Naufragio al largo di Lampedusa, una donna morta e una dispersa
Si tratta di una ventenne e di una donna che viaggiavano su un barchino di ferro che si è capovolto. Mediterranea presenta un esposto: i libici hanno tentato di uccidere 10 migranti

Una ragazza ventenne morta e una donna dispersa nel naufragio di un barchino avvenuto lunedì a largo di Lampedusa. A darne notizia è la Ong SeaWatch. "Il naufragio è avvenuto a 45 miglia nautiche da Lampedusa - racconta la Ong - Il barchino di ferro su cui viaggiava insieme ad una cinquantina di persone ha iniziato ad affondare e, secondo i sopravvissuti, anche un'altra donna sarebbe dispersa. Mentre il nostro aereo da ricognizione Seabird dava supporto dall'alto, i circa 50 sopravvissuti sono stati soccorsi dalla Guardia costiera italiana che, con il supporto della nave Ong Dakini, ha anche recuperato il corpo della ragazza".
Il corpo della ventenne era nel barchino che la motovedetta Cp322 della guardia costiera ha soccorso e sul quale viaggiavano 63 ivoriani, gambiani, guineani, malesi, senegalesi e sudanesi. La donna, così come confermato dall'ispezione cadaverica fatta al cimitero di Cala Pisana, risulta annegata. A quanto pare è caduta in mare e anche se i compagni di viaggio l'hanno ripresa, è deceduta. I 60 migranti (3 sono minori), fra cui 18 donne, hanno raccontato che in mare è caduta anche un'altra donna, scomparsa fra le onde. Il gruppo è partito da Sfax, in Tunisia.
Esposto della Ong Mediterranea al tribunale di Trapani
La Ong Mediterranea saving Humans ha presentato alla Procura della Repubblica di Trapani un esposto sul "tentato omicidio di dieci ragazzi in mare ad opera di militari libici". "Questa volta - spiega la ong - ci sono prove video e fotografiche che non possono essere occultate: i trafficanti libici che hanno gettato con la violenza in alto mare, davanti alla nostra nave di soccorso, dieci giovani profughi, sequestrati da tempo nei lager, appartengono agli apparati militari del governo di Tripoli e sono soldati della famigerata 111ma Brigata, comandata dal potente Viceministro alla Difesa del governo Dbeibah. Lo abbiamo sempre saputo che la cosiddetta "guardia costiera libica" altro non é che una copertura costruita in particolare dai servizi segreti italiani, per bande di criminali come Almasri, e che la sua funzione é quella di una "polizia di frontiera" illegale, adibita alla cattura e alla deportazione dal mare di esseri umani, donne uomini e bambini, in aperta violazione delle convenzioni internazionali e di ogni principio di umanita".
Il governo italiano "sostiene e finanzia da anni una struttura criminale e offre anche copertura politica a queste centrali del traffico di petrolio, armi, droga, e persone". "Gli 'scafisti' - sottolinea Mediterranea - sono i boss che il Ministro dell'Interno italiano riceve al Viminale, quelli della 'proficua collaborazione' come viene definita dai comunicati ufficiali del governo. "I sopravvissuti che abbiamo soccorso hanno raccontato anche di quattro ragazzi che erano con loro, ammazzati poco dopo la partenza - aggiunge Mediterranea - Il ministro Piantedosi ci ha punito (la nave Ong è stata fermata per due mesi per aver "disubbidito" sul porto di sbarco, ndr) in porto non certo perché abbiamo giustamente rispettato la Convenzione di Amburgo, che obbliga a far sbarcare nel porto più vicino i naufraghi, e con la minima deviazione di rotta (la nostra e' il Mediterraneo centrale, dove operiamo per salvare vite), ma perché siamo testimoni".
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