A Prato un'altra morte sospetta nel carcere col record di suicidi

La Procura indaga sul decesso, in cella, di un detenuto romeno di 58 anni. L’uomo, in buona salute, sarebbe uscito tra sette mesi. Nel 2024, alla Dogaia in sei si sono tolti la vita
July 17, 2025
A Prato un'altra morte sospetta nel carcere col record di suicidi
Ansa | La casa circondariale di Prato
Sulla “strana” morte di un detenuto romeno di 58 anni in una cella del reparto isolamento della Casa di reclusione della Dogaia di Prato, una delle più turbolente carceri d’Italia, la procura ha aperto un’inchiesta per omicidio. Il corpo senza vita del recluso, che stava scontando una sanzione disciplinare, è stato rinvenuto ieri mattina dagli agenti di polizia penitenziaria durante un normale controllo. All’interno della camera, come ha sottolineato lo stesso procuratore Luca Tescaroli in un comunicato, non sono stati trovati lacci, corde, lenzuola o altri strumenti che possano far pensare a un suicidio. D’altra parte, l’uomo, finito dentro per violenza sessuale, maltrattamenti, calunnia, minacce e lesioni personali, sarebbe uscito per fine pena fra sette mesi, il 27 febbraio 2026: gli era rimasto poco tempo da scontare dietro le sbarre, cosa l’avrebbe spinto a togliersi la vita? Inoltre, a quanto pare, godeva di una buona salute e l’ipotesi di un decesso per cause naturali appare agli inquirenti piuttosto improbabile. Sarà in ogni caso l’esame autoptico del medico legale, già disposto dal magistrato, a chiarire i molti dubbi che avvolgono questa morte. Si stanno esaminando anche i filmati dell’impianto di videosorveglianza interno.
Nel 2024 sono stati 6 i suicidi registrati all’interno della struttura penitenziaria di Prato: in nessun altro istituto penale ne sono avvenuti così tanti in quei dodici mesi. Sempre qui, il 14 febbraio scorso, un detenuto marocchino di 32 anni ha deciso di uccidersi inalando gas dalla bomboletta del fornello. E il 5 luglio è scoppiata una rivolta (brandine e oggetti sono stati bruciati e scagliati contro i muri causando ingenti danni e feriti tra gli addetti alla sorveglianza) alla quale ha partecipato con delle armi rudimentali, lo stesso detenuto romeno sulla cui morte ora si indaga. «Il suo caso – precisa il procuratore Tescaroli - si inserisce in un contesto carcerario già fortemente critico» in un quadro di «preoccupante ricorso alla violenza» tra gruppi di detenuti e una «estrema facilità di movimento» anche tra le sezioni a maggiore restrizione come l’isolamento, e una continua infiltrazione di oggetti illeciti. Giovedì sera all’interno di una camera di sicurezza dell’ottava sezione sono stati sequestrati 5 grammi di hashish suddivisi in dieci dosi. «Dal 1° luglio 2024 ad oggi – aggiunge il magistrato – sono stati rinvenuti ben 44 telefoni cellulari, e altri risultano ancora nella disponibilità dei detenuti». Durante una perquisizione, nel reparto di Alta Sicurezza, dove ci sono anche detenuti appartenenti alla criminalità organizzata, sono stati trovati utensili costruiti artigianalmente come una lama affilata e tre cacciaviti.
Alla Dogaia sono ristrette attualmente circa 600 persone su una capienza regolamentare di 589 posti: non c’è un tasso di sovraffollamento paragonabile a quelli di altre carceri italiane ma esistono un’alta percentuale di patologie psicologiche gravi e casi di tossicodipendenza (la metà della popolazione carceraria è sottoposta a terapie di tipo farmacologico o psichiatrico). Inoltre, come denunciano i sindacati di categoria, mancano in organico più di 70 agenti di polizia penitenziaria. Tra le vicende più clamorose registrate di recente nella prigione pratese, il video in diretta su un social di un detenuto con scambio di messaggi con follower e la scoperta, da parte delle forze dell’ordine, all’esterno dell’istituto, di un punto di stoccaggio della droga destinata ai carcerati. Nel carcere di Prato, inoltre, sono state ben 6 le evasioni negli ultimi dodici mesi.
«Il sistema carcerario in Italia è allo sbando, è all’abbandono. L’unica ricetta che il ministro Nordio ha individuato è quello delle misure alternative che è come inventare l’acqua calda, erano già disponibili prima. La pratica dell’isolamento è devastante ed è oramai utilizzato con grande facilità quale strumento di gestione quasi ordinaria del carcere», afferma la coordinatrice nazionale dell’Associazione Antigone, Susanna Marietti, commentando la morte del detenuto. «Situazione carceraria fuori controllo, a Prato come altrove», osserva il segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo. A confermare l’emergenza dell’intero sistema penitenziario c’è anche la «violentissima aggressione», avvenuta giovedì scorso, da parte di un detenuto in danno di un altro nella sezione “Giovani adulti” dell’istituto penale bolognese della Dozza: la vittima è stata ferita alla testa, alla schiena e a una mano con un’arma da taglio artigianale. A denunciare l’episodio è il Garante per i detenuti del capoluogo emiliano, Antonio Ianniello.

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