Chi è Lisa Cook, la governatrice della Fed licenziata da Trump

Per gli analisti si tratta di un nuovo attacco della Casa Bianca all'indipendenza dell'organismo. Il pretesto del presidente contro la prima afroamericana nel board è legato a una vicenda di mutui
August 25, 2025
Chi è Lisa Cook, la governatrice della Fed licenziata da Trump
Ansa | La governatrice della Fed Lisa Cook e il presidente Usa Donald Trump
L’ultimo attacco di Donald Trump all’indipendenza della Fed - dopo le ripetute pressioni sul presidente Jerome Powell legate al taglio dei tassi di interesse - torna a scuotere i mercati e mette nel mirino Lisa Cook, la prima afroamericana a sedere da governatrice nel board della banca centrale. I listini azionari in Asia e i futures azionari in Europa e negli Stati Uniti hanno registrato un calo nelle ultime ore dopo che Trump ha dichiarato di voler licenziare Cook per presunte irregolarità nell'ottenimento di prestiti ipotecari. Per gli analisti, quella di Trump è una mossa senza precedenti, un ulteriore passo in avanti con cui la Casa Bianca prova a minare l’indipendenza della Banca centrale per motivi politici. I titoli del Tesoro a lungo termine sono scesi dopo la notizia, mentre il debito a breve termine è aumentato, segnalando una minore fiducia nel credito a lungo termine degli Stati Uniti.
Cook, nominata nel 2022 da Joe Biden, è accusata da Trump di aver falsificato documenti ipotecari nel 2021 per ottenere condizioni di favore su due mutui in Michigan e Georgia. La governatrice ha respinto immediatamente le accuse, rivendicando la propria autonomia e la totale illegittimità dell’atto: «Il presidente non ha alcuna autorità per rimuovermi. Non esiste causa legale. Continuerò a svolgere le mie funzioni», ha dichiarato in un comunicato. La battaglia, avvertono i legali, finirà inevitabilmente nei tribunali e potrebbe arrivare fino alla Corte Suprema.
Lisa Cook
Lisa Cook

Chi è Cook

Alla Fed, Cook si è distinta per un approccio riservato ma influente. Accademica rigorosa, per anni docente alla Michigan State University, Cook ha costruito la sua reputazione senza mai inseguire i riflettori di Wall Street. All’interno della Fed si è spesso allineata alla linea prudente di Jerome Powell, favorevole a mantenere stabili i tassi per non alimentare l’inflazione.
Secondo Tara Sinclair, docente alla George Washington University, Cook “sta lasciando un segno” pur mantenendo un basso profilo, grazie a interventi che hanno orientato i colleghi soprattutto su un tema nuovo per istituzioni tradizionali come la Fed: l’intelligenza artificiale e il suo rapporto con la politica monetaria. La sua carriera si è sviluppata tra ricerca e impegno civile: dal National Bureau of Economic Research allo staff della Casa Bianca di Barack Obama, fino al team di transizione di Biden.
Cook è nota soprattutto per gli studi che hanno mostrato come le ondate di violenza razziale abbiano frenato l’innovazione afroamericana, con un calo significativo nei brevetti, un lavoro che le valse l’attenzione di Martin Feldstein, ex consigliere economico di Ronald Reagan.

