Dalla Consulta il congedo di paternità pure per la “seconda mamma”

L'intervento della Corte era stato sollecitato dal Tribunale d'appello di Brescia, che aveva ritenuto discriminatoria la disposizione che consentiva solo al padre di godere del beneficio
July 20, 2025
Il congedo di paternità spetta anche alla “madre intenzionale”, cioè la seconda genitrice, quella non biologica, all'interno di una coppia omosessuale (o comunque in un contesto di procreazione assistita). Lo ha stabilito ieri una sentenza della Consulta, che ha ritenuto «costituzionalmente illegittimo» l'articolo 27-bis del decreto legislativo numero 151 del 2001, nella parte in cui non riconosce il congedo di paternità obbligatorio a una lavoratrice, genitore intenzionale in una coppia di donne risultanti genitori nei registri dello stato civile. L'intervento dei giudici costituzionali era stato sollecitato dalla Corte d'appello di Brescia, che aveva ritenuto discriminatoria la disposizione in questione. Una norma che consente soltanto al padre di fruire dei 10 giorni di astensione dal lavoro retribuiti al 100% ed esclude dal beneficio la “seconda madre”, anche nel caso in cui la coppia sia formata da due donne riconosciute entrambe dallo Stato italiano, in quanto iscritte come genitori nei registri dello stato civile.
Ed è questo il punto: per la Corte è «manifestamente irragionevole» la disparità di trattamento tra coppie genitoriali composte da persone di sesso diverso e coppie composte da due donne riconosciute legittimamente come genitori di un minore concepito attraverso tecniche di procreazione medicalmente assistita svolte all'estero. Le due madri, ha quindi osservato la Consulta, condividendo un progetto di genitorialità hanno assunto al pari di una coppia eterosessuale la titolarità giuridica di quell’insieme di doveri funzionali alle esigenze del minore, che l'ordinamento considera inscindibilmente legati all'esercizio della responsabilità genitoriale. Oltretutto, ha segnalato la Consulta, «è ben possibile» identificare nelle coppie omogenitoriali femminili una figura equiparabile a quella paterna nelle coppie eterosessuali. Basta distinguere, appunto, tra la madre biologica e quella “intenzionale”, che cioè ha condiviso l'impegno di cura e responsabilità nei confronti del nuovo nato. Dunque l'orientamento sessuale non incide di per sé sulla idoneità all'assunzione di tale responsabilità. E risponderebbe quindi all'interesse del minore, che ha carattere di centralità nell'ordinamento nazionale e sovranazionale, vedersi riconoscere lo stato di figlio della madre biologica, che lo ha partorito, e di quella intenzionale, che abbiano condiviso l'impegno di cura nei suoi confronti.
Secondo Maddalena Morgante, deputata di FdI e responsabile del Dipartimento Famiglia e Valori non negoziabili del partito, «la Corte va contro la scienza e la biologia e dopo aver aperto un piccolo spiraglio adesso apre una pericolosa voragine». Per Jacopo Coghe, portavoce di Pro vita & famiglia, la sentenza «è la più chiara ed evidente dimostrazione di quanto ridicolo e allo stesso tempo drammatico sia l'impatto delle follie gender sull'ordinamento giuridico e sociale italiano. Aver abbandonato – ha argomentato - il diritto naturale e la realtà scientifica, non poteva che generare questo caos, di cui fanno purtroppo le spese i soggetti più fragili e indifesi, i bambini a cui è stato strappato il diritto di conoscere la loro mamma e il loro papà».
Il Pd, con l'eurodeputato e responsabile diritti, Alessandro Zan, ha invece salutato con favore una sentenza che riconosce «il diritto fondamentale per le famiglie omogenitoriali di poter stare vicino ai propri figli nei loro primi giorni di vita». Di «vittoria di civiltà» ha parlato la senatrice del M5s, Alessandra Maiorino, contro «una norma miope e discriminatoria che ignorava la realtà delle famiglie “arcobaleno”, escludendo di fatto una madre a tutti gli effetti dal sacrosanto diritto di assistere il proprio neonato nei primi giorni di vita». Per Avs, con Fiorella Zabatta, siamo davanti a una decisione che «mette prima di tutto il benessere del bambino».

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