Meloni: «Inaccettabile». Il silenzio dell'Ue, la telefonata di Trump
L’esecutivo si scuote, la premier la prima a reagire e Tajani chiama sia Saar che Rubio per spingere sul cessate il fuoco. Però nella maggioranza pesano le bocche cucite della Lega. E Bruxelles tace

Stavolta il governo non ha bisogno di riflettere a lungo prima di esprimere la forte irritazione verso Israele. E la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è tra i primi a intervenire: «I raid israeliani su Gaza colpiscono anche la chiesa della Sacra Famiglia - dice la premier -. Sono inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta dimostrando da mesi. Nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento». Non vengono invece comunicati eventuali contatti diretti con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Né appaiono sulle agenzie di stampa particolari prese di posizione da Bruxelles: a fianco a Roma c’è Parigi a chiedere lo stop alla «carneficina», ma il silenzio dei palazzi europei pare quasi delegare alle singole cancellerie la reazione al dolore che ieri ha trafitto la chiesa della Sacra Famiglia. Il mutismo delle istituzioni Ue è superato solo da quello della Lega, che sconta ancora il prezzo delle immagini della visita di Salvini a Netanyahu, lo scorso febbraio.
Pochi minuti dopo la nota di Palazzo Chigi, parte una telefonata da Roma verso Tel Aviv. È il ministro degli Esteri Antonio Tajani a chiamare il collega Saar, prima di avere un colloquio diretto con padre Gabriel Romanelli per esprimergli solidarietà e vicinanza e rendere disponibili le capacità di soccorso dell’Italia. La Farnesina spiega che al ministro israeliano è stata ribadita la «totale condanna» per gli attacchi militari che coinvolgono la popolazione civile, confermando che per l’Italia la situazione a Gaza è «intollerabile». Tajani ha chiesto di arrivare «immediatamente» a un cessate il fuoco e ha avuto la rassicurazione che Tel Aviv farà chiarezza sulle responsabilità del raid.
Tajani ha avuto un colloquio anche con il segretario di Stato americano, Marco Rubio, il quale ha affermato che anche l’amministrazione Usa vuole che l’attacco sulla Striscia si fermi. E a sera la portavoce della Casa Bianca, Caroline Leavitt, rende noto in una conferenza stampa che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha telefonato al primo ministro israeliano per chiedergli conto dell'attacco. «Un errore» avrebbe assicurato lui, ma nessuno sembra avere tra le mani la leva per convincere Netanyahu. Pressato da Roma e dalla comunità internazionale, il governo israeliano ha fatto trapelare il «profondo dolore per i danni alla chiesa e per le vittime civili». Il dicastero degli Esteri afferma che «Israele non prende mai di mira chiese o siti religiosi e si rammarica» per l’accaduto. «L’Idf - proseguono le fonti dell’esecutivo di Tel Aviv - sta esaminando questo incidente, le cui circostanze non sono ancora chiare, e i risultati dell’indagine saranno pubblicati in modo trasparente».
Roma si aggrappa a questa promessa e oltre non riesce ad andare, anche perché Washington non offre ancora copertura a iniziative più decise verso il governo di Israele. Le opposizioni ne sono consapevoli e attaccano: per la segretaria del Pd Elly Schlein la posizione di Meloni esprime una «ipocrisia vergognosa», perché quasi negli stessi momenti in cui si definiva il bilancio delle vittime la maggioranza ha respinto la mozione siglata dai dem insieme a M5s e Avs per sospendere il Memorandum d’intesa tra Italia e Israele. Di «ipocrisia» parlano anche Conte, Fratoianni e Bonelli. Reazioni dure al centro, con Renzi che attacca: «Non è un errore di tiro ma tragica follia, Trump aveva promesso pace ma il mondo brucia più di prima». Parla di «scempio criminale» Carlo Calenda, che chiede «sanzioni individuali» contro Netanyahu.
Governo e maggioranza in ogni caso hanno accusato il colpo. I presidenti di Camera e Senato, Fontana e La Russa, si sono uniti al coro di solidarietà. FdI, FI, Noi Moderati di Lupi e l’Udc di De Poli fanno fronte intorno a Meloni e Tajani, che nelle loro comunicazioni al Parlamento hanno più volte insistito sul ruolo che l’Italia svolge a protezione e sostegno delle comunità cristiane, e in particolare verso la comunità di padre Romanelli.
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