Non solo caldo: per i rider l'emergenza è il "caporalato digitale"

Glovo e Deliveroo tornano a promettere bonus di pochi centesimi per acqua e crema solare. Intanto Eurispes denuncia la dittatura dell’algoritmo e i meccanismi di sfruttamento dei fattorini
July 18, 2025
Dopo qualche giorno di tregua, sull’Italia torna il caldo e con esso le polemiche sui lavoratori che nei prossimi giorni saranno esposti a temperature superiori ai 35 gradi. Tra le categorie a rischio ci sono i rider per i quali, appena qualche settimana fa, le app di consegne avevano previsto piccoli bonus per “ripagare” i fattorini che decidevano di pedalare anche con il sole a picco. Una mancia di pochi centesimi secondo i sindacati, che hanno scatenato la polemica e costretto le piattaforme a ritirare i loro interventi.
Ora, però, ci riprovano: dopo l’annullamento del bonus da 5 centesimi sulla consegna minima allo scattare dei 35 gradi, i servizi Glovo e Deliveroo – è la denuncia di qualche giorno fa della Cgil – hanno promosso nuove e discutibili indennità per il caldo. Fino al 15 settembre, quando le temperature supereranno i 32 gradi, i 35mila rider che si appoggiano a queste app potranno godere di 10 centesimi aggiuntivi a consegna per l’acqua e mezzo euro al giorno per acquistare creme solari e sali minerali. A questi contribuiti si aggiungono 5 euro erogati una tantum che nell’idea dei detentori delle piattaforme di delivery dovrebbero servire ai rider per comprare una borraccia termica da riempire in una delle fontanelle pubbliche che le piattaforme hanno mappato in una apposita cartina a beneficio dei propri fattorini. Il tutto avverrà solo a patto che i lavoratori si impegnino a seguire un corso online sui rischi legati al caldo; se la formazione non verrà completata, il sistema impedirà di continuare con le consegne.
Il nuovo pacchetto di misure anti-caldo è stato prontamente criticato dai sindacati che lo considerano una beffa, soprattutto alla luce della decisione del Tribunale di Milano – di appena una settimana fa – che aveva imposto a Glovo di avviare una trattativa con le parti sociali per valutare i rischi per la sicurezza dei fattorini durante le ondate di calore e mettere a loro disposizione dispositivi di protezione, acqua, creme e sali invece di promettere qualche manciata di centesimi di euro per comprarseli.
Certo, nei giorni da bollino rosso apposite ordinanze varate nelle scorse settimane in diverse regioni, dal Piemonte al Lazio fino alla Puglia, vietano il lavoro all’aperto – compresi quello dei rider – dalle 12.30 alle 16. Ma bisognerà garantire il controllo. Anche perché il caldo, e le polemiche associate all’inadeguatezza delle indennità, rischia di essere l’ultimo dei problemi per i lavoratori nel settore delle consegne.
Soltanto pochi giorni fa a Roma, durante un controllo da parte dell’ispettorato nazionale del lavoro e del Comando dei carabinieri proprio sui lavoratori esposti al caldo, sono stati trovati due casi di “caporalato digitale”, un meccanismo - già noto alle forze dell’ordine - per cui un caporale registra un account, talvolta con documenti falsi, e poi lo cede a un altro lavoratore, trattenendo una parte consistente del guadagno. Anche l’istituto di ricerca Eurispes ieri ha lanciato un allarme evidenziando come non sono tanto le condizioni estreme di lavoro, comprese quelle meteo, a minare il benessere di questa categoria di lavoratori bensì l’algoritmo di cui questi lavoratori sono schiavi. Per essere sempre affidabile per le piattaforme e accaparrarsi maggiori consegne, il fattorino deve rispondere sempre positivamente alla sua chiamata indipendentemente dal fatto che le condizioni di lavoro siano proibitive. «Concentrarsi solo sulla variabile meteo, isolandola dal contesto lavorativo dei rider e dalla sua organizzazione specifica – scrive Marco Omizzolo, ricercatore Eurispes – è un po’ come guardare il dito quando esso indica la luna. La variabile dipendente da cui derivano gli incidenti dei rider non è riconducibile all’evento meteo come fatto naturale, ma alla sua combinazione con le forme organizzate dello sfruttamento a cui è costretto il rider».
I fattorini sono obbligati a lavorare secondo gli ordini impartiti dall’algoritmo e per loro la «iper-connessione e sovra-reperibilità - scrive ancora Eurispes - rappresentano una forma larvata, ma non per questo meno pervicace, di sfruttamento opaco, dal momento che non mette in luce la situazione di vulnerabilità che vive un lavoratore che non può esercitare il diritto umano alla disconnessione. I provvedimenti emanati dalle regioni, dunque, sebbene fondamentali ai fini della tutela della salute dei rider, bypassano le condizioni specifiche che fanno di questi lavoratori degli sfruttati della gig economy, che solo una riorganizzazione per via normativa e dunque politica della relativa filiera e settore potrebbe arginare».

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