La giustizia riparativa del carnefice di santa Maria Goretti

A Nettuno il cardinale Tagle, subentrato a Prevost nella diocesi suburbicaria di Albano, ha presieduto la celebrazione nella festa della "santa bambina". Nella notte due pellegrinaggi e una
July 6, 2025
La giustizia riparativa del carnefice di santa Maria Goretti
A.Picariello | Il cardinale Tagle al termine della celebrazione per Santa Maria Goretti a Nettuno si unisce al canto della comuniità filippina
«Santa Maria Goretti è andata come l'agnello in mezzo ai lupi, e come Gesù ha pregato per la salvezza dei peccatori e dei suoi persecutori, lei ha chiesto il Paradiso per il suo assassino». Così, nell'omelia, nel giorno del martirio avvenuto il 6 luglio 1902 a Nettuno, al santuario di Nostra Signora delle Grazie a lei intitolato, il cardinale Luis Antonio Gokim Tagle. La festa della "santa bambina" è stata celebrata con un solenne pontificale presieduto dal cardinale filippino, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e vescovo titolare della Diocesi suburbicaria di Albano Laziale, retta dal vescovo Vincenzo Viva. Fra l’altro Tagle (salutato al termine della celebrazione con un canto del coro della comunità filippina) è stato da poco nominato in questo incarico dal Papa, ed è succeduto proprio al cardinale Prevost a cui era stato assegnato il titolo lo scorso 6 febbraio. La vicenda di Maria Goretti anima un’incessante fede popolare, coltivata soprattutto nei luoghi della memoria: ben due pellegrinaggi sono partiti nella notatta di sabato diretti al luogo del martirio, la casa rurale in località Le Ferriere, in cui i suoi – trasferitisi dalle Marche – vivevano e dove la sua giovane vita fu spezzata a soli undici anni per aver respinto le precoci attenzioni del suo giovane aguzzino. Dalla chiesa di Nettuno in cui sono venerate le sue spoglie è partito alle 19 il 39esimo pellegrinaggio a piedi. Da Latina invece, dalla Chiesa di San Matteo, verso la stessa meta, è partito un pellegrinaggio notturno, giunto alla 31esima edizione, conclusosi all’alba con una celebrazione presieduta dal vescovo Mariano Crociata. La località Le Ferriere, infatti, ricade nel comune e nella diocesi di Latina, che ha molto a cuore il culto di santa Maria Goretti (che è patrona della diocesi pontina), e porta avanti, anche in questa chiave, una approfondita pastorale della riconciliazione e della giustizia riparativa. Nelle Marche, infine, a Corinaldo, in provincia di Ancona, sabato alle 21 è stato recitato un Rosario cui ha fatto seguito una fiaccolata verso la casa natale di santa Maria Goretti (la famiglia proveniva infatti dalle Marche), dove domenica mattina è stata celebrata una messa presieduta dal vescovo di Senigallia, Franco Manenti.
Canonizzata durante il Giubileo del 1950, venerata come patrona delle giovani, delle vittime di violenza, della castità e del perdono, la sua storia intercetta in pieno le problematiche del tempo. L’emigrazione, innanzitutto, che aveva visto la famiglia costretta a spostarsi dalle Marche. Il flagello della malaria, poi, che imperversava in quelle terre paludose non ancora risanate (“Marietta” aveva perso il padre, proprio per malaria, due anni prima). La povertà, infine, che non le consentì di studiare e rese necessario alla madre vedova di accettare, anzi di implorare perché venisse accettata una condizione di promiscuità con un’altra famiglia di coloni e mezzadri, i Serenelli, il cui figlio ventenne Alessandro sarà poi autore del crudele assassinio, perpetrato con un punteruolo avventandosi contro la povera ragazza intenta a rammendargli una camicia. Ma questa vicenda drammatica, un brutale femminicidio ante litteram, anche per ciò che è accaduto dopo, si carica di sorprendente attualità. Le ultime ore di agonia (assalita da un’infezione letale) furono vissute da "Marietta" nella preghiera per la conversione del suo assassino. La Costituzione repubblicana era di là da venire e, con essa, la finalità rieducativa della pena all’articolo 27, ma c’era già chi riteneva disumano e anche poco ragionevole il principio di “buttare la chiave”. Sulla scia dell’insegnamento del Vangelo e sul desiderio estremo di Maria lavorò attivamente monsignor Giovanni Blandini, vescovo di Noto, città in cui fu detenuto a scontare 30 anni di reclusione Alessandro Serenelli, al quale la santa era apparsa in sogno. Sfuggito a tentativi di linciaggio scaturiti dal diffuso sentimento popolare che tuttora tende a identificare la pena con la vendetta, Serenelli ha vissuto dopo la scarcerazione (una volta scontati 27 dei 30 anni) intento a testimoniare la santità della sua vittima. Chiesto e ottenuto il perdono dalla madre di Maria, ha vissuto poi gli ulteriori venti anni di esistenza dedito alla preghiera e alla cura dell’orto, ospite del convento dei frati minori di Macerata, dov’era stato accolto su suo desiderio, pur non prendendo mai i voti. Dei tanti miracoli attribuiti alla santa di Corinaldo questo è il più sconvolgente. Un assassino feroce che, «inorridendo al solo ricordo» per il gesto commesso, si auto-definisce nella libro-biografia a lui dedicato un uomo «salvato dal perdono». Ma i percorsi “alternativi” della giustizia riparativa propongono un “fine pena mai” della conversione, che accompagna il reo fino alla fine dei suoi giorni. E la strada del guardarsi in faccia fra nemici apre propsettive impensabili, nei moderni esperimenti di giustizia riparativa, anche nei teatri di guerra più difficili, dal Medio Oriente all’Irlanda del Nord. Percorsi silenziosi, ignorati dai governanti in guerra, ma destinati – chissà – a produrre frutti inaspettati in un domani che ancora non s’intravede.

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