I camalli respingono carico di armi per Israele

I lavoratori del porto hanno convinto la compagnia Cosco a non scaricare il materiale bellico. Intanto la Slovenia dice stop al commercio di armi verso Tel Aviv.
July 31, 2025
Tra tante parole in libertà, ce ne sono alcune che producono fatti. La morsa di Israele su Gaza indigna molti, ma pochi protestano in modo concreto e pacifico. Una lezione arriva dai ruvidi scaricatori di porto di Genova, i celebri camalli, che sono riusciti a impedire lo sbarco di tre container pieni di materiale bellico spedito verso Israele. Intanto anche la Slovenia prende posizione: stop al commercio di armi destinate a Tel Aviv sul suo territorio, in attesa che la Ue si muova per davvero. E anche dalla Germania arrivano segni di insofferenza verso i proclami tanto roboanti quanto inutili. "Avete preso posizione negli ultimi giorni e criticato il governo israeliano. Lo apprezziamo, ma le sole parole non salvano vite umane" scrivono oltre 150 artisti tedeschi in una lettera aperta al governo di Friedrich Merz.
L’altolà dei camalli - Tempo di agire, dunque. E i camalli non si sono fatti pregare. "Solo con l'annuncio di uno sciopero siamo riusciti, anche grazie anche al coordinamento internazionale dei porti, a far sì che una compagnia marittima come la Cosco abbia rinunciato allo sbarco di tre container con dentro armamenti diretti a Israele" hanno annunciato i componenti del Calp, il collettivo autonomo lavoratori portuali del porto di Genova, che già un mese fa, a dire il vero, “respinsero” un cargo simile. Una tradizione consolidata, e puntualmente applicata anche in passato per i trasporti verso altri paesi belligeranti.
"In queste settimane ci siamo mobilitati per contrastare di nuovo col coordinamento quello che è un ulteriore traffico di armi diretto a Israele. Il coordinamento, che sta funzionando soprattutto nell'area del Mediterraneo, ha fatto sì che i portuali del Pireo (il porto di Atene, ndr) in una prima fase abbiano rinunciato a sbarcare questi container per poi segnalarci l'arrivo sul porto di La Spezia e sul porto di Genova di questa merce - ha spiegato un rappresentante del Calp -. Fin da subito ci siamo mossi per capire come mobilitarci all'interno del terminal e capire in quale terminal sarebbe attaccata questa nave e abbiamo notato anche che successivamente ai porti liguri la nave avrebbe fatto scalo a Marsiglia per poi andare a Valencia". Secondo i camalli, si tratta di “una grande vittoria, proprio perché è la prima volta che accade che una compagnia marittima di un peso come la Cosco ci comunichi, tramite la rivista Shippingitaly, la rinuncia di questo carico. Continueremo questo tipo di mobilitazioni a sostegno della popolazione palestinese per chiedere un cessate il fuoco immediato e per chiedere che non ci siano più traffici di armamenti nei porti civili".
La nave giovedì sera era in porto a La Spezia, poi nella prima mattinata di venerdì si è mossa in direzione Genova, dove ha attraccato intorno alle 18. Ma i tre container, ha fatto sapere la ompagnia di navigazione taiwanese, saranno rispediti al mittente, in Estremo Oriente. Soddisfatta l'Unione dei sindacati di base (Usb) del porto genovese. "Negli ultimi mesi Usb – si legge in una nota – ha moltiplicato le iniziative per spezzare la catena logistica che alimenta conflitti e massacri. A giugno i lavoratori hanno incrociato le braccia all’aeroporto di Brescia Montichiari per bloccare un carico di armi, e a luglio il presidio davanti al Comune di Genova ha rilanciato la richiesta di dichiarare i porti liguri off limits per le spedizioni belliche. La mobilitazione è parte di un fronte internazionale che unisce i portuali di Francia, Grecia, Germania e Nord Africa”. La campagna "Il lavoro ripudia la guerra", spiegano i sindacati, "rivendica un principio semplice: i porti italiani non devono diventare basi logistiche per i conflitti, ma restare luoghi al servizio delle comunità”.
Già nel giugno scorso, sempre in coordinamento con i colleghi marsigliesi, i camalli avevano impedito lo scarico sulle banchine di una partita di mitragliatrici destinate a Israele.
Lo stop della Slovenia – “La Slovenia è il primo paese europeo a vietare l'importazione, l'esportazione e il transito di armi da e verso Israele". Lo ha affermato il governo in una nota, aggiungendo di agire in modo indipendente perché l'Unione "non era in grado di adottare misure concrete" come richiesto da Lubiana.
L’appello degli artisti – I 150 artisti tedeschi che hanno firmato la lettera aperta al governo hanno chiesto in particolare tre azioni concrete: l'interruzione di esportazioni di armi allo Stato di Israele, la sospensione dell'accordo di associazione tra l'Unione europea e Israele, una tregua immediata che renda possibile l'accesso agli aiuti umanitari nella striscia di Gaza. Inoltre vengono condannati senz'appello gli orribili crimini di Hamas, ma gli artisti precisano che essi non possono legittimare "la punizione collettiva di milioni di persone innocenti".

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