Grandi (Unhcr): « C'è una violazione sistematica del diritto umanitario»

I tagli agli aiuti, le crisi a Gaza e In Ucraina e quelle dimenticate in Myanmar e in Africa e tra i temi al centro dell'udienza dell'Alto commissario Onu per i rifugiati con il Papa
September 17, 2025
Grandi (Unhcr): « C'è una violazione sistematica del diritto umanitario»
ANSA |
Orrore e sgomento per quanto sta accadendo a Gaza, le preoccupazioni per il futuro del Medio oriente, le principali crisi mondiali e per i tagli agli aiuti umanitari del governo americano. E un grazie alla Chiesa per essere la voce spesso unica che ricorda le tante crisi dimenticate, per la collaborazione sul campo e per i corridoi umanitari. Temi al centro dell’udienza di Papa Leone all’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati Filippo Grandi e degli incontri con il presidente della Cei cardinale Zuppi e con il cardinale Segretario di Stato Parolin.
Grandi, alla fine del suo mandato decennale, parla con Avvenire del quadro umanitario globale sempre più drammatico.
Lei ha espresso forte preoccupazione per l'aumento costante delle crisi umanitarie dovuto anche all'indebolimento dei meccanismi multilaterali di gestione dei conflitti e al calpestamento sistematico del diritto internazionale. Ha condiviso queste preoccupazioni con papa Leone?
Sì, è stato un argomento molto centrale del nostro dialogo, perché è chiaro che stiamo assistendo a un'erosione delle norme che dalla Seconda Guerra Mondiale in poi hanno sorretto le relazioni internazionali. La violazione sistematica del diritto internazionale umanitario in Ucraina o Palestina da parte anche di paesi potenti come Israele e Russia sta legittimando la licenza di violare i diritti dei civili in tutte le situazioni di conflitto.
Lei ha anche denunciato il taglio drastico degli aiuti umanitari da parte degli Usae di altri grandi donatori e gli effetti devastanti sulle operazioni dell'Alto Commissariato. Com’è oggi la situazione? Si è confrontato su questo anche con la Santa Sede?
È stato un altro importante argomento di conversazione con il Santo Padre e i suoi collaboratori per sensibilizzarli ulteriormente sull'impatto dei tagli di bilancio non solo sul lavoro dell’Unhcr, ma su tutto il sistema degli aiuti. Penso al danno profondissimo che i tagli ai programmi di sanità in Africa da parte degli Stati Uniti stanno causando a centinaia di milioni di persone. L'Unhcr dipendeva per il 40% dagli aiuti americani, poi sono stati ridotti di circa due terzi. Anche paesi europei come Germania, Francia,Gran Bretagna e altri donatori importanti hanno tagliato gli aiuti. Voglio sottolineare che l'Italia è rimasta un donatore stabile. La diminuzione degli aiuti non è soltanto un fattore moralmente dannoso e pericoloso per la tenuta del sistema umanitario, ma crea anche moltissima instabilità e vuoti in paesi che ospitano molti rifugiati. Vuoti occupati dai trafficanti e che creano movimenti ulteriori di popolazione. Quindi per un mondo occidentale ossessionato dagli arrivi di rifugiati e migranti, tagliare gli aiuti là dove sono necessari aumenta la probabilità che i movimenti vengano incrementati. E’ una contraddizione.
Ma c’è il reale pericolo di invasione di profughi africani in Europa?
Assolutamente no. C’è invece una retorica creata ad arte da una certa politica per la quale tutte le persone vogliono andare nei paesi ricchi. La verità è che la stragrande maggioranza fugge nel paese vicino e poi vuole tornare a casa. Il problema è quando non trovano appoggio immediato, allora cercheranno di muoversi. Ma non parliamo di invasione, che presuppone una specie di disegno strategico. Sono persone che fuggono per disperazione. I flussi vanno gestiti bene distribuendo la risposta lungo le rotte migratorie
Come valuta il ruolo della Chiesa Cattolica in questo quadro?
Molto importante. Questa è molto probabilmente la mia ultima visita alla Santa Sede da Alto commissario per i rifugiati perché il mio mandato scade a fine dicembre, quindi sono venuto anche a ringraziare la Chiesa cattolica per la straordinaria partnership con le sue organizzazioni e istituzioni di cui beneficiamo in moltissimi paesi del mondo. E poi il ruolo centrale della Santa Sede è creare consapevolezza soprattutto delle crisi dimenticate. Tutti seguiamo la situazione di Gaza o dell'Ucraina, ma ci sono situazioni altrettanto catastrofiche per i civili in Myanmar oppure in Sudan o in Congo. La Chiesa è una delle poche istituzioni che parla di queste crisi e una delle poche che continua a promuovere il valore della solidarietà in un mondo che invece tende a sottovalutarla, a marginalizzarla e a demonizzarla.
