
La nave della Marina militare Cassiopea attraccata a Lampedusa - Ansa
La terza “missione Albania” della Marina militare è in corso. Dopo quelle di ottobre e novembre, “bocciate” dai giudici - che ordinarono di sbarcare in Italia i migranti raccolti nel Mediterraneo e portati inizialmente nei centri costruiti oltre Adriatico -, il governo ci riprova, forte del parere della Cassazione, che ha chiarito come spetti al ministero degli Esteri stilare la lista dei “Paesi sicuri”, dove in teoria i richiedenti asilo possono essere rimpatriati.
Saranno le Corti d’appello ad avere l’ultima parola sui respingimenti, e non più i giudici della sezione immigrazione. La modifica dell’iter che non è tuttavia piaciuta alle toghe. «Ha destato sgomento - ha detto il presidente della Corte d’appello di Roma, Giuseppe Meliadò. nella sua relazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario - la scelta del legislatore di trasferire, con procedura d’urgenza, senza alcun aumento dell’organico e senza risorse aggiuntive, le procedure di convalida dei provvedimenti di trattenimento degli stranieri».
Da venerdì il pattugliatore Cassiopea ha raccolto 49 naufraghi nelle acque attorno a Lampedusa, per poi fare rotta verso l’Albania. Sono stati portati a bordo egiziani e bengalesi, selezionati sulla base dei criteri normativi: maschi, maggiorenni e non vulnerabili. Saranno sbarcati tutti nel porto di Shengjin. Da lì saranno trasferiti nel vicino hotspot allestito dall’Italia e presidiato da agenti italiani, in attesa di essere identificati e rimandati nei Paesi di provenienza. La Cassiopea potrebbe arrivare sulle coste albanesi già all’inizio della prossima settimana, tra domani e martedì.
Negli ultimi giorni si è registrata un’impennata di partenze. Venerdì sono sbarcate a Lampedusa ben 469 persone con 10 approdi. Ieri ne sono arrivate altre 242 in 5 sbarchi. Un’unità della Guardia costiera e ed un’altra di Frontex hanno soccorso al largo dell’isola due imbarcazioni partite da Zuwara, in Libia. In serata ci sono stati altri tre approdi.
Il caso Albania è tornato a sollevare le critiche delle ong. A margine della celebrazione dei 10 anni di Alarm Phone a Palermo, Luca Casarini, fondatore di Mediterranea, ha tracciato un parallelo tra quanto sta avvenendo nel Mediterraneo e la linea dura adottata da Donald Trump, che ha caricato alcuni migranti su aerei militari per deportarli nei Paesi d’origine. «Chi andrà in mare avrà anche il problema di capire come fare a interrompere il meccanismo della deportazione - ha detto l’attivista -. Come succede negli Stati Uniti bisogna cominciare a organizzarci per evitare le retate, ci saranno retate di persone che verranno prese e incarcerate nei Cpr. Non si può solo indignarsi».