In calo sequestri e decessi per overdose, ma troppi baby spacciatori

Nella relazione della Direzione centrale dei Servizi antidroga, la foto del business degli stupefacenti (con cannabis e coca in testa) .Piantedosi: resta una piaga, difendiamo i giovani e le famig
September 30, 2025
In calo sequestri e decessi per overdose, ma troppi baby spacciatori
Fotogramma / fotogramma.it | Dosi di stupefacenti, armi e denaro sequestrati dalla Polizia in un'indagine nel Milanese.
"La lotta contro il traffico e l'abuso di sostanze stupefacenti non è solo una questione di ordine pubblico", afferma il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, "ma una sfida complessa che coinvolge la salute pubblica, l'economia, la giustizia, la coesione sociale e, naturalmente, la nostra capacità di rispondere in modo adeguato e coordinato a una delle piaghe sociali più devastanti dei nostri tempi". Il titolare del Viminale parla nella grande sala della Scuola di Perfezionamento delle forze di Polizia, durante la presentazione della relazione per il 2025 stilata dagli esperti della Direzione centrale per i Servizi antidroga. "Quando parliamo di narcotraffico, non parliamo solo di numeri, di statistiche, di operazioni e arresti, ma di una battaglia quotidiana per la protezione dei nostri giovani, delle nostre famiglie, delle nostre comunità", argomenta Piantedosi, dicendosi convinto del fatto che "il narcotraffico e l'abuso di sostanze stupefacenti non solo minano la sicurezza, ma sono anche uno degli agenti di disgregazione sociale più potenti, alimentando la violenza, la criminalità e il degrado".

​Un forte calo dei sequestri

Dati alla mano, nelle 308 pagine del dossier si segnala come nel 2024 si sia registrato il sequestro da parte delle forze di polizia di oltre 58 tonnellate di sostanze stupefacenti, con un secco -34,66% rispetto al 2023, quando avevano superato le 88 tonnellate. Nel dettaglio, risultano quasi dimezzati i sequestri di cocaina (-44,11%) e calano notevolmente quelli di hashish (-36,24%), droghe sintetiche in polvere (-36,17%) e marijuana (-28,97%). Aumentano però, e non è un elemento rassicurante, quelli di eroina (+24,91%), droghe sintetiche in dosi o compresse (+418,90%) e altre droghe in dosi o compresse (+21,05%). In base ai rapporti investigativi giunti dai territori italiani, i maggiori sequestri (48,39% del totale) sono stati effettuati nel Sud e nelle isole; poi viene il Nord, (31,73%) e quindi il Centro (19,88%). Inoltre, a differenza dell'anno prima, non sono stati eseguiti sequestri nelle acque internazionali. Fra le regioni, è la Pugliaad aver fatto fatto registrare il valore maggiore di sequestri, con oltre 10 tonnellate, mentre i valori minori sono stati riscontrati in Valle d'Aosta e Basilicata.

Il cambio di strategia dei trafficanti e la corruzione nei porti

Il 32,29% (18.816 kg) del totale dei sequestri è avvenuto nelle aree di frontiera, prevalentemente quelle marittime. Nel 2024 si registra comunque un calo del 17,53% dei carichi intercettati alle frontiere rispetto al 2023 (22.816 kg, il 25,58% del totale delle quantità sequestrate in quell'anno). Rispetto alle rotte dei traffici, la mappa resta quella del passato, ma i narcos hanno fatto ricorso a nuovi accorgimenti. I dati dicono che nel 2024 si registra un calo del 17,53% dei carichi intercettati alle frontiere rispetto al 2023 (22.816 kg, il 25,58% del totale delle quantità sequestrate in quell'anno). La marijuana è stata la droga più sequestrata nelle aree di frontiera, ma nei principali porti di ingresso d'Europa la regina è la cocaina (la droga più diffusa dopo la cannabis), i cui sequestri tuttavia hanno registrato una flessione del 50% (in Italia esattamente del 44%). Ma la diminuzione osservata - fanno capire gli analisti - sarebbe imputabile, in base alle indagini svolte, a nuove modalità adottate dalla criminalità per impedire la sottrazione dell'intero carico e minimizzare le perdite in caso di sequestro, nonché al variare di rotte e punti di ingresso della droga (con preferenza per porti secondari, meno controllati). Non solo: le investigazioni nelle zone di frontiera, continuano a far emeregere la "vulnerabilità degli ambienti portuali", con connivenze e corruttele di operatori interni agli scali per il recupero e l'esfiltrazione dei carichi di cocaina occultati nei container in arrivo dal Sud America.

