lunedì 28 ottobre 2019
L'appello di Medici senza Frontiere e Sos Mediterranee; a bordo anche un neonato di 2 mesi nato in un centro di detenzione in Libia e un altro piccolo di 11 mesi che ha iniziato a camminare sulla nave
Ocean Viking, 9 giorni in balia del mare: assegnateci un porto sicuro
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Il più piccolo ha due mesi ed è nato in un centro di detenzione in Libia, mentre l'altra piccoletta ha undici mesi e ha iniziato a muovere i suoi primi passi sul deck della nave Ocean Viking, aggrappandosi alle mani tese di chiunque si trovi nelle vicinanze. Oltre a loro due ci sono altre cinque bambine sotto i dieci anni che scorrazzano liberamente e un ragazzino che giocherebbe sempre a pallone: tra carte, corse e colori hanno reiniziato a fare "cose da bambini" soltanto negli ultimi 12 giorni della loro vita, da quando sono stati soccorsi il 18 ottobre dalla nave di Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere.

Ora però la "prolungata e inutile permanenza in mare" della nave Ocean Viking, senza un porto da 9 giorni, "deve finire" anche perché le persone a bordo iniziano a diventare "impazienti e nervose" - come rilevato anche da Stefanie, medico a capo dell'equipé sanitaria di MSF - perché non sanno cosa ne sarà di loro, perché dormono a terra nei container disposti sul ponte della nave, che non è un hotel galleggiante anche se qualcuno in questi nove giorni lo deve aver pensato. E soprattutto in queste notti tra onde alte e burrasca - con alcuni che hanno sofferto inevitabilmente il mal di mare - la situazione è diventata col passare dei giorni sempre più penosa per le persone salvate.

Sebbene finora sia andato a vuoto, l'appello delle due Ong che gestiscono la nave è stato rilanciato pubblicamente ancora lunedì: venga autorizzato "con urgenza" l'approdo in un porto sicuro delle persone soccorse, tra cui 41 minori e 2 donne incinte. La richiesta è stata diretta all’Unione Europea che in questi 9 giorni di stallo ha latitato e anche lunedì ha replicato con una risposta laconica: "Abbiamo avuto tre salvataggi che coinvolgono l’Ocean Viking, la Alan Kurdi e la nave della ong Open arms" e "allo stato attuale non siamo attivamente coinvolti in relazione a questi incidenti, ma, come sempre, siamo pronti a provvedere sostegno qualora fosse richiesto" ha reso noto Natasha Bertaud, portavoce della Commissione Europea precisando che la stessa Commissione "segue gli eventi nel Mediterraneo" e "resta in contatto con gli Stati membri" che, sollecitati direttamente con la richiesta di Pos, effettuata domenica 20 ottobre a tarda sera, non hanno mostrato di volersi far carico del disimbarco della Ocean Viking.

Da Malta nessuna risposta, dall'Italia un rifiuto come aveva scritto Avvenire nei giorni scorsi, identico nei toni e nelle intenzioni di non prendersi carico a quelli che arrivavano prima del cambio di ministro al Viminale. Sottotraccia dovrebbero essersi aperte delle negoziazioni da parte di Francia e Germania per facilitare l'approdo a terra e un eventuale meccanismo di redistribuzione su base volontaria in Europa, a cui da mesi si discute, senza trovare però un accordo.

A distanza di nove giorni dalla richiesta di un Pos, Place of safety, alle autorità marittime di Malta e Italia "chiediamo all'Europa solidarietà per trovare un soluzione rapida che permetta ai nostri 104 naufraghi di poter arrivare a terra, al sicuro, il prima possibile. Senza esporli ad altre umiliazioni" ha ribadito Luisa Albera, coordinatrice di ricerca e soccorso per Sos Mediterranee a bordo della Ocean Viking. Fortunatamente sulla Ocean Viking non sono state segnalate urgenze mediche, ma "ogni paziente visitato finora nella clinica medica - ha precisato l'equipé di Medici senza frontiere - ha raccontato di aver subito o assistito a violenze, anche sessuali".

"Non li lasciamo soli, non lasceremo che subiscano altre violenze e abusi, stiamo facendo del nostro meglio perché abbiamo tutte le cure mediche necessarie - Jay Berger, coordinatore di missione per MSF a bordo della Ocean Viking -. Ci prendiamo cura delle loro fragilità anche provando ad ascoltare le loro testimonianze", anche se il supporto psicologico e la possibilità di richiesta di asilo potrà avvenire soltanto una volta approdati a terra.

Domenica la nave Alan Kurdi della Ong SeaEye aveva chiesto un'evacuazione medica di urgenza per una donna incinta di 4 mesi, per la quale anche la nave Ocean Viking si era resa disponibile avendo la clinica medica a bordo, ma fortunatamente di fronte al MedVec l'Mrcc Roma è intervenuto e ha permesso il trasbordo all'ospedale a terra più vicino. Nel frattempo dopo il soccorso in Sar maltese i 43 salvati sabato notte dalla nave di Open Arms sono stati trasbordati su una motovedetta militare maltese ieri mattina alle 10,30; per cui in meno di 24 ore dal soccorso tutto si è risolto. Mentre chi ha effettuato i salvataggi nella cosiddetta Sar libica come le navi Ocean Viking e Alan Kurdi, quest'ultima coinvolta anche in uno scontro a fuoco con due motoscafi delle milizie libiche, sembrano destinate a restare in questo limbo di attesa per giorni e giorni. Che sia un altro modo per ribadire che di quello che accade nella cosiddetta Sar della Libia l'Europa non si sente responsabile?

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