Genuina, meticolosa, amante della chitarra: «Vi raccontiamo suor Nerina»

La sorella Lilli insieme alla consorella e conterranea Suor Angela ricordano la vita privata e il profilo pubblico della suora italiana deceduta in un incidente in Tanzania
September 17, 2025
Genuina, meticolosa, amante della chitarra: «Vi raccontiamo suor Nerina»
ANSA |
«Lei abbracciava con entusiasmo qualsiasi cosa le capitasse davanti, aveva l’entusiasmo di una bambina». I primi minuti della telefonata con Lilli Silvia De Simone, la sorella di suor Maria Nerina De Simone, la segretaria generale delle Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambino Gesù deceduta all'età di 63 anni in un incidente stradale in Tanzania - insieme alla superiora generale dell’ordine suor Lilian Gladson Kapongo, alla consigliera provinciale della Provincia East Africa suor Damaris Matheka e suor Stellamaris Muthini, oltre all'autista del mezzo, Bonifasi - sono interrotti per lo più da lunghe pause per tirare indietro le lacrime. Suor Nerina era la primogenita di tre figli, portava il nome della nonna paterna e nutriva la stessa passione del papà per Leopardi. «Il fanciullino era in ogni cosa che faceva, anche nei messaggi e nelle foto che ci inviava in questi giorni dalla Tanzania traspariva l’entusiasmo di quello che facevano lì e il timore che aveva prima della partenza era finito in secondo piano». Lilli non nasconde che la sorella, ad agosto, quando aveva passato un periodo nella casa d’origine a Castellamare di Stabia, aveva manifestato con parenti e amici un certo malessere e nervosismo nel dover partire di nuovo, «come se non si sentisse sicura, si lamentava dei mezzi di trasporto poco sicuri e del contesto non troppo tranquillo in Africa. Ma come ogni volta il senso della sua missione ha prevalso anche ora ed è partita con la stessa determinazione di sempre».
Lilli si sofferma nel raccontare, ancor prima del percorso di religiosa intrapreso dalla sorella a 21 anni, il rapporto di Nerina in famiglia. «Eravamo insieme in una squadra di basket, poi abbiamo iniziato a frequentare il movimento studentesco di Azione Cattolica. Ricordo che quando doveva decidere se lasciare quello sport mio padre le disse di fare quello che la faceva stare bene e che le permetteva di aiutare gli altri, un monito che ha guidato mia sorella per tutta la vita» , racconta Lilli, citando poi i suoi studi di Giurisprudenza interrotti – non senza frizioni in famiglia perché il papà la voleva «avvocato dei deboli come lui, ma che poi ha accettato con gioia la sua scelta»- per abbracciare la fede, il fidanzato avuto a 16 anni per tutte le superiori, l’epatite da cui è guarita da bambina per cui ha ringraziato la Madonna di Lourdes con più di un viaggio, infine la laurea all’università Gregoriana che ne faceva di lei «un profilo alto, da studiosa anche della storia del suo ordine religioso». Ma la sorella non trascura nemmeno di ricordare il suo impegno come religiosa prima in Canada, poi a Ispica (Sicilia) dove si occupava delle consorelle più anziane e di quello «in cui le ho visto tornare a brillare gli occhi e a rinascere, come superiora della casa-famiglia delle Carmelitane a Fregene. Ci raccontava con enorme trasporto la storia di ognuno dei piccoli ospiti, giocava con loro e faceva un po’ il ruolo di zia che con i suoi nipoti qui a Castellamare di Stabia non ha potuto fare perché non restava mai più di due settimane».
«Vera, genuina, una donna forte, testarda nel senso buono, determinata e puntigliosa». Sono le stesse parole che sia la sorella Lilli e la sua consorella e conterranea Suor Angela Elefante – superiora della Casa del mare di Fregene gestito sempre dalla Carmelitane – utilizzano per descrivere suor Maria Nerina. Suor Angela parla di «un vuoto che si fa quasi una voragine per suor Nerina, come lei di Castellamare di Stabia, con cui ho iniziato quasi insieme il percorso nell’ordine, ma anche per la morte della superiora generale suor Lilian e delle altre consorelle». Descrive Nerina come la «studiosa della congregazione, l’amante della verità storica, una perfezionista, faceva tutto lentamente ma per farlo bene. L’ultima volta l’ho vista a luglio durante la festa del centenario della nostra congregazione, lei animava la festa con il suo canto e la sua chitarra. Nessuna di noi arpeggiava bene come lei. Ci mancherà tanto».

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