Gaza non rientra nelle competenze dell'Unhcr, ma lei è stato commissario generale dell'Unrwa. Come giudica la situazione?
Difficile aggiungere commenti alla situazione spaventosa di Gaza e Cisgiordania negli ultimi mesi. Orrore e sgomento sono i termini per descrivere i sentimenti che molti di noi provano di fronte a quello che sta succedendo, che prefigura un futuro disperato per i palestinesi come nazione e un futuro molto incerto e molto pericoloso per lo Stato d'Israele. Questa situazione comunque vada finire - e purtroppo vediamo che sta andando molto male, con 450 mila persone evacuate negli ultimi giorni, una cosa mai vista negli ultimi decenni - lascerà uno strascico di instabilità, odio, tensioni irrisolte ed esasperate che affliggeranno tutta la regione e oltre. Non so se c'è ancora spazio per fare appello alla pace sepolta sotto molti metri di terra e cadaveri in Medio Oriente, però dobbiamo continuare a farlo.
Gli stati ricchi accolgono ancora i rifugiati con i ricollocamenti?
C’è stato un taglio quasi totale dei programmi di reinsediamento. L'amministrazione Biden era arrivata a circa 100.000 persone e più. L'amministrazione Trump ha dichiarato che questo programma non ci sarà più, sostituito da programmi specifici per alcune popolazioni. Ma non sappiamo altro. Perciò è molto importante che i programmi di altri paesi come Canada, Australia e l’Italia attraverso i corridoi umanitari continuino. Sono molto grato alla Chiesa cattolica per essere uno dei grandi sponsor dei corridoi umanitari. Comunità di Sant'Egidio, Caritas e altre organizzazioni in Italia hanno giocato un ruolo fondamentale.
Le grandi crisi dimenticate in Sudan, Etiopia e Repubblica Democratica del Congo cui ha accennato, hanno un grande impatto anche sui paesi confinanti, che molto spesso non chiudono i confini e continuano ad accogliere. Una lezione interessante.
Vero. Prendiamo il Sudan, i cui rifugiati sono in Ciad, Egitto, Etiopia, Sud Sudan, che hanno di per sé fragilità immense e che pure tengono le frontiere aperte e accolgono queste persone, Però senza aiuti internazionali non possono farlo efficacemente. La situazione sudanese secondo me è molto indicativa delle contraddizioni e delle difficoltà che affrontiamo, perché le operazioni umanitarie in Sudan e nei paesi vicini sono fra le più colpite dai tagli di bilancio e dalla violenza dei combattimenti, quindi ci troviamo di fronte a quello che gli americani chiamano perfect storm, la tempesta perfetta. In Ciad i trafficanti stanno allerta, approfittano di questa situazione di miseria estrema da parte dei rifugiati per manipolarli a muoversi verso la Libia dove noi stimiamo ci siano 350 mila sudanesi. Per noi è diventato molto difficile operare nei paesi dell'Africa del Nord, come la Libia dove continua a esserci un conflitto e in Tunisia dove il governo ci impedisce di accedere alle persone che hanno bisogno di protezione con nuove leggi molto restrittive. Quindi anche l’alibi dell'Europa che la sua cintura esterna può gestire i flussi si sta frattumando. La situazione è sempre più drammatica e aperta a movimenti disordinati e pericolosi di popolazione. Questi sono i risultati delle crisi irrisolte che il taglio dei fondi rende ancora più difficili da gestire.
Gli osservatori segnalano l’età in diminuzione dei minori stranieri non accompagnati in arrivo sulle coste italiane e dalla rotta balcanica. Come si spiega?
Sono fenomeni difficili da analizzare perché le statistiche non sono del tutto affidabili. La determinazione dell'età per le persone in movimento non è sempre facile. Ci sono molti criteri da seguire, non è sempre facile farlo, però è vero che tendenzialmente abbiamo visto un abbassamento dell'età dei minori, nonostante la maggioranza continuino ad essere adolescenti. Sono situazioni sintomo di disperazione crescente. Oltre alle guerre, quando i tagli ai programmi di sviluppo aumentano i rischi di povertà, di privazione dell'essenziale in molti paesi, quando i cambiamenti climatici hanno un impatto sempre più forte sulle popolazioni civili, è chiaro che molte volte le famiglie per disperazione mandano i bambini su queste rotte, a gravissimo rischio della loro vita e con un futuro incerto.

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