Il governo: «Avete fallito». Pd, Schlein sotto attacco
di Redazione
Salvini: «Italiani bocciano la cittadinanza regalata». La Russa: «Una campagna d'odio che ha schifato gli elettori. Il campo largo è morto». Il dem Boccia: «Un pezzo di Paese chiede un cam

Se la maggioranza può senza dubbio esultare, il centrosinistra trova comunque il modo di rivendicare qualcosa e si aggrappa all’obiettivo appositamente fissato poco prima dell’apertura delle urne: raggiungere lo stesso numero di voti ottenuto dal centrodestra alle scorse elezioni (12,3 milioni). Condizione che, a detta dei dem, autorizza a inviare un «avviso di sfratto» a Palazzo Chigi.
Di certo in FdI non la pensano allo stesso modo, non a caso, ancor prima dell'arrivo dei dati definitivi, il partito della premier decide di infierire con un post al vetriolo: «L'unico vero obiettivo di questo referendum era far cadere il Governo Meloni. Alla fine, però, sono stati gli italiani a far cadere voi: avete perso». Tra i primi a rivendicare a titolo personale c'è invece il presidente del Senato Ignazio La Russa, che si scaglia contro «la volgare campagna di odio» che avrebbe subito dagli avversari: «Ha avuto un effetto: ho votato per un solo quesito. Senza queste loro parole - spiega - forse avrei votato no a tutti e cinque i referendum. Hanno fatto perdere punti all'affluenza. Inutile infierire su Schlein, hanno tentato di trasformare questo referendum in una vicenda interna per quanto riguarda il Pd per vedere se ha ragione Schlein o i suoi oppositori. E gli altri lo hanno trasformato in un referendum contro il governo. Hanno perso gli uni e gli altri. Il campo largo è definitivamente morto». Parole che bruciano nel campo opposto, tanto che Luana Zanella di Avs ricorda a La Russa il suo ruolo istituzionale e lo invita a «darsi un contegno».
Mentre Francesco Boccia del Pd si impegna a difendere il risultato: «Bisogna avere molto rispetto di 15 milioni di elettori che sono andati a votare. Vedremo quanti sono i sì, soprattutto sul lavoro, ma c'è un pezzo del Paese che chiede di cambiare. Se la destra continua a far finta di nulla, prima o poi si scontrerà con la realtà».
Dal summit dei Patrioti in Francia arriva anche il commento di Matteo Salvini, il cui bersaglio esclusivo, visto il contesto e l’importanza del tema per la Lega, è il quesito sulla cittadinanza: «Oggi in Italia la sinistra porta al voto un referendum per dimezzare gli anni per avere la cittadinanza italiana. Verranno bocciati – tuona – il popolo non li voterà. La cittadinanza in Italia e in Francia non è un regalo. Bisogna semmai avere delle regole ancora più severe per diventare cittadini delle nostre nazioni. Non basta qualche anno di residenza occorre dimostrare di conoscere, rispettare e amare la storia, la cultura e la legge del paese che ti ospita». Anche l'altro vicepremier, il leader di Forza Italia Antonio Tajani, passa all'incasso: «Il tentativo di continuare ad aprire lo scontro all'interno del mondo del lavoro mi sembra una scelta sbagliata da parte della Cgil. Noi abbiamo votato con grande convinzione - cosa che la sinistra non ha fatto - la legge sulla partecipazione proposta dalla Cisl. Quindi, anche in questa occasione la Cgil ha spaccato l'unità sindacale portando poi la sua posizione ad una sconfitta che è cocente».
Nel cuore del pomeriggio ancora mancano i commenti diretti di Elly Schlein, segretaria del Pd, e Giuseppe Conte, leader del Movimento cinque stelle. Ma tra i dem è già partito l'attacco ai vertici del Nazareno. «Una sconfitta profonda, seria, evitabile.
Purtroppo un regalo enorme a Giorgia Meloni e alle destre. Fuori dalla nostra bolla c'è un Paese che vuole futuro e non rese di conti sul passato. Ora maturità, serietà e ascolto, evitando acrobazie assolutorie sui numeri», scrive sui social Pina Picierno, riferimento dell'area riformista del partito. Grossomodo la stessa posizione tenuta da Carlo Calenda, capo di Azione, e da Matteo Renzi, leader di Italia Viva.
Purtroppo un regalo enorme a Giorgia Meloni e alle destre. Fuori dalla nostra bolla c'è un Paese che vuole futuro e non rese di conti sul passato. Ora maturità, serietà e ascolto, evitando acrobazie assolutorie sui numeri», scrive sui social Pina Picierno, riferimento dell'area riformista del partito. Grossomodo la stessa posizione tenuta da Carlo Calenda, capo di Azione, e da Matteo Renzi, leader di Italia Viva.
Quanto ad Avs, l'altro partito in prima linea sui referendum, i leader Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni provano a difendere il "campo stretto" formato insieme a Pd e M5s: «Il quorum non è stato raggiunto, è vero. Ma ci sono oltre 15 milioni di cittadine e cittadini che hanno scelto di votare, e con circa 13 milioni di Sì, lanciano un messaggio forte e chiaro, più forte persino del consenso che oggi regge Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Se Meloni crede che l'astensione sia un segnale politico a suo favore, commette un grave errore.Alle prossime elezioni politiche non ci sarà un quorum a salvarla».
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