Lo scontro legale

Mai, in oltre un secolo di vita della Federal Reserve, un presidente aveva tentato di rimuovere un governatore prima della scadenza naturale del mandato. I membri del board restano in carica per 14 anni proprio per sottrarre la politica monetaria alle oscillazioni del ciclo politico. La legge prevede la possibilità di rimozione “for cause”, ovvero per cause gravi, ma la nozione non è mai stata definita nei dettagli. Secondo molti giuristi, l’intento del legislatore era circoscritto a comportamenti illeciti o inadempienze legate all’esercizio della funzione, non a vicende personali precedenti alla nomina e già note al Senato al momento della conferma. «Il concetto di for cause non può essere retroattivo», spiega Peter Conti-Brown, studioso di storia della Fed all’Università della Pennsylvania. «Tutti gli atti di un candidato vengono vagliati in fase di nomina. Tornare indietro per riesumare vicende già note significherebbe minare l’intero impianto di indipendenza della banca centrale».
Le contestazioni a Cook sono nate la scorsa settimana, quando il direttore della Federal Housing Finance Agency, William Pulte, ha segnalato al Dipartimento di Giustizia presunte irregolarità nei mutui contratti dalla governatrice quattro anni fa, quando era ancora un’accademica. Sulla carta, entrambe le abitazioni risultavano come “residenza primaria”, condizione che consente tassi più favorevoli rispetto agli immobili a reddito. Trump ha colto l’occasione per un attacco frontale: in una lettera indirizzata a Cook, ha parlato di «comportamento ingannevole e potenzialmente criminale in materia finanziaria», aggiungendo che «gli americani non possono avere fiducia nella sua integrità».
Forte dell’articolo 2 della Costituzione e del Federal Reserve Act del 1913, il presidente ha dichiarato «efficace immediatamente» la rimozione. Gli oppositori, guidati dalla senatrice democratica Elizabeth Warren, parlano invece di «presa di potere autoritaria che viola palesemente la legislazione sulla Federal Reserve». Warren ha invocato un intervento urgente della magistratura per bloccare l’atto.

La campagna contro la Fed

L’episodio si inserisce in una lunga campagna del presidente contro l’indipendenza della banca centrale. Da mesi Trump accusa il presidente della Fed, Jerome Powell, di non aver abbassato i tassi con sufficiente rapidità per sostenere la crescita economica, soprattutto alla luce dei dazi doganali introdotti ad aprile che stanno alimentando tensioni sui prezzi. Powell, intervenuto a Jackson Hole pochi giorni fa, ha aperto a un possibile taglio già nella riunione del 16-17 settembre, motivando la scelta con i rischi crescenti per il mercato del lavoro. «I rischi sull’inflazione sono al rialzo, quelli sull’occupazione al ribasso», ha detto, sottolineando che la stretta all’immigrazione decisa da Trump ha contribuito a ridurre l’offerta di lavoratori. Le sue parole hanno rassicurato i mercati, ma non la Casa Bianca: «Troppo tardi», ha replicato Trump, insistendo per una riduzione immediata e più marcata del costo del denaro.
La notizia del licenziamento di Cook ha avuto riflessi immediati sui mercati obbligazionari. I rendimenti dei Treasury a due anni, sensibili alle aspettative di politica monetaria, sono calati rapidamente, mentre i decennali sono saliti, segnalando timori per la credibilità della Fed nella lotta all’inflazione. Il differenziale crescente fra breve e lungo termine segnala l’incertezza: i mercati scommettono su tagli dei tassi, ma temono che vengano guidati più dalla politica che dalle esigenze macroeconomiche.
Il cuore dello scontro resta giuridico: il presidente può davvero licenziare un governatore della Fed? La risposta, al momento, è incerta. Alcuni precedenti in altre agenzie federali sono stati interpretati dalla Corte Suprema in senso favorevole a un’ampia discrezionalità presidenziale. Ma la Fed, ricorda la stessa Corte in una decisione recente, ha una “natura unica, quasi privata, radicata nella tradizione storica delle prime banche centrali americane”. Un eventuale ricorso di Cook potrebbe così diventare un caso di diritto costituzionale destinato a fare scuola, ridefinendo i rapporti di forza tra Casa Bianca e Federal Reserve.
Dietro la vicenda personale della governatrice si intravede un progetto politico più vasto. La Casa Bianca mira a ridisegnare la composizione del board, già arricchita con nomine di fedelissimi come Christopher Waller e Stephen Miran. Con la rimozione di Cook, Trump potrebbe consolidare una maggioranza favorevole a un orientamento espansivo dei tassi, più in linea con la sua agenda economica e commerciale. L’indipendenza della Fed è da sempre considerata garanzia di stabilità e credibilità. La mossa di Trump mette in discussione questo equilibrio, aprendo una frattura che rischia di minare la fiducia internazionale nel dollaro e nella politica monetaria statunitense. In attesa della prossima riunione di settembre, lo scontro resta aperto, con il rischio di trasformarsi in una crisi istituzionale che potrebbe ridefinire i confini del potere presidenziale sugli organi indipendenti.

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