«Hanno servito il bene comune». L'ultimo omaggio ai carabinieri
di Francesco Dal Mas, Padova
L'omelia del vescovo Saba ai funerali di Castel d'Azzano: ora vivono l'incontro con Cristo. Il figlio di una vittima: ho avuto il privilegio di chiamarti papà. Folla in piazza, presenti i vertici dello Stato

«Duro, doloroso e umanamente incomprensibile è il drammatico evento che ha provocato la morte di Marco, Valerio e Davide, e il ferimento di tanti operatori in servizio per il bene comune». Monsignor Gian Franco Saba, ordinario militare per l’Italia, ha alzato gli occhi ed ha incrociato quelli del familiari dei tre carabinieri Marco Piffari, Davide Bernardello e Valerio Daprà, morti nell’esplosione del casolare a Castel d’Azzano, nel Veronese. Venerdì pomeriggio, nella basilica di Santa Giustina, a Padova, i funerali di Stato. Con una folla rimasta anche in piazza, perché la chiesa, pur grande, non riusciva ad accogliere tutti coloro che volevano rendere omaggio ai tre caduti. Le bare, avvolte dal tricolore, sono stati portate a spalla dai colleghi di Marco, Davide e Valerio. Monsignor Saba ha concelebrato con i vescovi di Padova, monsignor Claudio Cipolla e di Verona, monsignor Domenico Pompili e con numerosi sacerdoti. Nel primo banco il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (che prima del rito ha abbracciato i familiari), i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, la premier Giorgia Meloni, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, il governatore del Veneto, Luca Zaia, il sindaco di Padova, Sergio Giordani. E dietro a loro altri ministri, le più alte cariche militari, i segretari di partito.
«A voi cari familiari di Marco, Valerio e Davide, l’abbraccio di tutti e la preghiera unanime. E a tutti coloro che sono stati dolorosamente coinvolti e feriti nel tragico evento, da questa casa di preghiera un saluto carico di affetto, vicinanza e di affidamento», ha assicurato il vescovo Saba. Lacrime e commozione sui volti di padri, madri, spose, figli dei caduti. Ma anche sui volti dei colleghi carabinieri di Marco, Valerio e Davide; hanno voluto essere presenti anche alcuni dei ben 27 feriti in quella tragica notte di Castel d’Azzano.
«Marco, Valerio e Davide hanno servito per il bene comune – ha voluto sottolineare monsignor Saba –. La vittoria sul mondo e sul male è anche l’amore di chi serve la patria, cioè il prossimo, garantendo la giustizia, il bene comune, la stabilità delle istituzioni preposte a custodire nell’ordine e nell’armonia la comunità umana». L’arcivescovo li chiama per nome, Marco, Valerio e Davide: «Nel loro incontro con Cristo si saranno specchiati in Lui vedendo così che il volto bello dell’umanità sta nel servire il prossimo».
L’arcivescovo non ha mancato di sottolineare che «in questi tempi si assiste ad una crescita a dismisura del senso di libertà, disancorata da ogni forma di riferimento etico e spirituale. La nostra non è tanto una società pluralistica, ma policentrica che talvolta non riesce a trovare il proprio centro». Al termine del rito delle esequie hanno preso la parola i familiari. «Davide ha realizzato sogno di diventare carabiniere d’Italia – ha ricordato il padre Fredile Bernardello –. Eri sempre pronto ad aiutare. Sei un’anima gentile di quelle che non si trovano più. Vola in alto Davide sarai sempre nei nostri cuori».
«Ho avuto il privilegio di chiamare papà un uomo che ha dedicato la sua vita al dovere, al servizio e all’onore. Mio padre ha scelto una strada fatta di coraggio, sacrificio e responsabilità», ha detto il figlio di Valerio Daprà. «Anche se questa insensata tragedia l’ha strappato a me e a quelli che l’hanno amato, la sua eredità caratteriale e morale continua a parlarmi pure nel silenzio». «Tre carabinieri hanno dato la vita per senso di dovere e di appartenenza. Ma il loro sacrificio non deve essere reso vano. Faccio quindi un appello a tutti perché episodi simili non accadano più – ha concluso il fratello di Marco Piffari –. Stringiamoci ai nostri militari che operano in Italia e all’estero rendendo le nostre vite libere, serene e sicure – ha proseguito – un grazie particolare va a voi carabinieri per quello che fate con sacrificio vostro e delle vostre famiglie».
Prima dell’estremo saluto, è intervenuto, commosso, anche il ministro della Difesa Crosetto. «L’Italia qui si raccoglie in profondo dolore dinanzi a 3 uomini, 3 carabinieri. Tre soldati, 3 servitori dello Stato. Oggi tutti i carabinieri d’Italia credo siano qui vicino a voi con la mente. Quelli in Italia e quelli all’estero. So che non ci sono parole per consolarvi – ha ammesso l’esponente di Governo –. Non c’è nulla che possa riempire il vuoto che lasciano Marco, Valerio e Davide nelle vostre famiglie». «Posso farvi una promessa solenne – ha poi aggiunto il ministro –. I nostri nomi sono scritti sulla sabbia della memoria delle persone che ci sono care e sono destinati scomparire nel tempo. Il nome dei giusti no, di chi è morto per la patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica. Le forze armate sono il custode di questa memoria. E tra molti anni quando noi non saremo presenti e quando qualcuno citerà i nomi di Marco, Valerio e Davide ci sarà chi dirà “Presente”!».
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