Marah, la ragazza di Gaza debilitata dalla fame che è morta a Pisa
di Redazione
La giovane, di appena vent'anni, non ce l'ha fatta a sopravvivere: le sue condizioni fisiche erano compromesse dalla denutrizione. È la situazione che nella Striscia stanno vivendo migliaia di per

Di fame si muore a Gaza. Se servisse un'altra prova del dramma umanitario che si sta consumando in Medio Oriente (e pensare che le foto dei bambini e dei ragazzi malnutriti sono stati spesso messi in dubbio nelle ultime settimane, anche da alcuni quotidiani di casa nostra), ecco la storia a tragico fine di Marah Abu Zuhri, una giovane palestinese di appena vent'anni arrivata pochi giorni fa in Italia dalla Striscia per ricevere cure mediche nell’ambito di un’operazione umanitaria. La ragazza, accompagnata dalla madre, era sbarcata nella notte tra il 13 e il 14 agosto con un volo organizzato dallo Stato italiano e subito ricoverata presso l’unità operativa di ematologia dell’ospedale di Pisa. Secondo quanto riferito dall’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, Marah versava in condizioni già gravissime al momento dell’arrivo: profonda malnutrizione, severo deperimento organico e quadro clinico compromesso. Nonostante i primi accertamenti e l’avvio di una terapia di supporto, nella giornata di Ferragosto la giovane ha subito una crisi respiratoria improvvisa, seguita da un arresto cardiaco. I tentativi di rianimazione sono stati vani.
Sulla vicenda è scoppiata subito una polemica: «Aveva una leucemia grave» s'è fatto sapere domenica da Israele escludendo la morte indotta da malnutrizione, cioè per fame, come sostiene chi accusa Tel Aviv del conflitto a Gaza. Tesi ribadita con forza dal Cogat, l'ente israeliano per il coordinamento delle attività nei Territori, che rivendica anche la disponibilità del Paese al trasferimento della ragazza come di tutti gli altri pazienti palestinesi malati. «Non è risultata nessuna leucemia ma c'è un'altra patologia, non diagnosticata; da noi non c'è stato il tempo approfondire gli accertamenti perché la giovane è morta subito» si spiega invece dall'ospedale di Pisa. Nosocomio dove sulla salma non è stato fatto il riscontro diagnostico post mortem, che è l'autopsia clinica con cui i medici cercano spiegazioni scientifiche ispezionando la salma di un paziente. «Hanno voluto così i familiari, per motivi religiosi» si apprende dall'ospedale. Intanto la salma è a Medicina Legale a disposizione dell'autorità giudiziaria, che, forse, potrebbe decidere di fare un'autopsia di valore medico legale anche se Marah è arrivata come paziente e non si ravvisa un'ipotesi di reato a cui intestare un eventuale fascicolo di indagine.
La situazione nella Striscia
Che la morte di Marah sia avvenuta a causa della fame o perché la fame aveva debilitato il suo corpo già malato al punto da rendere impossibile curarlo, la situazione nella Striscia non cambia: quasi 13.000 bambini e ragazzi sono stati ricoverati in ospedale a Gaza nel mese di luglio a causa di una malnutrizione acuta. Lo ha riferito nei giorni scorso l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha), sottolineando che di questi, 2.800 - ovvero il 22% - soffrivano di malnutrizione acuta grave. Il rapporto afferma anche che il Programma Alimentare Mondiale ha raccolto 1.012 camion che trasportavano 13.000 tonnellate di cibo dai valichi di frontiera di Gaza nel mese di luglio. Tuttavia, solo 10 di questi camion hanno raggiunto i magazzini previsti all’interno della Striscia, mentre il resto, viene spiegato, «è stato scaricato lungo il percorso». Il rapporto non chiarisce se questo si riferisca al furto organizzato da parte dei terroristi di Hamas, al saccheggio da parte della folla. Inoltre secondo le stime il World Food Programme delle Nazioni Unite, un terzo della popolazione di Gaza non mangia da diversi giorni consecutivi e centomila persone tra donne e bambini soffrono di malnutrizione acuta. E sarebbero quasi 300 ormai le persone morte di fame dall'inizio dell'anno, di cui 25 bambini solo nel mese di luglio.

Intanto oggi almeno nove palestinesi sono morti e altri sono rimasti feriti nel corso degli attacchi israeliani nel nord della Striscia di Gaza, in un'area di distribuzione degli aiuti. Anche in questo caso la contabilità del dramma è impressionante: secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani nei Territori Palestinesi dal 27 maggio al 13 agosto sono stati uccisi almeno 1.760 palestinesi nella Striscia di Gaza, molti dei quali proprio mentre cercavano aiuti umanitari. Di questi, 994 sono stati colpiti vicino a siti della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), altri 766 lungo le rotte dei convogli di rifornimento. «La maggior parte delle uccisioni – afferma l’agenzia Onu – è stata compiuta dall’esercito israeliano». Anche la società civile internazionale ha alzato la voce: oltre cento Ong hanno denunciato l’uso della fame come arma di guerra e l’impossibilità di far arrivare regolarmente i convogli di cibo e medicinali nella Striscia.

Il caso di Marah è il nuovo simbolo di tutto questo. Mentre a Pisa si piange la sua morte, in molti chiedono che la sua storia non cada nel silenzio: «Questa ragazza è morta lontana da Gaza, ma è Gaza che l’ha uccisa» è il commento amaro di alcuni volontari. Più esplicito il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia: «Ora che una palestinese è morta di fame qui, a casa nostra, e mentre continuano a morirne quotidianamente nella Striscia di Gaza, si riuscirà a ritrovare un po' di umanità e, soprattutto, si potranno finalmente assumere iniziative concrete per spingere Israele a porre fine all'uso della fame come arma di guerra?».
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