Incubo sicurezza sul lavoro, 4 morti. «Non c'è più tempo da perdere»

A Napoli perdono la vita 3 operai, di nazionalità italiana, che stavano lavorando alla ristrutturazione di un palazzo di sei piani. Incidente a Brescia: schiacciato dal muletto. Il dolore di Batta
July 24, 2025
Incubo sicurezza sul lavoro, 4 morti. «Non c'è più tempo da perdere»
Ansa | Il montacarichi da cui sono caduti i tre operai di Napoli
La «strage continua», come l’aveva chiamata quattro anni fa l’allora presidente del Consiglio, Mario Draghi, non accenna a fermarsi. Di questa «strage», il capitolo più triste è quello delle morti nel settore edilizio: sono state 156 nel 2024, cui vanno sommate 40mila denunce di infortuni sul lavoro. Ieri, tre operai sono precipitati nel vuoto dall’altezza di 20 metri, mentre erano impegnati in alcuni lavori condominiali sulla facciata di un palazzo di sei piani, nella zona collinare di Napoli. Un altro lavoratore ha perso la vita, schiacciato da un muletto, a Bagnolo Mella, nel Bresciano.
I primi tre stati traditi dalla cabina-cestello del montacarichi. Che inspiegabilmente ha ceduto e si è rovesciato, facendoli volare giù, verso una fine atroce. Ciro Pierro, 62 anni, residente a Calvizzano (Napoli), Luigi Romano, 67, di Arzano (Napoli) e Vincenzo Del Grosso, 54 anni, residente proprio nel capoluogo campano – questi i nomi delle vittime – non erano legati con imbracature e attacco a quella cabina-cestello che li ha scaraventati giù, come previsto dalla normativa vigente sulla sicurezza. Se lo fossero stati, i soccorritori avrebbero potuto trovarli appesi e forse avrebbero potuto salvarli. Tutti e tre gli operai edili lavoravano per la ditta Pietroluongo, con sede a Napoli. «Ho sentito un grande tonfo e ho pensato che si trattasse di materiale di risulta precipitato da sopra», racconta un testimone, che è subito accorso sul luogo della tragedia con il fratello medico. Quando è sceso in strada per capire cos’era accaduto, la scena che però gli si è parata davanti era tutt’altra rispetto a quella che aveva immaginato: a terra non c’era affatto ciò che si aspettava di vedere, ma tre uomini.
Sull’ennesimo incidente mortale sul luogo di lavoro indaga la polizia, coordinata dalla Procura di Napoli. Nella giornata di ieri la polizia scientifica ha effettuato i propri rilievi all’interno dell’area del cantiere, posto sotto sequestro. Bisognerà chiarire tutti i punti ancora oscuri della tragedia. Innanzitutto, perché i lavoratori non erano legati, come prevedono le norme sulla sicurezza? Poi, come mai il cestello ha ceduto? E via via tutti gli interrogativi a cui gli inquirenti dovranno rispondere. «È un giorno di dolore – ha dichiarato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi −. Tre operai hanno perso la vita nel crollo di un cestello in una palazzina privata al Vomero. Voglio esprimere profonda vicinanza mia, dell’amministrazione comunale e di tutta la città ai familiari colpiti da questa ennesima strage silenziosa. Non possiamo e non dobbiamo rassegnarci. Al mondo dell’impresa, a tutte le istituzioni e alle organizzazioni sindacali ribadisco l’impegno concreto per fermare le morti sul lavoro. Servono più sicurezza, più controlli e più formazione. Siamo pronti a fare tutto ciò che è necessario e doveroso».
L’arcivescovo di Napoli, cardinale Domenico Battaglia, esprime «a nome mio personale e dell’intera Chiesa di Napoli il più profondo cordoglio ai familiari delle vittime. Cordoglio che si fa preghiera e vicinanza. Questo terribile evento non deve essere solo motivo di dolore, ma anche di indignazione e di coraggio per dire “Basta!”. Perché è inaccettabile morire non “sul” lavoro, ma “di” lavoro. È inaccettabile uscire di casa al mattino per guadagnarsi il pane e non fare ritorno. Il lavoro non può diventare una condanna, un pericolo, un rischio mortale. E che nessuno le chiami più morti bianche, perché sporcano le nostre coscienze». Secondo Battaglia, «serve una rete di corresponsabilità tra istituzioni, imprese, forze sociali, affinché ogni ambiente lavorativo sia davvero luogo di dignità, tutela e vita, affinché nessuna madre, nessun figlio, nessun amico debba più ricevere una telefonata che annuncia la morte di un suo caro per la mancata sicurezza sul lavoro». «Non c’è più tempo da perdere! – ricorda l’arcivescovo di Napoli –. Occorre lavorare insieme per costruire una giustizia sociale che sia anzitutto rispetto delle regole, tutela concreta della sicurezza, prevenzione reale dei rischi», sottolinea Battaglia. «Dolore profondo» è espresso anche da Cinzia Aruta, sindaca di Arzano, paese da cui proveniva Luigi Romano, una delle tre vittime.
Nel Bresciano invece, si diceva, un uomo di 69 anni, Luciano Capirola, ha perso la vita schiacciato da un muletto. L’uomo era titolare di un’azienda con sede a Cigole, sempre nel Bresciano, specializzata nella commercializzazione di legna. Capirola stava effettuando una consegna a una pizzeria e cercava di scaricare un piccolo muletto da un autocarro, utilizzando un verricello. Durante l’operazione, il verricello si sarebbe improvvisamente spezzato, facendo precipitare il muletto, che lo ha travolto e ucciso sul colpo. Proprio per contrastare questa deriva, Assidal (Associazione Italiana Datoriale Attività Lavorative), propone «un cambio culturale». «La sicurezza non può essere una semplice voce in un bilancio aziendale o una procedura da spuntare. Deve diventare un valore condiviso, parte integrante dell’identità di ogni impresa, di ogni cantiere, di ogni organizzazione», si legge in una nota. «Mentre ci si preoccupa, giustamente, delle temperature elevate e delle ordinanze che limitano l’attività nelle ore più calde – affermano il presidente, il vicepresidente e il segretario generale dell’associazione, Giuseppe Ciarcelluto, Marco Belfiglio ed Eleonora Ballerini – si muore comunque, ogni giorno, per cadute dall’alto, per schiacciamenti, per la mancata applicazione di misure di prevenzione basilari».

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