martedì 13 novembre 2018
L’uomo, malato terminale a 33 anni, si racconta alla piccola Giulia in un libro: «Ho pensato che, se le scrivo, quando sentirà la mia mancanza potrà sfogliare queste pagine e farsi forza»
Andrea insieme a Giulia

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«Nessuno merita un tumore incurabile a 33 anni. Io mi meritavo la possibilità di crescere ed educare la mia piccola Giulia, portarla al primo giorno di scuola, prepararle il suo cibo preferito con amore, fare un viaggio da solo con lei. Mi meritavo almeno di lasciarle un ricordo reale di me, non un video o un libro. Forse non ce la farò, ma lotterò e mi impegnerò al massimo come ho sempre fatto, per fare qualcosa di buono nel tempo che Dio mi ha riservato».

Andrea Bizzotto è un lottatore e un amante. Ama la vita, la moglie Maria, la sua famiglia d’origine, rimasta a Cittadella (Padova) quando lui ha trovato l’amore della sua vita a Witten, una manciata di chilometri da Dortmund. Qui lo aveva portato la sua passione per il gelato artigianale, lui che pure è un ingegnere industriale. Doveva rimanere una stagione, invece l’ha scelta per sempre. E qui diciotto mesi fa è nata Giulia Grace, sua figlia, ciò che più ama al mondo: per lei oggi sono tutti i suoi pensieri e le sue energie. «Ho deciso di scrivere per lei un libro su di me ad aprile 2018, dopo l’operazione chirurgica al torace, rimozione di una metastasi tra cuore e polmone destro. Sono andato a pianificare le chemioterapie con il mio oncologo.

Mi ha detto che non poteva guarirmi e sarei potuto sopravvivere pochi mesi. Io amo la mia bambina e ho pensato che quando sentirà la mia mancanza potrà sfogliare quel libro, guardare i miei video. Ho preparato delle lettere per ogni compleanno fino al 19esimo. Così rafforzerà il suo ricordo di me». 'Storia di un maldestro in bicicletta' è il titolo provvisorio del libro che uscirà il mese prossimo: tutto il ricavato andrà a Giulia Grace. Il cancer fighter, il “lottatore di cancro” come si definisce su Instagram, ha deciso di rendere nota la sua battaglia contro il sarcoma sinoviale al quarto stadio alcuni mesi fa.

«Viviamo tutto alla giornata», ci racconta dal suo letto d’ospedale: oggi Andrea sarà dimesso e tornerà a casa dopo due mesi con una sola settimana di tregua. «Non vedo l’ora di risentire la voce di mia figlia, quando chiama il mio nome e vuole le mie attenzioni.

Questo per me è tutto. Forse non potrò giocare con lei o prenderla in braccio perché sono debole, ma potrò dirle “brava” quando impara qualcosa di nuovo. Non voglio più perdere questi momenti, restando in ospedale, anche se ringrazio tutti i medici per avermi salvato ». Ma da ora in poi solo famiglia. E tanti amici, come racconta sui social. «Ricordo più momenti belli che tristi nei due anni di malattia Viaggi in Italia, Olanda, Croazia, buon cibo, belle persone e non pensiamo troppo alle cose brutte. Nostra figlia ha portato così tanto amore che anche quando siamo tristi ci fa sempre sorridere».

È un plurale che viene naturale alle labbra di Andrea. Il suo ricordo speciale d’altra parte è «il mio matrimonio con Maria; organizzato in due giorni prima dell’intervento al torace. È stato tutto spontaneo e per questo speciale ». A casa sarà seguito da un team di medici esperti in medicina palliativa. «Mi hanno soccorso quando il dolore era troppo elevato, ho sperimentato con loro amore e vita anche quando ormai ero un po’ depresso e pieno di dolore. Medicina palliativa non significa sempre andare verso la morte. Mi hanno rimesso la chitarra in mano e abbiamo organizzato un concerto: mi sentivo vivo nel mezzo di una chemioterapia molto dura».

Attraverso il suo libro, Giulia Grace imparerà ad «essere onesta, ascoltare il suo corpo e non maltrattarlo, seguire i suoi sogni, rispettare le persone, imparare a suonare o cantare, avere stima in se stessa e non avere paura del giudizio della gente». Accanto a lei, in cielo, il più coraggioso degli angeli custodi.

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