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ANSA
Mohammed Abedini Najafabadi, l'uomo dei droni, è libero ed è tornato nel suo Paese. Il Guardasigilli Nordio ha firmato la richiesta di revoca dell'arresto dell'ingegnere iraniano bloccato a Malpensa lo scorso 16 dicembre: su di lui pendeva il mandato di arresto internazionale degli Stati Uniti, che lo accusano di aver avuto un ruolo chiave in un attentato in Giordania un anno fa, dove persero la vita tre militari americani. Con l'atterraggio di Abedini a Teheran, scarcerato dopo 27 giorni di reclusione in Italia, si chiude una vicenda complessa, intrecciatasi con l'arresto della giornalista Cecilia Sala in Iran, che ha visto lavorare sottotraccia il nostro Paese assieme a Usa e Iran. La stessa premier Meloni, la quale una settimana fa aveva incontrato a Mar a Lago il presidente eletto Donald Trump, aveva fatto sapere che sul caso c'era un «vaglio tecnico e politico» e se ne discuteva «con gli amici americani». Meloni aveva precisato che avrebbe voluto parlarne anche con Biden, che sarebbe dovuto venire in Italia ma poi è stato trattenuto negli Usa per l'emergenza incendi a Los Angeles.
L'IPOTESI DI UNO SCAMBIO CON CECILIA SALA
«Credo sia abbastanza chiaro che ci fosse questo scambio con Cecilia Sala. Una cosa giusta. Eviterei da parte del governo di dire che non c'è stato, ha fatto bene ha farlo», dice il leader di Azione Carlo Calenda. E insiste: «Secondo me Meloni ha fatto un buon lavoro come il governo e i servizi. Ma non ci dicano che non c'è stato alcuno scambio». Sulla stessa linea Angelo Bonelli, co-leader di Alleanza Verdi Sinistra: «Ora è chiaro a tutti che la liberazione di Cecilia Strada è stato uno scambio. Meloni ha chiesto prima il permesso degli Stati Uniti d'America, sia a Biden che a Trump e questo ci fa rimpiangere Bettino Craxi nella sua autonomia nelle decisioni, basta ricordare il caso di Sigonella». Il governo non parla ma da Forza Italia arriva la replica del portavoce Raffaele Nevi: «Nordio ha specificato bene tutto nella nota. Il nostro ordinamento non prevedeva quella fattispecie. Ci atteniamo all'istruttoria tecnico-giuridica fatta dal ministro Nordio e prendiamo atto di questa decisione, che condividiamo». E le parole delle opposizioni su un presunto scambio? «Non è così - insiste Nevi -. Si è sempre saputo che l'eventuale estradizione di Abedini era una cosa che andava oltre le possibilità del nostro ordinamento. È chiaro che la vicenda Abedini e quella di Sala si sono intrecciate perché avvenute nello stesso frangente, ma le due cose sono separate. Bisogna rispettare la legge, anche quando questo non fa piacere a qualcuno». Parla la politica e parlano i giuristi. «È chiaro che si è trattato di uno scambio. Aggiungo pure: abbiamo ceduto a un ricatto? Ancora: sì. Ma è un ricatto vincente, se salva una vita», dice Michele Ainis. E ancora. «Questa storia ce la ricorderemo non solo perché ha riportato alla libertà la nostra connazionale, ma perché ripropone il dilemma che attraversa la storia del diritto: il rapporto, o il conflitto, tra la legalità formale e sostanziale...Era tutto scritto. In fondo sapevamo che l'ingegnere sarebbe presto tornato a casa». Per Ainis la premier Meloni a Mar-a-Lago da Trump «è andata a chiedere il consenso, la direi così. Quella visita ha consentito di portare a casa Cecilia Sala. Ed è il risultato importante. Si trattava di un superiore interesse, nazionale e umanitario, al servizio del quale si è deciso di sacrificare il rispetto alla lettera delle regole».
