lunedì 26 luglio 2021
Sfamava i poveri nelle stazioni: il ricordo di Dino Impagliazzo e quando tutto cominciò da un caffè...
Dino Impagliazzo

Dino Impagliazzo - Ansa

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Non era uomo da riflettori, non gli piacevano troppo. Preferiva gli altri, quelli più deboli. Da quel giorno, molti anni fa, in cui, vicino una stazione ferroviaria, un uomo gli chiese d’offrirgli un caffè e lui capì che aveva fame ed essere ascoltato e pensò “è domenica, il giorno di Dio, e questo è un mio fratello. Come posso ignorarlo?”. Così Dino Impagliazzo, con sua moglie Fernanda, cominciò a comprare panini, farcirli, distribuirli ai poveri, perché per loro la mensa non preparava pasti quotidiani. Aiutato prima da amici, conoscenti e un bel po’ di persone alle quali aveva chiesto una mano, poi dalle associazioni. Finendo, dai panini, a preparare pasti caldi per quasi trecento persone ogni giorno: tanti italiani in povertà, tanti stranieri nelle stesse condizioni, che sopravvivono nei dintorni delle stazioni romane.

Perciò via via gli diedero il soprannome “chef dei poveri”, che a lui non dispiaceva. Perciò l’anno scorso il presidente Sergio Mattarella volle dargli al Quirinale l'Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana. Dino aveva già novant’anni, disse: "Sono lieto del riconoscimento del presidente per il suo interesse verso il disagio sociale e la povertà da combattere nel Paese, sono felice di continuare ad aiutare i più bisognosi. La cosa più bella, più importante della mia vita, è andare a dormire ogni sera sapendo che ho potuto aiutare qualcuno". Non si era fermato ai pasti caldi, uno come lui non avrebbe potuto. Distribuiva anche vestiti e quanto serve all’igiene personale, spesso aiutava chi non ha dimora nelle pratiche per la residenza, l’assistenza sanitaria e legale, aveva messo in piedi un servizio medico.

Da una vita nel Movimento dei Focolari di Chiara Lubich e nella Comunità di Sant'Egidio, presieduta dal figlio Marco, aveva fondato l’associazione RomAmor onlus, che presiedeva e cura clochard e poveri della Capitale. Aveva cuore i detenuti di Rebibbia. Aveva viaggiato mille volte nell’Europa dell’Est in mano all’Unione Sovietica e portato camion di cibo ai più poveri. Cinque anni fa aveva incontrato papa Francesco e l’aveva salutato a nome di tutti i senza tetto romani. Prima d’andarsene ieri pomeriggio, a novantuno anni. E i suoi funerali li celebreranno domattina alle undici a Santa Maria in Trastevere.

“Un esempio di amore verso gli ultimi”, ha fatto sapere ieri il Movimento dei Focolari: “Lui diceva che ‘Al cuore c’è la fratellanza universale’ e che il Vangelo ci spiega ‘qualsiasi cosa avete fatto al più piccolo, l’avete fatta a me’”. Messaggi per salutare Dino Impagliazzo ne sono arrivati a centinaia, uno dice “Avevi un entusiasmo era contagioso. Arrivederci grande Dino”.

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