Nice, la giovane guerriera masai che ha sfidato l'infibulazione
di Fulvio Fulvi
Nella Giornata mondiale su “Tolleranza zero sulle mutilazioni genitali femminili” la kenyana Nailantei Leng’ete racconta come, quando aveva 9 anni, ha detto "no" all'orribile usanza della su

Nice abitava in un villaggio masai ai piedi del Kilimangiaro e aveva 9 anni quando un giorno i genitori e gli zii le dissero che avrebbe dovuto sottoporsi all’infibulazione per trovare marito, senza più andare a scuola: «Scappai di casa alle 4 del mattino e corsi per 20 chilometri nella savana piangendo» racconta. La bimba andò dal nonno, pregandolo di aiutarla, non voleva essere mutilata, desiderava continuare a studiare. Non fu facile ma riuscì a convincere il vecchio a esercitare la sua influenza di capostipite ordinando ai familiari di non intervenire con questa truce pratica sulla piccolina. Nice tornò nel suo villaggio ma venne insultata e spesso picchiata per essersi opposta ai voleri dei familiari e aver infranto una regola di convivenza: allontanata perché ritenuta impura, indegna di appartenere alla comunità. «Quando ti fanno il taglio non devi gridare, le braccia e le gambe vengono legate, la bocca deve rimanere serrata, gli occhi fissi, se provi a urlare provocherai il disonore della tua famiglia» spiega Nice che dal giorno in cui disse “no” è diventata una nomade. Ha preso di nuovo coraggio, è andata a parlare con gli anziani Moran (i guerrieri masai che vivono nella foresta), si è informata sui danni delle mutilazioni genitali e ha cominciato a spiegare ai capi tribù le conseguenze pericolose e terribili di questa pratica che mette a rischio la vita stessa delle donne. E provoca fastidi cronici, dolore, sanguinamento, infezioni. Alcuni tagli determinano l’infertilità, l’incapacità di partorire per via naturale e possono causare anche la morte dei neonati.
Da allora Nice conduce la sua battaglia al grido di «never again» e «stop the cut». Tiene conferenze in giro per il mondo, è stata inserita nella lista delle persone più influenti d’Africa. Grazie a lei oltre 10mila bambine si sono salvate dall’orribile “taglio”. Sabato sarà a Roma per incontrare le comunità africane. Perché nessuno può fermare Nice e la sua voglia di salvare la dignità e la salute delle donne.
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