CHI È ABEDINI
Ingegnere con permesso di soggiorno in Svizzera e soprannominato «l'uomo dei droni», nel 2011, dopo la laurea, ha fondato con due soci l'azienda San'at Danesh Rahpooyan Aflak, la Sdra. Nel 2015, a Losanna come ricercatore, prosegue la sua attività commerciando in componenti per sistemi di navigazione, utilizzabili su droni militari, ordinandoli in America. Dopo aver messo a punto dei microtelecomandi che diventeranno il sistema di navigazione Sepehr per i droni dei pasdaran, nel 2018, ha fondato una nuova società, svizzera, la SadraLab, con la quale, per l'accusa, avrebbe fornito, con un complice naturalizzato in Usa e ora in un carcere statunitense, supporti tecnologici per i pasdaran. Al momento dell'arresto gli sono stati sequestrati, pc, smartphone, chiavette usb e schede tecniche al momento in custoditi in una cassaforte della procura di Milano, dove è aperta una indagine conoscitiva. Materiale che interessa molto gli Usa e che non è escluso possa essere consegnato via rogatoria. «Ho sempre creduto e avuto fiducia nella giustizia", ha sempre ripetuto Abedini, ribadendo la sua innocenza ad ogni incontro in carcere con il suo legale, Alfredo De Francesco. Il quale nel pomeriggio con un comunicato ha reso noto che Abedini «potrà riprendere a sorridere e sperare» perchè scarcerato, mentre dall'Iran hanno fatto sapere che era arrivato a destinazione. «La decisione presa dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ci ha felicemente sorpresi - ha aggiunto il legale - Da giurista e da avvocato, sono molto contento delle motivazioni addotte a sostegno» dell'istanza del Guardasigilli, «poiché si sposa con quanto sostenuto sin dall'inizio in merito all'assenza dei presupposti per l'estradizione ma soprattutto per l'attenzione data al valore fondamentale della libertà personale alla luce dei principi costituzionali».
ABEDINI-SALA, L'INTRECCIO DI DUE CASI
Abedini fu fermato in Italia tre giorni prima dell'arresto a Teheran della giornalista italiana Cecilia Sala e da allora il loro destino si era inevitabilmente intrecciato dietro il sospetto che la reporter sia stata imprigionata solo per ritorsione alla cattura dell'iraniano. Nonostante la liberazione di Sala, il governo ha sempre escluso che le due vicende fossero collegate. Ma nelle ultime ore la richiesta del Guardasigilli appare come l'ultimo colpo di scena: esercitando la facoltà che gli è riconosciuta dall'articolo 718 del codice di procedura penale, il ministro Nordio ha depositato alla Corte d'Appello di Milano (obbligata ad attenervisi) la revoca della custodia cautelare dell'ingegnere iraniano. Le motivazioni principali sono due: uno dei reati di cui è accusato Abedini - l'associazione a delinquere per violare l'Ieepa (la legge sui poteri economici in caso di emergenza internazionale), non è previsto in Italia: la norma americana fa riferimento alla legge federale statunitense, che conferisce al presidente Usa il potere di identificare qualunque minaccia abbia origine al di fuori degli Stati Uniti. Inoltre non avrebbero trovato riscontro le altre due ipotesi di reato, secondo cui l'ingegnere con la sua società svizzera di droni avrebbe supportato il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (inserito dagli Usa tra le organizzazioni terroristiche). Insomma, per gli investigatori mancherebbero le prove. Intanto il viceministro degli esteri Cirielli applaude al lavoro del ministro Nordio. «Si conferma un grande giurista, animato, secondo lo spirito della Costituzione, da un vero garantismo. La sua decisione dà lustro e onore giuridico all'Italia»
LA SODDISFAZIONE DI TEHERAN
Soddisfazione è stata espressa da Teheran, che ha elogiato "la cooperazione di tutte le parti interessate". Si è trattato di un «malinteso» - secondo l'agenzia ufficiale della magistratura iraniana, Mizan - ma il «problema è stato comunque risolto grazie al seguito dato dal ministero degli Esteri dell'Iran e alle trattative tra l'intelligence della Repubblica islamica e i servizi segreti italiani». Fino a qualche ora fa Abedini era detenuto in regime di stretta sorveglianza nel carcere di Opera: era in attesa di rendere dichiarazioni spontanee in aula a Milano all'udienza del 15 gennaio sull'istanza per i suoi domiciliari, dove avrebbe ribadito di persona la sua disponibilità al braccialetto elettronico e l'intenzione di non voler fuggire dall'Italia. Al suo avvocato aveva detto di essere «sollevato» per la liberazione di Cecilia Sala, ma «preoccupato per le proprie sorti e sempre più provato e distrutto dal punto di vista umano ed emotivo». Poi all'alba, non appena arrivata la richieste di revoca della misura cautelare firmata da Nordio, si è riunito d'urgenza un collegio della quinta Corte d'Appello per la ratifica.