Il crack e l'esercito dei baby-pusher

Un altro aspetto messo in luce dal rapporto è da sottolineare. Nel 2024, i minorenni segnalati all'Autorità giudiziaria per reati di droga in Italia sono stati 1.202 (4,29% su tutte le persone deferite), in calo del 4,07% rispetto al 2023. Riguardo alla provenienza, il 69,05% (830) era di italiani e i restanti 372 minori stranieri (tunisini, egiziani, marocchini, senegalesi). Un calcolo comparato mostra come, rispetto al 2023, il numero di minori stranieri segnalati sia cresciuto del 19,61%, mentre quello dei minori italiani è diminuito dell'11,89%, tenuto conto del fatto che il 99,75% dei minori è stato denunciato per il reato di traffico o spaccio. Il numero più alto di minori deferiti si registra nel Lazio (243)., seguono Lombardia (147) e Piemonte (114), mentre il numero più basso è in Valle d'Aosta, con un solo under18 segnalato. Oltre al timore per le droghe sintetiche, lo spettro attuale è il crack, con un aumento della presenza e del consumo: i minorenni arrestati per lo spaccio di questa sostanza nel 2024 sono aumentati dell'87,23% rispetto al 2023 (da 34 a 73). Le aree più colpite sono quelle meridionali e dell'Italia Centrale: Campania, Lazio e Sicilia sono le regioni col maggior numero di quantitativi di crack sequestrati, mentre nel Nord Italia è la provincia di Torino. In totale, sono 27.989 le persone di ogni età segnalate in Italia per reati di droga nel 2024: come nel 2023, nel Lazio risulta il valore maggiore (4.881), mentre nella Valle d'Aosta quello minore (43). Il 40,95% delle segnalazioni si registra al Nord, il 25,76% nel Centro e il 33,29% nel Sud e nelle isole. Il 38,73% dei deferiti è composto da stranieri (10.841, di cui il 64,77%, tratti in arresto), per lo più marocchini, albanesi, tunisini, egiziani e nigeriani. Nel confronto con il 2023, gli stranieri deferiti sono stati in aumento in tutte le fasce di età, con incrementi dal 2,12% al 40%.

​Meno decessi per abuso

Da segnalare infine un dato non di poco conto, che riguarda il calo i decessi per abuso di droga rilevati dalle forze di polizia: la media degli ultimi anni si attesta su 294 morti, con un picco di 374 decessi registrato nel 2019 e un minimo di 227 nel 2023. Tra gli uomini, che rappresentano la quota maggioritaria delle vittime, si registra una media annua di 254 decessi.

​Pisani: i narcos criptano le comunicazioni

Sul calo dei sequestri, una ulteriore chiave di lettura arriva dal capo della Polizia, Vittorio Pisani, per anni investigatore in prima linea contro i clan di camorra: "Nell'ultimo anno c'è stato un calo di sequestri, ma un aumento delle operazioni: non bisogna valutare l'operato su un ciclo annuale, ma pluriennale - ragiona il prefetto -, perché le indagini hanno tempi più lunghi". A suo parere, tuttavia, c'è da fare un salto di qualità sull'aspetto tecnologico delle investigazioni: il vero punto dolente su cui riflettere, considera Pisani, è "la capacità di intercettare le conversazioni" su Telegram, Signal e WhatsApp, perché non sono come le classiche chiacchierate telefoniche, "ma sono criptate e ciò limita la forza investigativa". Negli ultimi anni, ragiona il ministro dell'Interno Piantedosi, "la crescente diffusione di nuove droghe sintetiche ha rappresentato una sfida per le forze dell'ordine. Droghe che arrivano, spesso, prima ancora che le istituzioni possano mettersi al passo con la legislazione". Poi aggiunge: "In risposta a questa minaccia emergente, le forze di polizia hanno investito sull'uso di tecnologie avanzate, sul monitoraggio dei flussi economici, sull'analisi dei dati e sull'utilizzo di sistemi di intelligence sempre più sofisticati". Ma le politiche di sicurezza legate al contrasto del narcotraffico non debbono limitarsi al solo "lavoro delle Forze dell'ordine, ma devono coinvolgere la società nel suo complesso. La prevenzione è una delle armi più potenti di cui disponiamo".

​Guerra ibrida e legami coi terroristi

Lo scenario globale resta allarmante, perché a parte le mafie ('ndrangheta, cosa nostra, camorra, sacra corona unita e altre consorterie cavalcano sempre il business), Il traffico di droga "è una questione globale e transnazionale, oltre che possibile strumento di guerra ibrida - avverte ancora Piantedosi -. Non è una prima volta nella storia, ma in uno scenario geopolitico incerto quale quello attuale ogni fattore di instabilità può impattare sulla stessa sicurezza nazionale". Per parte sua, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo sottolinea come i fenomeni come lo spaccio di droga "sono destinati a ingigantirsi in tempo di guerra", quando "io vedo una progressiva integrazione delle reti del narcotraffico con le reti del terrorismo".

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