero ignaro fino a poco tempo fa. Poi leggendo Avvenire ho scoperto storie di campioni e dilettanti che mi hanno illuminato quanto le parole di papa Francesco che ho scoperto essere un promotore convinto del- la disciplina che ha amato fin dalla sua gioventù – continua don Palei – Perciò, abbiamo deciso che in questa scommessa di Caritá, tra i tanti progetti doveva esserci anche la nobile arte del pugilato». Il progetto l’hanno chiamato “Un pugno al razzismo”. Il promotore è un agente della Polizia locale di Santo Stefano, Andrea Prassini, pugile professionista che ha coinvolto altri campioni del ring: lo spezzino Armando Bellotti e Leonard Bundu. Quest’ultimo, 43enne ex campione europeo pesi welter, naturalizzato italiano, è nato in Sierra Leone e conosce bene il senso di una “vita in fuga”, come quella dei ragazzi che allena. Una squadra sempre più forte e numerosa che però come detto ha suscitato le patetiche e oltraggiose rimostranze della Lega con tanto di reprimenda pubblica del leader Matteo Salvini postata direttamente sul suo profilo Facebook, e di Forza Nuova (locale) con “diffamazione” («vedi il manifesto inviato alla redazione», ndr) diretta al giovane sacerdote. Un jeb andato a vuoto e prontamente schivato dalla squadra pugilistica di don Luca. «Non pensavo si alzasse un simile polverone mediatico, peraltro infarcito di calunnie e offese personali che respingo al mittente con estrema fermezza.

C’è da tremare nel guardare alcune pagine Facebook, l’asticella dell’intolleranza è troppo alta nel nostro Paese e credo sia opportuno moderare i toni e prevenire al più presto questa deriva ideologica… La politica faccia il suo, e sia di aiuto eventualmente a chi, sacerdoti e laici, ogni giorno fa della Carità un vero cammino di vita». A Pegazzano “Cittadella della Pace”, dove opera don Luca e i suoi volontari convivono insieme 100 migranti e 60 clochard spezzini: «I primi preparano il necessario per la colazione a tutti gli amici che trascorrono la notte al riparo. La Carità non conosce deleghe e discriminazioni, ama soltanto – dice accorato don Palei – L’8xmille della Caritas Diocesana viene interamente dedicato agli interventi degli indigenti residenziali, mentre i migranti in contabilità separata degli enti prima menzionati, afferiscono ai fondi conferiti dalla Prefettura». Combatte don Luca da vero “fighter” della fede, e lo fa tutti i giorni assieme ai suoi 150 operatori qualificati («80 assunti grazie ai Fondi Pubblici per l’accoglienza dei migranti e impiegati per questo progetto») a supporto di persone, italiane e non, che chiedono aiuto, e spesso di poter entrare in una delle diciotto strutture di accoglienza della Caritas spezzina.

Tra gli sport, non solo boxe, ma anche calcio, rugby e football americano. Oltre ai corsi di italiano per gli stranieri, educazione civica e stradale, taglio, cucito e cucina aperto a uomini e donne. Ma in questo Natale alle porte le luci degli alberi della speranza si accendono: riflettori puntati sul ring di questo piccolo “madison square garden” spezzino della fratellanza. «Sono sempre più convinto della straordinaria opportunità che stiamo offrendo a tutti i nostri ragazzi attraverso lo sport, e in particolar modo con il pugilato. Una disciplina in cui gli viene trasmesso il rispetto per le regole. La boxe è una via per incanalare emozioni e fatiche legate a storie di sofferenza e povertà. Noble art assolutamente, perché ha fatto rialzare la testa in tanti luoghi difficili.

E non è uno sport, come vorrebbero far passare i malpensanti, che crea soggetti violenti addestrati a picchiare chiunque vedano per strada, bensì è una disciplina che forma uomini autentici, capaci di rileggere la loro vita e il loro percorso sotto la luce positiva di un ring che ho scoperto essere anche un ottimo guaritore delle ferite umane». Uno sport benedetto anche dal vescovo di La Spezia, monsignor Luigi Ernesto Palletti che «garantisce trasparenza e gestione precisa dei vari progetti individuali posti in essere – conclude don Luca – A chi ci offende e pensa di stenderci al tappeto, rispondo mettendoli in guardia una volta per tutte: se credono di alleviare la povertà alimentando la tensione, posso assicurarli che tutto questo si tradurrà in un tragico buco nell’acqua. A chi non ha ancora capito il valore della nostra sfida umana, pacifica e sportiva, lo rimando alle parole del Vangelo di Matteo: “Ha fame, ha sete, è forestiero, nudo, malato, in carcere, senza casa...”, noi siamo qui a combattere, per loro e con loro, proprio come farebbe un campione come Nino Benvenuti».

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